Mondo Jazz
Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.
IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Concerto e presentazione del nuovo album, motivi più che sufficienti per incuriosire e stimolare gli appassionati milanesi che sabato pomeriggio hanno affollato l'Auditorium Di Vittorio. Innanzitutto il gruppo: un sestetto con Achille Succi all'alto e al clarinetto basso, Mauro Ottolini al trombone e alla tuba, Emanuele Parrini al violino, Domenico Gallo al contrabbasso, Emanuele Maniscalco alla batteria ed il leader alla chitarra elettrica. Poi il programma: otto composizioni di Django Reinhardt pescate in un ampio periodo, dal 1935 al 1951, e scritte per organici e contesti molto differenti. Infine gli arrangiamenti, ovviamente molto distanti dagli originali, ma strutturati in modo da rendere evidente il valore contemporaneo delle composizioni di Django, un musicista certamente in anticipo rispetto ai suoi tempi. Sulla carta un progetto ambizioso e interessante, non privo di difficoltà e di rischi. Sostenuto da tre ottimi solisti, i due fiati ed il violino, la chitarra del leader ha rinunciato al ruolo da protagonista, ritagliandosi piuttosto uno spazio coloristico e da suggeritore. Perso il ruolo carismatico dello strumento di Django, e rinunciando allo swing tipico degli originali la strada si è fatta subito stretta ed in salita: l'acustica discutibile dell'Auditorium non ha certo aiutato i musicisti, compressi e soffocati dalla batteria, ma la proposta è parsa godibile e convincente nella sostanza. Credo che ci siano ancora da limare e da sistemare alcune soluzioni timbriche, impasti che suonano piuttosto metallici e momenti di pesantezza ritmica, ma l'affiatamento può solo migliorare e continuando a suonare insieme il progetto non può che affinarsi. Come sempre la freschezza e l'originalità di Ottolini hanno dato un tocco in più; ottimo l'apporto solistico di Succi e Parrini, cosi' come l'accompagnamento della sezione ritmica per quanto compromessa dall'acustica. Guiducci si è molto distanziato da qualsiasi riferimento a Reinhardt, utilizzando un mood molto contemporaneo e memore della lezione di Frisell. Il programma della serata ha ricalcato quasi in toto la scaletta dell'album appena uscito per la Trjrecords.
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Andrea Baroni
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