Mondo Jazz

C'E' POSTA.....E POI SI TIRANO LE FILA SUL JAZZ ITALIANO


Ricevo una mail interessante da Lucio, un appassionato con poca dimestichezza con i meccanismi di un blog. Ne riporto quindi il contenuto:dopo aver selezionato: blog appassionati jazz contemporaneo, è uscita la sua pagina. e così mi sono letto tutta una serie di opinioni incentrate esclusivamente sul panorama italiano in riferimento all'annuale referendum presumo di musica jazz. Volevo vedere se potevano esserci altri appassionati altrettanto interessati e conoscere le loro opinioni così sui generis. Spezzando una lancia su un panorama più internazionale che mi sembra totalmente assente nelle vostre dichiarazioni. sfortunatamente sono totalmente ignorante sui blog, non ho idea su come inserirmi nel vostro dibattito, così le mando questa e-mail. . Io ho qualche anno più di lei ma sin dagli ultimi anni sessanta, allora 18enne il mio interesse è sempre stato attratto dalla scena internazionale ed europea. dove i musicisti italiani sono sempre stati inesorabilmente assenti soprattutto per la loro incapacità a proporsi e a confrontarsi con le nuove sonorità emergenti in quel decennio. ho tentato di scardinare la situazione italiana che si è mostrata completamente refrattaria a qualsiasi apertura. la mia opinione? c'è una omertà mafiosa da regimi dell'est blocco sovietico. media, promoter, radio, organizzazioni, tutte protese a chiudere ermeticamente ogni apertura possibile. forse per una loro totale ignoranza di ciò che succede oltre i confini nazionali. forse la conservazione di uno status di appartenenza. ad escludendum. basta dare un'occhiata ai concerti ed ai musicisti invitati nei vari festival italiani. nullità impressionanti. umbria jazz è alla base di tale situazione. come pure siena, coi suoi corsi antistorici. se perfino i maestri ne ignorano l'esistenza come si può presumere che gli allievi lo conoscano? da dove partire? purtroppo da lontano. dagli anni sessanta. quegli anni sono stati uno spartiacque tra un jazz alla fine e una nuova oggettività che in quegli stessi anni si proponeva alla platea più aperta. il jazz è una musica secolare. la stessa parola non è più sufficiente a darne un significato compiuto. nonostante io sia refrattario a etichettare un genere o un aspetto, purtroppo non se ne può fare a meno. il jazz modale era al canto del cigno, il free jazz stava proiettando tutte le potenzialità che lo avrebbero caratterizzato nei decenni successivi. in breve Davis e Coltrane erano il vecchio, Coleman Taylor Ayler il nuovo che stava emergendo. il free jazz la free music la new thing ancora tanto osteggiata negli usa, trovava platee e occasioni di lavoro proprio nella vecchi europa. dove? non certo in italia? soprattutto in scandinavia, danimarca, olanda, germania. non a caso proprio in questi paesi nacque e si sviluppò l'unico movimento europeo di tale nome e di tale importanza. a cui si aggiunse l'inghilterra con una propria rivoluzione operata soprattutto dall'indimenticabile john stevens e dal suo entourage. free jazz, free music, free & improvised music, free improvisation, instant composition, group improvisation, le definizioni emergenti. altri paesi europei vennero coinvolti: l'austria, la svizzera, anche il belgio. uniche eccezzioni francia e italia. e nonostante quest'ultima avesse ospitato concerti di quei musicisti rivoluzionari. da li parte l'isolamento che tuttora continua. ma non è un mio problema. quei paesi videro per primi in europa i nuovi musicisti, appunto coleman, ayler, brown, cherry, murray, peacock, isenzon, bley, shepp, lyons, tchicai, le avanguardie del nuovo verbo. fu poi la volta di parigi, ad ospitare tutta una serie di concerti di questi e altri innovatori. la scena di chicago trasferita in blocco. tutti documentati dall'etichetta byg - actuel. ricordiamo anche circle. tutto questo germinare fecondo produsse i vari brotzmann, kowald, schweizer, favre, bailey, parker, bennink, breuker, johansson, schlippenbach, hampel, van hove, oxley, stevens, tutto ebbe origine da lì. e si diffuse per l'europa intera. pure la francia rimase esclusa da questo contesto. sviluppò unicamente un linguaggio smaccatamente copia dell'esperienza americana, mai autenticamente autonomo. se si esclude a metà settanta l'workshop de lyon e il collettivo che lo supportava. negli stessi anni si aggiunse la svezia. quando nei primi anni novanta chicago emerse prepotentemente soprattutto per merito di musicisti bianchi, il nume tutelare Ken Vandermark non ebbe difficoltà ad ammettere che la nuova onda era debitrice della free music europea. soprattutto brotzmann e kowald erano i referenti. dopo di allora cominciarono gli scambi più proficui con la nuova realtà europea più interessante, la norvegia, che assieme alla svezia dei gustafsson, sandell, strid si aggiungeva al novero degli innovatori. nel 2000 nel suo referendum downbeat consacrò evan parker musicista dell'anno. ebbene negli stessi anni girava in solo suonando per l'italia in piccoli ambiti quasi amatoriali. per pochi soldi e pochi avventori. incredibile!!!!!!!! e vergognoso.|!!!!! negli anni novanta il vancouver jazz festival presentava anno dopo anno tutta la scena europea più innovativa e rivoluzionaria. col nuovo millennio si affacciarono pure la spagna e il portogallo. una delle etichette più prolifiche ed interessanti è appunto portoghese. per capirci la black saint nostrana degli anni settanta. non è mai esistito un free jazz italiano. stroncato di netto sul nascere. e mi sembra che gli appassionati non ne abbiano mai sentita l'esigenza. voi stessi vi arrovellate su rava, una prima donna senza arte ne parte. fresu, bollani altri prime donne da passerelle demodè. tra il '74 e l''80 / '81, il festival di pisa si poneva come l'unica occasione per gli appassionati più avveduti di poter ascoltare quelle nuove sonorità. ma già in quegli anni un certo luca cerchiari mostrava insofferenza e osteggiava apertamente qualunque concerto al grido: non se ne può più. vedo con rammarico che un tale soggetto ha fatto carriera. non è un mio problema. naturalmente la mia storia partita da così lontano ha coltivato propri favourites, tuttora inarrivabili. quando assolutamente sconosciuti ai più.Schlippenbach/Parker/Lovens trio, Howard Riley trio, Spontaneous Music Ensemble, Anthony Braxton 4tet, Parker/Guy/Lytton, Gerry Hemingway 4tet / 5tet, Gush, Graewe/Reijseger/Hemingway trio, International Front, Drake/Kessler/Vandermark. naturalmente ci sono incisioni superlative troppe da menzionare. forse ce ne sarà occasione prossimamente. recentemente mi sono imbattuto in una nuova realtà. francese. come sempre mi sono gettato entusiasta. e sono in contatto. il verbo? free jazz / improvvisazione. il linguaggio comune. come comuni la platea continentale. Free Unfold trio, Guerineau/Rogers/Lasserre, the Fish ( guionnet/duboc/perraud ), Bennani/Duboc/Perraud trio, Lasserre/Duboc/Guionnet trio. Periferia di Francia. incisioni download musica + cartaceo. incredibile.Lascio.*Free Improvising** has been in our midst for some 40 years now, ever since Ornette Coleman arrived on the scene with his personal take on jazz music:* *FREE JAZZ*.(*Barre PHILIPS*)*Is What You Play Jazz*? Una problematicità che per costoro non si pone." *a stringent and meaningful complexity in improvised music is sometimes obtained through graphic scorse, harmonic predeterminations, and conceptual systems of rules and sighs -- as in Cecil Taylor's classical unit concepts. *To name but one better-known example. "La " *contemporary* *european free music* ". Una breve seppure esaustiva lista di europei.Evan Parker, Barry Guy, Paul Lytton, Tony Bevan, Howard Riley, Keith Tippett, John Edwards, Mark Sanders, John Russell, John Butcher, Roger Turner, Alex Ward, Alexander Hawkins, *UK*, Sten Sandell, David Stackenas, Mats Gustafsson, Raymond Strid, Martin Kuchen, Kiell Nordeson, Christen Bothen, Johan Berthling, Matthias Bauer, Sven-Ake Johansson, Magnus Broo, Havard Wiik, Fredrik Ljungkvist, Sture Ericson, Per-Ake Holmlander, Arne Forsen, Ulf Akerhielm, *Svezia*, Agustì Fernandez, Ramon Lopez, *Spagna*, Paal Nilssen-Love, Ingebrikt Haken-Flaten, Hakon Kornstad, Ingar Zach, Ivar Grydeland, Tonny Kluften *Norvegia*; Alex Donner, George Graewe, Paul Lovens, Peter Brotzmann, Wolfgang Fuchs, Burkhard Beins, Martin Pfleiderer, Michael Renkel, Frank Gratkoski, Dieter Manderscheid, Achim Kaufmann, Martin Blume, Stefan Keune, *Germania*, Fred VanHove, Peter Jacquemyn, Andrè Goudbeek, Luc Houtkamp, Ivo Vander Borghi, *Belgio*, Wolter Wierbos, Wilbert De Joode, Michael Vatcher, Guus Janssen, Ab Baars, Tobias Delius, Michiel Braan, Eric Boeren, Michael Moore, *Olanda*, Carlos Bechegas, Rodrigo Amado, Pedro Goncalves, Bruno Pedroso, Hernani Faustino, Gabriel Ferrandini, *Portogallo*.aggiungo anche una panoramica oltre oceano. * *Solo per restare in ambito afro-americano, citiamo un breve elenco di protagonisti tra i più creativi: Matthew Shipp, Rob Brown, Joe Morris, Whit Dickey, William Parker, Craig Taborn, Gerald Cleaver, Gary Hassay, Tim Berne, Mark Helias, Andrew Baker, Charles Waters, Seth Misterka, area *NYC*; Jim Baker, Dave Rempis, Jeb Bishop, Jason Ajemian, Aram Shelton, Jason Roebke, Todd Margasak, Rob Mazurek, area *Chicago*; Wally Shoup, Reuben Radding, Brent Arnold, Bob Rees, Greg Campbell, Daniel Carter, Gust Burns area *Seattle*.Senza dimenticare la *California* dei vari Alan Lechusza, Christopehr Adler, Mark Weaver, Harris Eisenstadt, Damon Smith, Jerome Bryerton, Paul Hartsaw, Aaron Bennet, Weasel Walter. *Boston* e il *New Englang*, con James Rohr, John McLellan, John Turner, Nate McBride, Curt Newton, Pandelis Karayorgis, Charlie Kohlhase, Matt Turner.E la sparuta pattuglia dei COLD BLEAK HEART di Paul Flaherty con Chris Corsano, Matt Heynes, Greg Kelley, Steve Baczkowski.Ma soprattutto le giovani voci guida del panorama improvvisativo. *Matt Bauder*, *Zach Wallace*, *Aaron Siegel*, paritetiche nel *A. Braxton* /* M. Bauder 4tet*, così come *Reuben Radding*, *Jeff Arnal*, *Seth Misterka*, *Nate Wooley*, *Nate Drury*, col loro collettivo TRANSIT.Omettendo intenzionalmente di menzionare la personalità più carismatica e più importante della scena creative nord-americana, *Ken Vandermark*, per la cui opera compositiva è stato insignito dalla Mc Arthur Foundation.Saluti. Lucio