Mondo Jazz

87 TASTI : TOM WAITS VISTO DA LAURA


 Ennesima proposta di qualità presso l'Auditorium S.Antonio di Morbegno ed ennesima mancata risposta di un pubblico, quello valtellinese, evidentemente poco propenso alle scelte intelligenti e più portato verso il nazional popolare di dubbio gusto ma di sicuro appeal televisivo. Purtroppo non si tratta di snobismo ma proprio ed unicamente di mancanza di cultura e non solo in campo musicale . Eppure i requisiti per suscitare interesse c'erano e anche in abbondanza: una delle più belle voci italiane, e per di più anche valente pianista, Laura Fedele, con uno spettacolo monologo cucitole addosso dal regista Jacopo Boschini che narra le avventure dei personaggi del mondo marginale e spesso surreale di uno dei grandi musicisti di oggi, Tom Waits. Ad impreziosire il tutto la sapiente e coraggiosa opera di Laura nel tradurre in italiano una manciata di pezzi celebri, la sua interpretazione palpitante, il mondo dei derelitti e dei perdenti raccontato con partecipazione e simpatia, i testi particolarmente fedeli agli originali, e la lingua italiana spesso piegata con forza per rendere quel miscuglio impossibile di blues, jazz e cabaret che rende Waits unico e impossibile da imitare. Laura evita accuratamente un confronto per molti versi impossibile: la voce raschiosa e gutturale, piena di fumo, di nebbia e di storie di Tom è lasciata all'immaginario dello spettatore che invece si ritrova uno spettacolo costruito su personaggi e situazioni che caratterizzano i testi di Waits, resi però al femminile da una voce particolare e caratterizzata. Rispetto all'album uscito nel 2003, Pornoshow, che raccoglieva una manciata di canzoni del periodo che corre tra il 1974 ed il 1992, nello spettacolo 87 tasti il tutto viene ridotto musicalmente all'osso, dando particolare rilievo a brani tratti da Rain Dogs. Un trio composto da Stefano Dall'Ora al contrabbasso, cui spesso compete il ruolo di strumento leader, Gio Rossi alla batteria con tanto di set composto da pentole da cucina e Laura al pianoforte e alla recitazione. Se in Pornoshow le atmosfere waitsiane da orco ispido e strafatto vengono restituite da un organico strumentale variegato e complesso, la serata morbegnese invece ha visto un processo per sottrazione che ha reso certamente meno ricco e diversificato il progetto musicale, ma molto più sincera ancorchè spoglia l'adesione all'originale. Non tutto è sembrato dello stesso livello, qualche passaggio non sembrava perfettamente calibrato, frutto anche delle scelte ascetiche a cui penso avrebbe giovato almeno uno strumento in più, ma nel complesso spettacolo godibile e interessante che confermano la Fedele come voce tra le migliori nell'ambito della musica di ispirazione jazz-blues.