Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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JAZZ DAY BY DAY

 

 

L'agenda quotidiana di

concerti rassegne e

festival cliccando qui

 

I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi di Agosto 2012

COLTRANE SECONDO COLTRANE

Post n°2372 pubblicato il 31 Agosto 2012 da pierrde

 

Quella che si può ascoltare fra queste pagine è la voce di John Coltrane. Non quella travolgente e vulcanica della sua musica, ma quella gentile, controllata e non meno ispiratrice della sua conversazione: le sue idee, i progetti, le opinioni sulla musica e la vita, i ricordi personali. Sono qui raccolte tutte le interviste conosciute di Coltrane, insieme ad articoli, ricordi e note di copertina, nel tentativo di presentare la personalità di un grande maestro del jazz attraverso le sue stesse parole.

Molte di queste interviste, ordinate cronologicamente e introdotte da brevi note critiche, sono inedite o trascritte nuovamente dai nastri originali, e per la prima volta è possibile anche leggere un’accurata selezione degli scritti personali e della corrispondenza di Coltrane. Completano la raccolta una descrizione di prima mano della sua giovinezza nei ricordi dell’amico d’infanzia Franklin Browe, e un ritratto del Coltrane studente di musica a Filadelfia negli anni Quaranta. Per quanto eterogenea e apparentemente frammentaria, questa pluralità di fonti si ricompone, pagina dopo pagina, in un’opera di rara immediatezza e vitalità, che ci aiuta a decifrare l’enigma della musica di Coltrane come pochi altri testi. Coltrane non scrisse mai un’autobiografia: questo è il libro che le si avvicina di più.

 

 

 
 
 

NO COMMENT

Post n°2371 pubblicato il 31 Agosto 2012 da pierrde

Il Lamezia Jazz rischia di scomparire

In dieci anni di intensa attività musicale la Regione Calabria non ha elargito un solo euro per la manifestazione riconosciuta a livello nazionale.

È impensabile che, dal lontano 2002 in cui tutto ebbe inizio, leggende come Archie Shepp, Billy Cobham, Toots Thielemans, Stanley Jordan, Miroslav Vitous, John Hicks e tantissimi altri nomi della scena mondiale del jazz abbiano calcato i palchi del Lamezia Jazz invano. Sì, perché dopo dieci anni di storia una delle rassegne jazz più gloriose della nostra regione rischia di scomparire.

La notizia era nell'aria: dopo l'ennesimo rigetto da parte dell'Assessorato alla Cultura di Mario Caligiuri, presentato dall'Associazione Musicale Bequadro. "Purtroppo viviamo una situazione drammatica", dichiara Egidio Ventura, direttore artistico del Lamezia Jazz. "Proprio in questi giorni ho consultato l'esito dei Bandi regionali in cui si legge che la richiesta che abbiamo inoltrato risulta nell'elenco delle associazioni finanziate ma con punteggio insufficiente.

Sono 10 anni che la memorabile Rassegna Lamezia Jazz rischia di cadere se non fosse stato per il Comune di Lamezia Terme che ha creduto fermamente e investito risorse per il mantenimento della stessa. La Regione Calabria non ha voluto stanziare alcuna risorsa – lamenta Egidio Ventura – e, anche se l'organizzazione del Lamezia Jazz ha spesso saputo fare brillantemente a meno di tali finanziamenti regionali.

Certo che la Regione sponsorizzando 470mila euro a Rumori Mediterranei, facendogli vincere due bandi contemporaneamente è un offesa al pudore, non perché la manifestazione che organizza Roccella Jonica non abbia valore, ma lasciare cadere altre manifestazioni come il Lamezia Jazz che hanno portato lustro alla Calabria non è certamente positivo.

Si era poi pensato di qualificare Lamezia Terme come "Città del Jazz", dando maggiore risalto alle iniziative già avviate, per ottenere risultati ottimali sarebbe stato opportuno, avere un segnale anche simbolico da parte dell'Assessore Mario Caligiuri che in questi giorni insieme al suo apparato dirigenziale ha silurato la manifestazione.

Egidio Ventura – nella sua dichiarazione denuncia anche un altro grave fatto, quello di aver bocciato da parte della Regione Calabria la richiesta di contributo inoltrata dal Peperoncino Jazz Festival giunto anch'esso alla sua undicesima edizione, solo quest'anno il Festival ha realizzato 63 concerti con artisti come Mehldau, Caine, Bollani, Rava, Elling, Redman, Frisell, Gomez, Patitucci ecc, ed ha coinvolto 26 comuni, 5 province, 3 parchi nazionali, 3 ambasciate straniere: USA, Norvegia e Brasile.

Da menzionare che Il Peperoncino Jazz Festival è stato nominato dal Jazzit Award come il miglior Jazz Festival d'Italia (il festival di Roccella non appare neanche nei primi 10...!) ed ha vinto altri due importanti Awards al Festival Of Festival di Bologna, meeting dei festival nazionali: "Miglior festival per il coinvolgimento del territorio" e "Miglior catalogo di promozione turistica e culturale"! 

 

ll testo completo su Jazzitalia.net nella sezione comunicati

 
 
 

PIRATI, MA QUELLI VERI...

Post n°2370 pubblicato il 30 Agosto 2012 da pierrde

Ogni tanto qui nel mio spazio ho accennato al proliferare di blog, sopratutto in lingua spagnola, che postano album perlopiù di etichette minori, spesso non più attive, con relativa possibilità di scaricare musica e copertine.

Questi appassionati in pratica hanno reso possibile usufruire di moltissime opere dimenticate e decisamente fuori catalogo, donando loro una seconda vita. E le correnti del jazz che ne hanno beneficiato sono le più disparate, dal free dei ribollenti anni 70' agli album di grandi protagonisti incisi per label che sono vissute per lo spazio di un battito di ciglia.

A Darker Shade of Blue e The Jazz Inn erano due blog che rientravano in questa descrizione, oltretutto opera di un unico autore. Ho detto "erano" perchè qualcuno nelle scorse settimane si è impossessato dell'account di posta elettronica del titolare, prima variandone le passwords di accesso e poi postando appelli a donazioni, richieste in particolare agli iscritti al feed dei blog.

E infine, una volta smascherato l'inganno, i due blog si sono letteralmente vaporizzati lasciando un comprensibile amaro in bocca al loro autore.

Amici che mi leggete, non dubito del vostro buon (cuore) senso di fronte a mie (im)previste richieste di denaro, ma sappiate che se leggerete qui recensioni entusiastiche di album di Giovanni Allevi sicuramente l'autore non potrò essere io.....

 
 
 

VENERDI' 31 AGOSTO IN DIRETTA SU RADIOTRE

Post n°2369 pubblicato il 30 Agosto 2012 da pierrde
 

 

 

venerdì 31 agosto 2012 22.30

Locandina

FESTIVAL DEI FESTIVAL

In diretta da Sant’Anna Arresi, Piazza del Nuraghe

AI CONFINI TRA SARDEGNA E JAZZ 2012: Hermeto Pascoal

Hermeto Pascoal, strumenti vari Itibere Zwarg, basso Marcio Bahia, batteria Fabio Pascoal, percussioni Vinicius Dorin, flauto, sax André Marques, pianoforte Aline Morena, voce, viola

 
 
 

POTREBBE THELONIOUS VINCERE L'INTERNATIONAL JAZZ COMPETITION CHE PORTA IL SUO NOME ?

Post n°2368 pubblicato il 29 Agosto 2012 da pierrde

Articolo più che interessante quello comparso su A Blog Supreme di ieri.

La notizia è che nei giorni scorsi sono stati annunciati i 12 finalisti del Thelonious Monk Jazz Competition, l'annuale competizione che premia dal 1997 i migliori giovani musicisti.

Argutamente però Ethan Iverson si pone la domanda che intitola il post, esprimendo tutti i dubbi su un premio di questo tipo con le modalità che normalmente vengono adottate in queste occasioni.

Il ragionamento è semplice: Monk era un musicista molto più avanti rispetto ai suoi tempi, e per questo motivo fu osteggiato e non compreso per moltissimi anni.

E' in grado oggi una giuria seppur composta da grandi musicisti di riconoscere nei giovani talenti partecipanti al concorso questa visionarietà e questo essere precoce e innovativo rispetto ai contemporanei?

O piuttosto non si finisce per premiare in base a criteri pur ragionevolissimi ma che rientrano in schemi prevedibili e che, addiritura, condizionano gli stessi musicisti che partecipano rinunciando magari a qualche rischio di troppo pur di accondiscendere ad una visione più mainstream ?

Tutte domande stimolanti, cosi' come il dibattito che ne è scaturito e che invito a leggere cliccando : 

http://www.npr.org/blogs/ablogsupreme/2012/08/28/160183155/could-thelonious-monk-win-the-jazz-competition-named-after-him#more

 
 
 

BIRD'S BIRTHDAY

Post n°2367 pubblicato il 29 Agosto 2012 da pierrde

Alla fine del luglio 1946, Russell, assilato da tempo da Parker, si lasciò convincere a riunire attorno a lui un complessino per una nuova seduta di incisione. Al suo fianco, a far da moderatore, volle mettere il savio McGhee, e nella cabina di controllo dello studio volle che fosse presente anche uno psichiatra.

Quel giorno avrebbe potuto succedere qualunque cosa. Lo temevano tutti, anche Elliot Grennard, un giornalista del "Billboard" venuto per assistere alla registrazione. Cominciò così la più drammatica seduta di incisione della storia del jazz, tante volte raccontata. La raccontò anche Grennard, che vari mesi dopo pubblicò una novella intitolata "Sparrow's last jump", che vinse un premio letterario.

Sparrow, il Passero, era Bird, naturalmente. Parker stava male, sudava copiosamente e non riusciva a controllare i suoi movimenti. Di tanto in tanto, improvvisamente, il suo sassofono si impennava, puntando verso il soffitto. Registrò con fatica Max is making wax. Il medico gli diede delle pastiglie, ma non servì a nulla. Poi, su richiesta di Charlie, fu inciso Lover man. Quell'esecuzione di Lover man sarebbe rimasta negli annali del jazz. Russell esitò a lungo prima di pubblicarla.

Si decise a farlo soltanto dopo che la novella di Grennard attirò l'attenzione del pubblico su quella seduta. Parker, dal canto suo, non gli perdonò mai di avere stampato un disco pieno di pecche come quello, e non fu contento finché non incise, anni dopo, una nuova versione di Lover man. Ma la seconda esecuzione, tecnicamente corretta, non è paragonabile alla prima; fallosa, certo, ma carica di pathos, addirittura straziante. Un deforme capolavoro del jazz.

(Arrigo Polillo- Jazz)

Charlie Parker, Kansas City, 29 agosto 1920

 

 
 
 

LESTER WILLIS YOUNG, "PREZ", 27 AGOSTO 1909, WOODVILLE

Post n°2366 pubblicato il 27 Agosto 2012 da pierrde

Benché Billie Holiday l'avesse soprannominato Pres - il Presidente dei tenorsassofonisti - fin dal 1937, o giù di lì, Lester Young dovette faticare molto per fare accettare e poi imporre il suo stile. Per anni dovette difendersi dall'accusa, che molti gli muovevano, di suonare in modo troppo dissimile da quello di Coleman Hawkins, che allora dettava legge fra gli specialisti del suo strumento.

Sembrava che volesse far di tutto per differenziarsi da lui: la sua voce strumentale era chiara, lieve, e le sue frasi, a crome, in cui si faceva un grande uso del rubato, erano lunghe e semplici - e tuttavia piene di sottigliezze - ed erano, a loro modo, liricamente melodiche, mentre la voce del sassofono di Hawkins e dei suoi molti seguaci era poderosa, aggressiva, vibrata, e si esprimeva in un fraseggio rapsodico e fastoso.

Lester Young difese con tenacia il diritto di essere se stesso, ma non fu mai del tutto sicuro di aver ragione; quando poi, verso la metà degli anni Quaranta, tutti i tenorsassofonisti di jazz smisero di seguire le orme di Hawkins per prendere a modello proprio lui, rimase sconcertato: 'Non mi resta più niente da suonare', soleva ripetere, con aria afflitta.

(Arrigo Polillo-Jazz)

 
 
 

BIM HUIS

Post n°2365 pubblicato il 27 Agosto 2012 da pierrde

Solo un paio di post addietro davo la notizia della riapertura del Blue Note, il locale certamente più carismatico e importante di Milano.

Amsterdam non ha un Blue Note bensi' un club con una lunga storia ed una sede nuovissima da qualche anno: il Bim Huis.

Personalmente ho conosciuto e brevemente frequentato la vecchia sede del club, sostanzialmente una bella birreria con un palco adeguato dove sono passati i milgiori jazzisti  d'America e d'Europa.

Non ho ancora avuto il piacere di conoscere la nuova sistemazione, che amici mi dicono essere bellissima, ma seguo con attenzione la programmazione che continua ad essere di straordinario livello ed interesse.

E' il caso anche di questo scorcio di stagione con il programma che da fine agosto giunge alla fine dell'anno e che da poco è stato pubblicato sul sito del club:

http://bimhuis.com/programme

La differenza di qualità rispetto al Blue Note è netta e non ammette repliche, basta confrontare i nomi. Rimane da chiedersi quali sono le cause di tali diversità.

Sicuramente in Olanda la considerazione e l'attenzione verso la musica jazz è molto diversa rispetto al nostro paese: le stesse dimensioni della nazione poi, aiutano la concetrazione degli eventi ad Amsterdam. Anche il fatto che buona parte della popolazione parli correntemente l'inglese aiuta a percepire e considerare la musica afro-americana come qualcosa di famigliare.

Eppure rimango convinto che anche da noi, con un pizzico in più di coraggio e qualche idea si potrebbe tentare una programmazione di livello più alto.

Sicuramente il Blue Note è diventato un locale "in" nella movida milanese. Il prezzo da pagare per i jazzofili è però altissimo: moltitudini che cenano rumorosamente senza nessun rispetto verso i musicisti e le persone accorse per la musica, prezzi alti, nessun parcheggio.

Sarà per accontentare i neo-cafonal che poi nella programmazione troviamo le pattypravo d'antan ?

Boh, di sicuro con una locandina tipo Bim Huis anche se disto due ore di macchina da Via Borsieri sottoscriverei un abbonamento....

 

 

 

 
 
 

SE NE E' ANDATO BYARD

Post n°2364 pubblicato il 26 Agosto 2012 da pierrde

Byard Lancaster, a Philadelphia musician described as a “local institution” by the Philadelphia Inquirer, died Aug. 23 in Wyndmoor, Penn.

He was 70 and the cause was cancer. Best known for his work on tenor, alto and soprano saxophones, Lancaster also played piano, flute and clarinet.

Born in Philadelphia in 1942, Lancaster attended the Berklee College of Music before turning professional. He worked with Elvin Jones and Archie Shepp before joining the band of drummer Sunny Murray, with whom he recorded beginning in 1965. Veering toward the avant-garde side of the jazz spectrum, Lancaster played with Bill Dixon, Sun Ra and, in the 1970s, McCoy Tyner.

Lancaster’s debut as a leader was 1966’s It’s Not Up To Us, for Atlantic Records. He recorded sporadically after that, releasing most of his solo work in the 2000s. He also played blues, with Memphis Slim and others. Although Lancaster lived in New York for a couple of brief periods early in his career, he returned home to Philadelphia in 1978 and remained there for the remainder of his career.

Fonte: 

http://jazztimes.com/articles/54256-byard-lancaster-philly-multi-instrumentalist-dies-at-70

 
 
 

JAZZ E PUBBLICITA'

Post n°2363 pubblicato il 26 Agosto 2012 da pierrde

La musica jazz nella pubblicità, almeno nel nostro paese, ha sempre avuto un ruolo marginale se non inesistente.

L'ultimo esempio che io ricordo è questo spot di Bollani e Vergassola, mentre andando indietro nel tempo fino ai mitici Carosello la materia non è certo abbondante.

Per la prima pubblicità televisiva del Mulino Bianco venne chiamata la grande cantante jazz statunitense Ella Fitzgerald (1918-1996); la sua voce intensa, le note melodiose di "Moon River" e la sua faccia scura, dovevano fare da contrappunto al candore del Mulino. La vocalist purtroppo si ammalò e perciò - a malincuore - si scelsero le "filastrocche", accompagnate dal fortunato motivo musicale di Franco Godi.

Nel 1963 Gorni Kramer era un volto popolare alla televisione, e cosi' unendo il nome del prodotto alla musica del maestro ecco questo inusuale spot:

Ancora da segnalare Franco Cerri, il famoso "uomo in ammollo", dove però il jazz è rappresentato unicamente dal volto del famoso chitarrista:

 

Rimane poco altro da aggiungere: qualche brano usato come sottofondo (Take Five di Brubeck e Desmond per una banca, il Koln Concert di Jarrett per una automobile) ma niente a che vedere con quello che avviene invece negli Stati Uniti o in Giappone.

In quelle due nazioni il marketing ha coinvolto spesso il jazz ed i jazzisti, anche nomi di primissimo piano.

Ecco Sonny Rollins che pubblicizza gli impianti stereo della Pioneer:

 

O

Oppure la musica di John Coltrane (Big Nick) riarrangiata per uno spot assolutamente creativo e originale

Sempre per il mercato giapponese ecco Ron Carter ed il suo contrabbasso  pubblicizzare una marca di caffè:                              

Tornando negli States,  lo spot del Modern Jazz Quartet per AT&T  

Un prodotto che pare abbinarsi molto bene con il jazz è sicuramente la birra. Tra i molti spot reperibili su You Tube eccone due particolarmente frizzanti. Il primo è opera del trombonista Urbie Green mentre il secondo vede la regale presenza di Louis Armstrong. Tutto da bere...

 

Potrei continuare a lungo ma lo spazio di un singolo post purtroppo me lo impedirebbe. Allora solo uno sguardo veloce ai contemporanei: sapevate che anche Miles girò uno spot pubblicitario e lo fece per lo scooter della Honda ? E

E anche Diane Krall nel 2001, prima dell'arrivo di Marchionne, prestò volto e voce per la Chrysler:

 
 
 

E AUGURI ANCHE A WAYNE

Post n°2362 pubblicato il 25 Agosto 2012 da pierrde

Sicuramente uno dei grandi del jazz ancora viventi, Shorter è in più ancora artisticamente creativo nonostante l'età non proprio verdissima, oggi compie 79 anni.

Negli ultimi due anni l'ho ascoltato due volte con lo stesso quartetto (unica variante quest'anno a Perugia Jorge Rossy alla batteria) ed in entrambe le occasioni la sua musica mi ha spiazzato positivamente, cucendo brani storici a brani recenti con una impagabile capacità improvvisativa e di dialogo con il suo formidabile gruppo.

Propongo il video con il concerto al festival di Vienne del 2012 e una biografia con una discografia entrambe essenziali e minimaliste tratte da Wikipedia. Il ritratto descritto da Wiki, scarno rispetto all'importanza di Shorter nel quintetto di Davis, si ferma alla costituzione del quartetto attuale (2002) che ha decisamente rappresentato una svolta cruciale nella vita artistica di Shorter dopo anni di produzioni minori seguite alla fine dei Weather Report:

http://it.wikipedia.org/wiki/Wayne_Shorter

 
 
 

LA DECIMA STAGIONE DEL BLUE NOTE

Post n°2361 pubblicato il 24 Agosto 2012 da pierrde

 

Giovedì 6 settembre riparte la programmazione del BLUE NOTE MILANO (Via Borsieri, 37) che, nato come prima sede europea dello storico jazz club di New York, festeggerà in questa stagione il traguardo del 10° anno di attività.

Nel mese di settembre il jazz club milanese ospiterà 21 serate di concerti di artisti jazz e non, italiani e internazionali: dalla inedita coppia Luca Jurman e Antonio Faraò (7 e 8 settembre), che si esibirà nel progetto JaZoul, in un incontro tra jazz e soul, al sassofonista Benny Golson (12 settembre), una vera e propria leggenda del jazz, dal batterista Ginger Baker (13 e 14 settembre), noto anche per aver fatto parte dei Cream, e che si esibirà accompagnato da Pee Wee Ellis, a Nicola Conte (21 e 22 settembre), live con il suo album “Love & Revolution”, al ritorno del celebre gruppo fiorentino Dirotta Su Cuba (25 settembre), da Sarah Jane Morris che si esibirà per tre sere (27, 28 e 29 settembre), alle Sorelle Marinetti (30 settembre), dal vivo insieme al quartetto jazz dell'Orchestra Maniscalchi.

Questi tutti i concerti in programma per il mese di settembre:

6 settembre FLABBY 7 settembre LUCA JURMAN e ANTONIO FARAÒ 8 settembre LUCA JURMAN e ANTONIO FARAÒ 11 settembre ROSALBA PICCINNI 12 settembre BENNY GOLSON 13 settembre GINGER BAKER’S JAZZ CONFUSION ft. PEE WEE ELLIS 14 settembre GINGER BAKER’S JAZZ CONFUSION ft. PEE WEE ELLIS 15 settembre JAMES CARTER ORGAN TRIO 16 settembre MARCO MASSA CON FRANCESCO BACCINI 18 settembre BIG ONE - PINK FLOYD TRIBUTE 19 settembre DAJANA – SPECIAL GUEST ROBERTINHO DE PAULA 20 settembre PATRICIA BARBER (in collaborazione con MITO SETTEMBRE MUSICA) 21 settembre NICOLA CONTE JAZZ COMBO 22 settembre NICOLA CONTE JAZZ COMBO 23 settembre REGINELLE 25 settembre DIROTTA SU CUBA 26 settembre GET'EM OUT - GENESIS TRIBUTE 27 settembre SARAH JANE MORRIS 28 settembre SARAH JANE MORRIS 29 settembre SARAH JANE MORRIS 30 settembre SORELLE MARINETTI – QUARTETTO ORCHESTRA MANISCALCHI

Il BLUE NOTE MILANO, che ha aperto i battenti nel 2003, con esibizioni di artisti di fama internazionale e una programmazione che offre il meglio della scena jazz aprendosi anche alle contaminazioni, al contemporary jazz, al blues, al rhythm ‘n’ blues, al latin e brasilian e al pop, si è guadagnato una posizione tra i migliori “club d’Europa”.

Il jazz club milanese si estende su una superficie di 1000 metri quadrati con 300 posti a sedere su 3 diversi livelli. L’atmosfera è quella di un elegante jazz club, e da ogni posizione della platea e della balconata lo spettatore può ascoltare le esibizioni di artisti di fama internazionale con il massimo della qualità acustica. La struttura e le dimensioni del locale permettono a tutti di essere ad un passo dai musicisti e godersi appieno il concerto.

Questo il comunicato con cui il locale annuncia la riapertura. Inutile sottolineare che il programma per due terzi prevede musiche e musicisti, naturalmente rispettabilissimi, ma di nessun interesse per un appassionato di jazz. 

Vecchio problema; comprensibile che una attività imprenditoriale debba far quadrare i conti, peccato che piano piano questo comporti lo snaturamento dello stesso motivo ispiratore.

Eppure leggo proprio oggi su La Republica che tutti i concerti di Jazz della rassegna Mi-To in programma a Milano hanno già il tutto esaurito. Come spiegarlo ?

 
 
 

AUGURI BOBBY

Post n°2360 pubblicato il 23 Agosto 2012 da pierrde

B

Bobby Watson è un musicista che molto deve all'Italia e a Sergio Veschi, patron della Red Records con la quale ha registrato album indimenticabili.

Siamo a cavallo degli anni 80' e Bobby non solo è uno splendido alto sassofonista ma è anche leader di gruppi a proprio nome e di un quartetto di sassofoni, il 29th Saxophone Quartet che, al suo apparire, lasciò stupefatti per swing, potenza, elasticità e idee.

Oggi Watson compie 59 anni, è un mio formidabile coscritto, e, anche se sono passati molti anni da quando l'ho ascoltato per l'ultima volta dal vivo, è un musicista che continuo a seguire con grande interesse.

Propongo all'ascolto Love Remains, una ballad dolcissima, tratta dal terzo album inciso per la Red Records che porta lo stesso titolo.

Una biografia con annessa discografia di Bobby Watson su Wikipedia: 

http://en.wikipedia.org/wiki/Bobby_Watson

 
 
 

LA SCOMPARSA DI FLAVIO AMBROSETTI

Post n°2359 pubblicato il 23 Agosto 2012 da pierrde

 

LUGANO - Si è spento all'età di 92 anni Flavio Ambrosetti, figura storica della scena jazzistica svizzera ed europea, oltre che stimato industriale, alla guida dell'azienda di famiglia. la storia e la carriera di Flavio Ambrosetti, padre del noto trombettista e flicornista Franco e fra i più importanti pionieri del bebop e del jazz moderno in Europa.

Nato nel 1919 Flavio Ambrosetti è fin da giovane un grande appassionato di musica e di jazz in particolare. Suona il pianoforte, poi passerà al sax tenore fino ad imbracciare il contralto dopo aver ascoltato a Parigi Charlie Parker. Flavio Ambrosetti ha avuto un’importanza decisiva sia sulla scena jazzistica italiana che su quella svizzera. Oscar Valdambrini, Franco Cerri, Gianni Basso sono tra le personalità che con lui hanno contribuito allo sviluppo del moderno linguaggio jazzistico in Italia; a partire dalla metà degli anni ’50 insieme ai batteristi Pierre Favre e Daniel Humair, al trombettista Raymond Court, al bassista Erik Peter e soprattutto al pianista e compositore George Gruntz ha dato un impulso decisivo al jazz del nostro paese.

Proprio con Gruntz , suo pianista per lunghissimo tempo, darà vita a Lugano, nei primi anni ’70, a The Band, l’orchestra jazz che diventerà poi l’acclamata Concert Jazz Band del pianista e arrangiatore basilese. A livello internazionale Flavio Ambrosetti ha suonato con alcuni fra i maggiori esponenti del jazz moderno europeo e americano, fra questi Toots Thielemans, Barney Wilen, Kenny Clarke, Henri Texier, Gato Barbieri, Lars Gullin, Eje Thelin, Slide Hampton e molti altri.

E' possibile ascoltare un ritratto in tre puntate di Flavio Ambrosetti ad opera di Maurizio Franco grazie a Birdland, il programma jazzistico di Rete Due, la Radio della Svizzera Italiana cliccando : 

http://retedue.rsi.ch/home/networks/retedue/jazz/birdland/2011/06/15/flavio-ambrosetti.html

 
 
 

I DIECI BRANI PREFERITI DI ALICE E JOHN SECONDO RAVI

Post n°2358 pubblicato il 22 Agosto 2012 da pierrde

Doppio articolo sul New York Times dedicato a Ravi Coltrane, figlio degli indimenticabili Alice e John.

Sul Magazine dell'edizione del sabato Zachary Woolfe traccia un profilo del giovane sassofonista in una lunga intervista: 

http://www.nytimes.com/2012/08/12/magazine/can-ravi-coltrane-live-up-to-his-fathers-legend.html?_r=1&ref=magazine

Sul quotidiano invece, il 10 di agosto WM. Ferguson chiede a Ravi di indicare e commentare i dieci brani a lui più cari dei suoi genitori.

Il primo brano indicato è Monk's Mood tratto dal bellissimo live At Carnegie Hall con Thelonious Monk in qualità di leader. Ecco il parere di Ravi:

“For me, the most beautiful tone ever produced on a tenor saxophone can be heard on this live performance from 1957. An award should be given to someone that can produce a sound so evocative — familiar and otherworldly at once.”

Bellissimo anche il racconto sull'incisione di Triloka di Alice Coltrane in duo con Charlie Haden dall'album Translinear Light del 2004:

“This piece could not have been more spontaneous. My mother was leaving the studio as Charlie Haden was arriving. Charlie says, ‘Hey, man, can we play one?’ My mother was already in the car when we moved to set up the bass mikes in the room next to the piano. I told the engineer to roll the tape as soon as Alice returned to the studio — you can even hear my footsteps as I exit when this track begins. They decided to play ‘free’ — which could mean a thousand things. For Alice and Charlie, it meant this piece would be a conversation; informed by a shared history, a mutual understanding of tone, pace and direction — and of course, a profound musicality. Charlie’s ears are huge, and his reaction time is instantaneous — his accompaniment here is on the highest level. The performance is a gem, an absolute beauty of musical expression. After the last chord rang out— my mother stood and would soon be on her way home — Charlie’s salutation: ‘Hey, man, that was so beautiful. You took me on a journey, and I was right there with you.’ ’’

Potete leggere i commenti e ascoltare i dieci brani cliccando sul link del NYT: 

http://6thfloor.blogs.nytimes.com/2012/08/10/growing-up-coltrane/

 
 
 
 

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