Mondo Jazz

E' SCOMPARSO BILL DIXON


Il trombettista, compositore e pittore Bill Dixon è scomparso la scorsa notte nel sonno nella sua casa nel Vermont dopo due anni di malattia. Figura straordiaria per lungimiranza e coerenza, Dixon aveva pubblicato nello scorso autunno un album con dvd, Tapestries For Small Orchestra, tra i migliori in assoluto del 2009. Per rendere omaggio al grande musicista riprendo la mia recensione dell'album pubblicata sulla e-mail-zine Jazz Colours, anno III numero 3, mese di marzo (un grazie al responsabile Antonio Terzo per la concessione) La figura di Bill Dixon ha un’aura del tutto speciale: trombettista e pianista, compositore, pittore, insegnante, artista visivo . A ottantaquattro anni compiuti è una delle figure più luminose e importanti del panorama jazzistico mondiale, quasi che l’età non influisca sulle sue capacità creative che, al contrario, appaiono ancora in piena spinta propulsiva. Nel novembre scorso è uscito questo cofanetto per Firehouse 12 che raccoglie due compact disc ed un dvd. La musica scritta da Dixon è per un organico alquanto
singolare: cinque trombe con flicorni, cornette ed elettroniche (Dixon, Mazurek, Graham Haynes, Stephen Haynes, Taylor Ho Bynum), un clarinetto basso (Michel Conte), un violoncello (Glynis Loman), un contrabbasso (Ken Filiano) ed un percussionista impegnato su più strumenti (Warren Smith). La scrittura di Dixon è complessa ed attenta ad ogni sfumatura; vengono privilegiate le situazioni d’assieme con ricchezza di incastri e timbri, e grande varietà di soluzioni, mentre, curiosamente, sono praticamente assenti gli spazi solistici che normalmente danno il valore aggiunto ad una formazione jazz. D’altronde le composizioni rappresentano un unicum ricco di riferimenti e atmosfere più vicine alla musica contemporanea che non al jazz, del quale viene comunque mutuato il feeling, poi stemperato ed amalgamato con mano ferma fino a raggiungere una profondità musicale ricca di spiritualità e di valori. La realizzazione del cofanetto è stata resa possibile dal finanziamento della LEF Foundation’s Contemporary Work Fund e supportata dal Festival Of New Trumpet Music. Le riprese del video raccontano i tre giorni di lavoro dell’ensemble negli studi della Firehouse 12, documentando come mai prima il lavoro di scambio, di assemblaggio e di confronto fra i musicisti con interviste esclusive e con le immagini delle registrazioni audio che fanno ben intendere i complessi movimenti interattivi dei cinque trombettisti. Prima di essere musicista Dixon è stato ed è pittore, e questo influenza molto il suo modo di comporre. La musica è tratteggiata con colori tonali e spazi che cedono al silenzio. Ogni brano è come una tela, con gli strumenti adoperati in maniera cromatica, quasi fossero pennelli per completare un quadro dalle tinte tenui ma compatte. Non c’è beat se non nelle iniziative estemporanee di Smith nell’unico brano (Phrygian II) dall’andamento inquieto e mosso . Tutte le altre composizioni sembrano invece paesaggi dalle lente mutazioni ma incantevoli per nitidezza e profondità. In questa ottica Allusions che apre il secondo dischetto è uno scrigno ripieno di meraviglie sonore: apre la tromba su un tappeto di elettroniche abilmente intersecato da contrabbasso, batteria e vibrafono. La tensione si mantiene per tutti i nove minuti senza cedimenti e senza che nessuno strumento prevarichi, tessendo probabilmente la composizione più intrigante dell’intero album.