Mondo Jazz

Al di là della differenza di generi si può apprezzare o meno un musicista. Io tra Rava e Jackson in tutta sincerità preferisco sempre ascoltarmi il secondo, che trovo, per come la vedo, decisamente più vicino al jazz di Rava (è un paradosso?), anche solo per l'appartenenza etnica e culturale. Mi spiego. Per me nel jazz conta il senso ritmico, innanzitutto e sopra tutto. Quando Rava raggiungerà 1/10 del senso del ritmo di Jackson allora lo prenderò in considerazione come jazzista. Tra l'altro il Rava attuale è esattamente un prodotto musicale di marketing (di nicchia, certo) come lo era Jackson in termini macro, non vedo quindi sostanziali differenze da questo punto di vista. La maggioranza del pubblico nostrano del jazz la vede all'opposto? Lo considera un grande? Bene. Più che legittimo e comprensibile, ma non provo invidia per certi gusti muscali. Io quindi la vedo esattamente come Passerini, come era peraltro ben noto al gestore del sito, che rispetto e apprezzo per la libertà d'opinione che lascia negli interventi, e a tanti altri che hanno la pazienza di leggermi. Più in generale, trovo davvero paradossale che se si osa criticare Rava, che nella storia del jazz conta e conterà quanto il due di coppe quando briscola è ori, si viene spesso assaliti come se si fosse operato una sorta di sacrilegio. Se invece in Italia c'è gente sedicente musicalmente dotta che bellamente da decenni verga critiche assurde a musicisti del valore di Hines, Getz, Brubeck, Desmond, Davis (è la storia della critica jazz italiana a dirlo, non è una mia opinione) e per ultimo, vedo, persino Shorter, allora nessuno dice niente e va bene tutto. Che dire, ognuno si scelga i propri maestri. Saluti