Mondo Jazz

OSSA DI CRISTALLO


Il nuovo libro di Roberto Saviano si chiama La Bellezza e L'Inferno, poli opposti che richiamano il pensiero di Albert Camus, e raccoglie una serie di articoli scritti per quotidiani e riviste di tutto il mondo. Ci racconta di un campione come Lionel Messi, che ha vinto la sfida più grande, quella contro il suo stesso corpo; di Anna Politkovskaja, uccisa perché non c'era altro modo per tapparle la bocca; dei pugili di Marcianise, per cui il sudore del ring odora di rabbia e di riscatto; di Miriam Makeba, venuta a Castel Volturno per portare il suo saluto a sei fratelli africani caduti per mano camorrista; di Enzo Biagi, che lo intervistò nella sua ultima trasmissione; di Felicia, la madre di Peppino Impastato, che per vent'anni ha dovuto guardare in faccia l'assassino di suo figlio prima di ottenere giustizia; e di tanti altri personaggi incontrati nella vita o tra le pagine dei libri, nelle terre sofferenti e inquinate degli uomini o in quelle libere e vaste della letteratura. Ma, in un capitolo inedito, ci parla di un piccolo grande eroe dalle ossa di cristallo: Michel Petrucciani. Il ritratto che ne fa Saviano è appassionante e rende la lettura di questo bel libro ancora più avvincente per un amante della musica jazz. Ho trovato in rete alcuni passaggi del pezzo scritto da Saviano e li riporto per ingolosire tutti coloro ai quali è sfuggito
:La prima volta che tutte le sue ossa si rompono è il 28 dicembre 1962, ovvero il giorno della sua nascita. Le mani di Michel Petrucciani sono portate per la musica, ma il resto del corpo è fragile, fragilissimo. Osteogenesi imperfetta, meglio conosciuta come “ossa di cristallo”.Il nome è terribilmente chiaro: le ossa ti si rompono come fossero di cristallo. (…) Petrucciani, l’unico pianista europeo mai entrato nelle classifiche jazz americane, non arriva ai pedali, non può aprire le braccia: deve inventarsi un modo di suonare completamente nuovo, impossibile per tutti gli altri pianisti “normali”.Zompetta sul seggiolino e le sue dita sembrano pizzicare direttamente le corde e non che stiano suonando su una tastiera. E il miracolo avviene: il suo limite fisico gli fa superare un limite universale.(…)Il problema alle ossa lo costringe, quando suona a una postura quasi mistica, non perché sia estasiato, ma perché ha bisogno di respirare. Nel ’93, in Umbria, era talmente in affanno mentre suonava che si interrupe e al pubblico che sembrava preoccupato chiese: “State bene?”, sciogliendo così la tensione.Era quello il suo modo di respirare, di suonare, di vivere. Per Michel Petrucciani non c’era nota che non fosse sacrificio ma allo stesso tempo un invito a campare, un invito a vivere a pieno.