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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

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trombone, Filippo Vignato

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Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Messaggi del 17/06/2018

SPOTIFY, PICCOLA GUIDA CRITICA – SECONDA PARTE

Post n°4016 pubblicato il 17 Giugno 2018 da pierrde
 

 

Riprendiamo il discorso dove lo abbiamo lasciato pochi giorni fa: le 'spine' di Spotifiy, quelle che giustificano questi modesti consigli.

Le ricerche in Spotify. Qui naturalmente cominciano i tasti dolenti. E' ovvio che Spotify abbia adottato per il suo colossale database musicale una struttura congruente con quello che è il suo business di gran lunga prevalente, quello della musica pop di consumo. 

Quindi la chiave di ricerca principale è costituita dall' 'artista leader'  - individuale o collettivo che sia - con buoni risultati (salvo qualche svarione, peraltro facilmente individuabile; peccato per la soppressione di una funzionalità che un tempo consentiva di segnalarli). Segue quella "album",  anche qui con buona funzionalità (ma con un'importante riserva di cui si dirà poi); poi viene il  'record base' costituito dalla canzone/brano singolo (anche qui buone le performance del motore di ricerca, salvo che per gli standards più eseguiti, per cui vengono offerti voluminose estrazioni in cui dopo i primi risultati congruenti ne vengono proposti altri scarsamente attinenti);  scarsa o molto modesta è invece la rilevanza del contributo di sidemen (anche importanti e determinanti ai fini del risultato artistico), affidata alla sezione "partecipa a.." presente nella pagina di ogni artista, che peraltro fornisce risultati puramente indicativi e del tutto frammentarii; infine sono del pressocchè del tutto assenti i dati discografici (date e luogo di incisione, formazioni specie se differenziate all'interno dello stesso album). 

Qui tocchiamo con mano uno dei primi, fondamentali difetti del metodo di archiviazione Spotify, cioè la sua totale astoricità , lacuna non da poco di fronte ad una musica fortemente derivativa e strutturata in visibilissime linee di discendenza ed evoluzione (spesso anche all'interno delle carriere di singoli musicisti).

Ma c'è dell'altro, ahimè.  Come non mi stanco di ripetere, nel jazz l'opera è il disco: nell'era del 78 giri essa si identifica quasi sempre  con il singolo brano, ma a partire dall'avvento del Long Playing essa va in ogni caso rintracciata nell'album.  E qui Spotify ci infligge un altro dispiacere, non da poco: soprattutto per i musicisti di maggior rilievo e celebrità, la Grande Discoteca affianca alle opere effettivamente e storicamente pubblicate sotto il nome dell'artista (e quindi si suppone sotto la sua supervisione ed approvazione), una quantità notevole (in alcuni casi decisamente eccessiva e fastidiosa) di 'compilations' create con i più vari criteri (ammesso che ce ne siano ....), che vengono disinvoltamente mescolate e confuse con le opere originali. In questo guazzabuglio risulta spesso difficile orientarsi anche per appassionati di notevole conoscenza ed esperienza (il sospetto dell'emergere di qualche sconosciuto 'bootleg' o 'live' uscito postumo è sempre in agguato): per quanto riguarda i neofiti, il caos è totale e fonte di disorientamento ed equivoci. 

Come venirne a capo? Cominciamo con qualche espediente pratico. Gli album 'originali' riportano in fondo alla propria pagina l'indicazione del copyright, che rinvia alla casa discografica titolare dei diritti, con indicazione dell'anno di pubblicazione (che spesso però è quello di riedizione, in qualche lodevole caso è indicato anche quello originario). Altra dritta: prestare attenzione alla grafica delle copertine. Quella delle compilations è spesso abbastanza anonima e generica, con immagini abbastanza anacronistiche se riferite al musicista ed all'epoca in cui ha principalmente operato. Almeno per quanto riguarda le 'labels' di maggiore caratura ed individualità, la loro personale 'estetica' che le caratterizza si riflette non solo nella scelta dei musicisti e nel suono, ma anche e soprattutto nella grafica degli album: ad esempio,  quelli Blue Note hanno un'impostazione inconfondibile che, grazie anche alle splendide foto di Wolff, li fanno riconoscere a colpo sicuro. In misura minore questo è vero anche per Impulse, per Atlantic, per Prestige/Riverside, ed anche tra le etichette contemporanee si notano marcate e riconoscibili impostazioni grafiche (ECM, Hat Hut, Smoke, ACT, PI Recordings etc.). 

Ma mi rendo conto che due aleatorii 'trucchetti' non siano sufficienti a districarsi nella meravigliosa, ma caotica ricchezza della Discoteca Svedese. Quindi occorre rivolgersi a risorse esterne al pianeta Spotify, che aiutino chiunque a trovare ciò che vuole e, soprattutto,  ad inquadrare correttamente ciò che ha trovato senza ben conoscerne provenienza e storia.

 A questo punto faccio una scelta radicale, che molti troveranno discutibile: accantono senza riserve il ricorso a libri e manuali, per non parlare di monumentali, esoteriche e sempre controverse discografie. I motivi sono diversi: lo stato molto critico della bibliografia jazzistica italiana, la scarsa reperibilità di opere complete (per di più disponibili in edizioni poco aggiornate oppure di costo veramente elevato), la sommarietà e la rapidissima obsolescenza delle discografie dalle stesse proposte etc. Su questa scelta (che alcuni riterranno degna del Califfo Omar davanti alla Biblioteca di Alessandria) magari ritorneremo in separata sede, è discorso che merita approfondimento.

Anche per ragioni di praticità di consultazione e di efficacia di ricerca, rivolgiamoci alle risorse del Web. "Wikipedia", penserete voi: "anche, ma c'è di meglio" rispondo io. Mi riferisco a questo:

https://www.allmusic.com/

Il motore di ricerca di All Music, specie se attivato sul musicista, fornisce schede informative di tutto rispetto, con profili biografici sintetici ma ben costruiti, e soprattutto, discografie (corredate quasi sempre di immagini delle copertine) che hanno un grado di copertura e completezza veramente rimarchevoli (quasi paragonabili a quelli dell'indimenticabile "Penguin Guide to Jazz on CD" dei rimpianti Cook & Morton). Inoltre molti dischi sono accompagnati da brevi, ma informate recensioni, purtroppo dovute alla penna di solo due/tre autori. Lascio a voi il piacere di scoprire altre mirabilia offerte da All Music.    

Altra risorsa che potrebbe venire utile nel caso volessimo procurarci il disco fisico di un 'album del cuore' incontrato in Spotify, specie se datato e di dubbia reperibilità, è Discogs:

https://www.discogs.com/

Oltre alla sua ovvia funzione di mercatino dell'usato e del raro, anche Discogs fornisce dettagliati dati discografici relativi alle varie edizioni di un album, con formati, date etc. Qui però l'attenzione è per ovvii motivi centrata sull' 'oggetto disco', si danno per conosciute formazioni, date di registrazione, per tacere di profili critici, del tutto assenti.

Ma ritorniamo - questa volta meglio equipaggiati - sul pianeta Spotify. Quando ci imbattiamo in musicista di cui desideriamo seguire la carriera futura oppure le successive pubblicazioni, suggerisco sempre di cliccare il tasto "Follow" in testa alla sua pagina. Oltre che trattarsi di un militante gesto solidale verso il nostro beniamino che farà toccare con mano a Spotify il suo seguito, ci assicurerà un flusso informativo sulle sue nuove uscite e, spesso, sui suoi concerti programmati nelle nostre vicinanze (servizio questo che vale solo per artisti di reputazione internazionale e per sedi piuttosto importanti). Questa scelta aiuterà poi l'intelligenza artificiale di Spotify ad inquadrarci meglio (schedatura più, schedatura meno... tanto chi ci fa più caso.....), alimentando le interessanti playlists personalizzate "La Tua Discover Weekly" (in cui la Grande Discoteca cerca di proporci musiche correlate a quelle da noi già ascoltate..... a suo modo, devo dire...) e soprattutto "Il Tuo Release Radar" ,  una playlist in cui la Discoteca Svedese inserisce un brano per ogni sua nuova acquisizione ritenuta di nostro interesse (attenzione: 'nuova acquisizione' non è sinonimo di 'nuova uscita', si può trattare di dischi già da tempo in circolazione, ma solo ora resi disponibili a Spotify). Entrambe sono reperibili nella sezione "Naviga/Discover" , di gran lunga la più interessante del servizio, molto densa di proposte personalizzate. Più episodico e discontinuo, ma sempre interessante,  è il flusso di mail con cui Spotify ci tiene informati di novità concernenti i musicisti di cui siamo 'follower'. Funzione in qualche modo analoga al""follow" per il musicista, è il "salva" nella pagina relativa al singola album, che consente di inserirlo nella sezione "La mia libreria", in modo da evitare di perderlo di vista per qualsiasi motivo (cosa facilissima ...); tenere presente che entrambe le funzioni generano archivi con capienza limitata, penso non si possano superare le 100 unità in ciascuno (ovviamente io sono già stato amabilmente redarguito al proposito....). Ma ora è il momento di lasciarvi soli a navigare nell'oceano Spotify, al più sarò felice di fornire qualche ulteriore dettaglio in sede di risposta a vostri eventuali, benvenuti commenti (rammentate comunque che io sono solo un utente intensivo). Un ultimo importante capitolo incombe..."Le Tecnologie" (e qui tornerà il sereno): ma lo riserviamo alla prossima puntata....

Franco Riccardi,  alias Milton56 

(La prima parte della 'Piccola Guida Critica' è stata pubblicata con post n.4002 dell'8/6/2018)

 

 

 
 
 

PREMIO NOBEL PER L'UMORISMO IN JAZZ

Post n°4014 pubblicato il 17 Giugno 2018 da pierrde
 

Concediti un'estate all'insegna della buona musica sotto le stelle del Village!  Raphael Gualazzi

Giovane talento di Urbino, vincitore della categoria giovani di Sanremo 2010. Secondo classificato all'Eurofestival si classifica nuovamente a Sanremo 2013 dopo Arisa. Oggi è una presenza fissa nei più importanti festival jazz mondali.

5 luglio: 

Vik & The Doctors of Jive: 

Una band fuori dagli schemi. Composta da otto elementi il cui ideatore è Vittorio Marzioli, in arte Vik, ti farà divertire ed emozionare come non mai! Vik & The Doctors of Jive ha già calcato i più famosi palcoscenici jazz italiani come il Blue Note, Le Scimmie, La Salumeria della Musica e Teatri Ciak, Derby e preso parte rassegne di a fama internazionale, come nel film Ameriqua.

12 luglio:

Karima & Band

L'abbiamo vista per la prima volta ad Amici, dove ha sorpreso tutti con la sua potentissima voce. L'abbiamo poi rincontrata a Sanremo dove con Burt Bacharach e Mario Biondi, ci ha confermato la sua bravura ed infine l'abbiamo apprezzata come ospite fissa a Domenica In. Lei è Karima e si esibisce live con i suoi quattro musicisti.

19 luglio:

Jerry Calà 

Spettacolo del più famoso "One man show". Jerry Calà accompagnato dalla sua band attraverso canzoni e monologhi, vi coinvolgerà con i maggiori successi degli anni '70 e '80. Il suo successo inizia soprattutto da "Sapore di mare", il film dei Vanzina, in cui recita e canta riproponendo nei suoi live il repertorio di film diventati cult anche per i giovanissimi.

26 luglio: 

Nick The Nightfly 

Artista di fama internazionale nel panorama musicale jazz, on air su Radio Monte Carlo con il suo programma, Nick si è esibito in tutta Europa con artisti come Michael Bublè, Giorgia, David Knofler, Giovanni Allevi. Giovedì 26 luglio al Village si esibirà con Sarah Jane Morris, artista britannica conosciuta in tutto il mondo grazie alla partecipazione a numerosi Festival Jazz e Rnb.

Fonte: http://www.torinooutletvillage.com/it/novita 

Cito la fonte perchè molti leggendo il programma potrebbero pensare (giustamente) ad uno scherzo con fotomontaggio.

Tutto vero !

Battuto ogni record precedente di nefandezza in jazz, a Torino la palma del peggior festival "jazz" italiano. Ma non disperate amici, la concorrenza è forte e c'è la concreta e ragionevole speranza di fare di peggio ! 

 
 
 
 

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