Mondo Jazz

DARCY JAMES AL MANZONI: NON TUTTO E' ORO


E'arrivato all'unica tappa italiana carico di riconoscimenti e di recensioni magniloquenti Darcy James Argue e la sua Secret Society, un organico di 18 giovani e preparati musicisti. Il compositore e arrangiatore canadese ha fatto man bassa di premi ed attestazioni di fiducia in soli cinque anni di attività e con un solo album alle spalle, Infernal Machines. Come sempre un album fa testo fino ad un certo punto, la vera prova del nove è l'ascolto dal vivo, pertanto è con grande curiosità, e anche con un giusto bagaglio di aspettative, che mi sono presentato al Teatro Manzoni domenica mattina. Ho trovato tutte le qualità che lo avevano descritto e che avevo letto: una sezione ritmica elastica ed aperta a molti linguaggi, dal rock al minimalismo, tre sezioni di fiati compenetrate e perfettamente stratificate nella scrittura del leader, un compositore attento e preparato, pronto a dare suggerimenti anche al pubblico raccontando e presentando ogni brano. Quello che mi pare invece sia mancato è uno spessore che vada al di là del bel compitino, ben scritto e ben eseguito. Imparagonabile alle grandi band che la storia l'hanno scritta, la Secret Society mi è parsa anche molto molto distante da molte big band ancora in attività o che, per la scomparsa del leader, hanno da poco chiuso i battenti. Penso a Carla Bley, a George Russel, a Gil Evans, alla big band di David Murray o alla Brass Fantasy di Bowie: altro carisma, altra qualità dei solisti, altro livello di scrittura, altro spirito visionario. Intendiamoci, non è che Darcy James sia una bufala, al contrario è giovane, interessante e con una promettente carica di originalità. Ma per il momento eviterei i toni trionfalistici che la stampa americana gli ha dedicato.