Monicasissy2

CHE LE STELLE TI GUIDINO E ILLUMINANO IL TUO CAMMINO

Appena dalla casa di lui, inizia a piangere.

Tornare a casa, non se la sente e comincia a incamminarsi verso il bosco.

La sua mente svuotata, l'incedere incerto e le lacrime che le cadono copiose, le coprono la visuale, non guarda dove va, ormai non le importa più di niente.

L'unica cosa che le importava era lui, ma ora lui non la vuole più, la odia e sta per sposare un'altra.

S'accascia a terra e piange.

È nel loro posto, senza volerlo si è ritrovata lì. Si sente ancora peggio, il fatto che anche senza volerlo è tornata nel posto dove una volta avevano condiviso momenti felici.

Ora c'è solo tristezza e freddo. Piange lacrime amare e anche il cielo, comincia a piangere con lei.

Inizia a soffiare forte il vento e piove. Poi la pioggia, si trasforma in neve e poi in tempesta, ma lei non sente più niente.

Dopo un'ora che lei è uscita, lui si pente di averle detto quelle parole crudeli, si avvicina alla porta, vede la sua giacca, la prende ed esce. Comincia a piovere, corre verso la sala comune, quasi tutti sono andati via, tranne l'uomo di lei. Lui si avvicina.

"Dov'è lei?"

"Non lo so e non me ne frega. Quella cagna non merita niente."

Lui lo prende per la camicia.

"Dov'è?"

"Sarà con il suo amante, appena torno a casa, finisco di picchiarla."

"Cosa le hai fatto?"

"Quello che doveva fare un uomo con la propria donna, picchiarla quando questa non ubbidisce!"

"Quando l'hai fatto?"
"Stasera, un'ora fa."

Lui ci sta male, capisce che lei per andare da lui, ha litigato ed è stata picchiata.

"Dimmi dov'è?"

"Non lo so! Non è tornata qui. Sarà tornata a casa! Cosa te ne frega di quella stronza..."

Non lo lascia finire e gli spacca la faccia con un pugno sul naso. Esce dalla sala e corre a casa di lei.

Gli apre il padre.

"Dov'è?"

"Qui non c'è! È con il suo..."

"La pianti con queste fesserie. Quello è nella sala comune a bere e lei non c'è!"

"Pensavo che fosse con te."

"Lo era, ma l'ho buttata fuori."

"Perché?"

"Perché mi ha lasciato!"

Il padre comincia a piangere.

"E' colpa mia. Sono stato io a farle del male. Le ho detto che tu ti sposavi con Kate e l'ho obbligata a stare con quello."

"Cosa?"

"L'ho minacciate, le ho detto cattiverie..."

"Quando?"

"Mesi fa, dopo la tua divenuta a uomo."

"E' colpa sua se siamo arrivati a questo punto."

Comincia a far sempre più freddo e inizia a nevicare.

"Bravo! E ora per colpa sua, io l'ho trattata male e adesso è sotto la tormenta senza giacca. Sa dove può essere andata?"

"No, vengo con te!"

"Lei cerchi nei soliti posti, io cerco di là!"

Lui corre per il bosco, la nevicata si è trasformata in tormenta e lui non riesce più a correre. Cammina a fatica e arriva nel loro posto. Lei è lì a terra, immobile, coperta da una piccola pellicola di neve. La soccorre, la gira e nota che è svenuta e fredda. La solleva e cerca di correre, non ci riesce e cammina a spasso svelto. A metà strada incontra il padre di lei, che gli va incontro a braccia aperte.

"Finalmente, l'hai trovata. Dammela la porto a casa."

"No, lei viene da me!"

Lui la porta a casa sua, la mette sul pavimento, sopra al tappeto di pelliccia, vicino al fuoco.

"E' congelata, le devo togliere i vestiti bagnati!"

"no, tu non tocchi mia figlia!"

"Fuori! Se ne vada!"

"No, lei è..."

"Se ne vada e chiami il medico!"

Il padre esce mentre lui la spoglia. Ha indosso solo un maglione e dei pantaloni. Le lascia su l'intimo e osserva che ha il corpo ricoperto di lividi.

"Cosa ti ha fatto quel verme?"

Le sussurra dolcemente all'orecchio.

La copre con una coperta e la massaggia delicatamente, per farle tornare calore. Arriva il medico con il padre di lei e la visita.

"Da quando l'hai coperta?"

"Appena arrivati!"

"Se non riesce a scaldarsi, non riuscirà a superare la notte."

Insieme cercano di scaldarla, le mettono altre coperte, ma la temperatura del suo corpo, non accenna ad alzarsi.

"Ha bisogno di calore umano..."

Lui non se lo fa ripetere, si toglie la maglia e i pantaloni bagnati ed entra nelle coperte con lei e la stringe a se.

Il padre cerca di replicare ma lui non gli da ascolto. La stringe forte a se, mettendole la testa appoggiata al suo corpo. Lentamente il suo corpo inizia a scaldarsi.

"Dai, piccola, svegliati. Ti prego svegliati e litiga con me!"

"Sarà meglio che adesso la metti a letto."

"Sì, dottore!"

Lui si alza e il padre lo ferma.

"no, tu mia figlia non la metti sul tuo letto. Non è buono che venga... diventerebbe impura!"

"Ma stia zitto, lei e le sue sciocchezze! Invece di rompermi le palle, perché non va a prendere quel verme e non lo fa punire!"

"Cosa intendi?"

"Questo!"

La scopre e il padre le vede i lividi.

"Cosa..."

"E' stato lui. Per evitare che lei venisse da me, l'ha picchiata!"

"No, non ci posso credere, lui è..."

"E' un verme, per non dire altro!"

Lui la solleva, la sistema sul letto e le mette ancora delle coperte, mettendosi ancora sotto con lei.

Il padre esce e va nella sala comune, quello è addormentato con la testa appoggiata sul tavolo. Va dal Grande Capo e gli racconta quello che è successo alla figlia. Il Grande Capo, raggruppa, alcuni uomini e insieme vanno nella sala comune, prendono quello e lo sbattono in cella.

"Appena gli sarà passata la sbornia, potrai decidere cosa fare di lui. Tua figlia dov'è?"

"Da suo figlio, sta cercando di scaldarla."

Insieme si dirigono nella casa di lui. Il Grande Capo, quando vede la scena, lui, con le lacrime agli occhi e lei immobile tra le sue braccia, si commuove.

"Ragazzo mio, lei deve tornare a casa sua. Non puoi tenerla qui, diventerebbe impura e nessun uomo la vorrebbe più e saremo costretti a farle lasciare il villaggio.

"No, Padre, io non la lascio. Se la allontanerete, me ne andrò anch'io!"

"Ma, figlio, ragiona..."

"No, Padre, ho deciso! Rompo il mio fidanzamento con Kate."

"Non puoi! Le nostre famiglie..."  

"No. Ora sono anch'io un Capo e posso decidere della mia vita!"

"sei troppo giovane e inesperto, dai retta a tuo Padre!"

"Appunto, per quello siamo in questa situazione! Vi siete intromessi già fin troppo nelle nostre vite. Ora tocca a noi, sempre che lei mi voglia ancora, dopo come l'ho trattata!"

Lei ha ripreso colore e lentamente si muove, poi inizia ad agitarsi e a tremare forte. Lui la trattiene.

"Dottore!"

Anche il dottore la trattiene.

"Ha la febbre alta. Dobbiamo metterle delle pezze bagnate sulla fronte!"

Il tremore continua per mezz'ora, poi quando comincia a fare effetto le pezze bagnate sui polsi e sulla fronte e la temperatura scende, il tremore, comincia a diminuire e lei accenna a svegliarsi, ma non ci riesce. L'unica cosa che riesce a fare è ripetere:

"Non odiarmi. Ti prego, non odiarmi!"    

"Sono qui. - Le sussurra lui. - Non ti odio, calmati!"

Il dottore le fa un'iniezione, per calmarla e quando sta per rilassarsi e riaddormentarsi, ripete quelle parole.

"Non odiarmi!"

La notte passa tranquilla, lui e il dottore, continuano ad accudirla e a metterle le pezze bagnate sulla fronte, mentre entrambi i padri sono seduti sulle sedie in fondo al letto.

"Andate, ci penso io a lei! Signore, quando torna a casa, può far venire sua moglie con qualche pigiama per lei?"

"Sì, te la mando subito!"

I due padri escono insieme con il medico. Quando la madre di lei arriva nella casa di lui, apre la porta e quando li vede a letto insieme, quasi le viene un infarto.

"Tu..."

"Sssh. Si è appena calmata."

Esce dal letto, questa volta vestito, si era cambiato prima che la donna entrasse, e le prende il pigiama dalle mani.

"Che fai?"

"Glielo metto, ovvio."

"No, tu..."

"Senta, non ho nessuna voglia di discutere, se vuole mi da una mano, altrimenti, se ne vada."

"Va bene."

Quando lui la scopre leggermente, la madre vede i lividi.

"E quelli?"

"E' stato quello, che l'ha picchiata quando ha capito, che lei stava venendo qua!"

"Povera la mia bambina. Lascia che la porto a casa."

"No, è troppo debole e farla uscire le farebbe tornare la febbre... e poi... non voglio che esca da qui!"

"D'accordo, però ti chiedo di farmi rimanere."

"Non c'era bisogno di dirlo."

Lui la solleva lievemente, mentre la madre le mette la camicia del pigiama e poi i pantaloni.

Per tre giorni la accudiscono e lui è stanco, dopo che tutti sono andati a letto, lui si mette sotto le coperte, la stringa a se e si addormenta. È mattina, lentamente si sveglia e lei è sveglia con gli occhi aperti che lo guarda.

"Ciao, ti sei svegliata."

Lei non risponde.

"Hey, non riesci a parlare?"

Silenzio, si alza di scatto.

"Cosa ti prende? Rispondi!"

Lei resta in silenzio. Lui ora ansioso, le controlla se respira e vede che le palpebre si muovono, ma il resto no. È immobile rigida e con lo sguardo spento.

Lui spaventato si veste, esce e va dal dottore.

Questi corrono nella sua casa e quando il dottore la visita, capisce subito.

"E' catatonica. Ha subito un forte shock."

"Quando si riprenderà?"

"Non te lo so dire, forse giorni, settimane o anni."

"Anni?"

"Sì, con le malattie della mente, non c'è nulla di definito!"

"Cosa facciamo?"

"Per il momento, le farò qualche flebo, però dovrebbe mangiare. Dovrai imboccarla."

Passano giorni e lei è ancora in quello stato e lui la accudisce.

Le cambia le sacche del flebo, la lava con un panno bagnato e la imbocca, portandole un cucchiaio in bocca per farle bere il brodo che la madre di lei gli porta, la fa bere premendo un fazzoletto imbevuto d'acqua, sulle labbra. Dopo una decina di giorni, non riesce più a farle mangiare e bere niente. Si spegne lentamente e il padre, lo guarda.

"Ragazzo mio, lascia che siano i suoi a occuparsi di lei, lasciala andare a casa. Tu hai fatto il possibile, ora tocca alla sua famiglia, avere cura di lei."

"No, Padre, finché lei vivrà, starà qui con me!"

"Ma figlio, non è più lei. È solo..."

"Non continui Padre! È in questo stato anche per colpa mia. Non ho capito il suo tormento e il suo dolore, ho pensato solo a me stesso. Adesso non la lascerò mai più, fosse l'ultima cosa che farò per lei. Le starò vicino fino all'ultimo, glielo devo!"

Copiose lacrime gli rigano il viso, mentre la tiene stretta a se. Passano altri due giorni.

La mattina lui si sveglia dal dormi-veglia, la guarda, ha gli occhi chiusi e la bocca aperta.

Le controlla il respiro, è debole poi più niente.

Le fa la respirazione artificiale.

"Ti prego, ritorna da me. Ti amo! Non posso vivere senza di te. Ti amo, amore mio!"

Continua a farle il massaggio, ma niente, lei non da segni di vita.

Lui è disperato, l'accarezza sul viso e le lacrime gli scendono copiose, bagnandole le labbra.

"Ti amo, non mi lasciare! "

 La bacia sulle labbra.

Lei lentamente apre gli occhi e lo guarda, vede il suo tormento e la sua disperazione, anche a lei scendono delle lacrime.

"Ti sei svegliata! Ti prego resta con me, non ti lascerò mai più!"

Lei non riesce a muoversi e a parlare, è troppo debole, riesce solo a sorridergli. Lui la stringe a se, la bacia su tutto il viso e le labbra.

Quando arriva il dottore, la controlla e gli dice, quello che lui aveva già capito.

"E' uscita dal suo stato, ma adesso ha bisogno di altre cure. Il suo fisico è indebolito..."
"Non importa, anche se dovrò imboccarla e portarla in braccio per tutta la vita, lo farò!"

Passano i giorni e lentamente, lei si riprende. Non riesce ancora a muoversi, però adesso comincia a mangiare il brodo e a bere. Lui è costantemente con lei, la aiuta in tutto, la coccola continuamente.

È mattina, quando si svegliano, lui la aiuta a mangiare, lei ha le lacrime.

"Cosa c'è?"

"Pensavo... che mi odiassi!"

"No, non ti ho mai odiato. Ero arrabbiato con te perché mi hai lasciato. Un giorno eravamo inseparabili e il giorno dopo, più niente!"

"Io...."

Lui le appoggia un dito sulle labbra.

"Non parlare, sei ancora troppo debole. Lo so cos'è successo, me l'ha detto tuo padre, che ti ha obbligata a non vedermi più e a stare con quel verme."

"Lui è..."
 "In cella. Ho scoperto che per venire da me, lui ti ha picchiata e quando l'ho detto a tuo padre, ha chiamato il mio e l'hanno messo in cella. Adesso aspetta la sua sentenza."

"Io sono... impura!"

"E perché?"

"Sono nel tuo letto!"

"Anche tu con queste sciocchezze! Lascia perdere queste credenze assurde e ora ti aiuto a rimetterti giù e dormi, hai avuto delle settimane molto dure."

"Quanto sono..."

"Sono due mesi."

"Cosa? 2 mesi che sono..."

"No, è poche settimane che ti sei ripresa e un mese e mezzo che stavi male, adesso fai la brava e dormi."

La risistema dentro le coperte, le bacia la fronte, le controlla il flebo e si rimette sulla sedia vicino al letto.

Dorme per tutto il giorno, la sera si sveglia e vede i suoi.

"Ciao piccola, come ti senti oggi?"

"Bene."

La madre la abbraccia, piangendo.

"Piccola mia, mi dispiace, non pensavamo che succedesse tutto questo. Scusaci."

"Scusaci, piccola. Non interferiremo più nelle tue decisioni. Abbiamo capito dai nostri errori, ora puoi vivere la tua vita come vuoi tu."

I genitori si allontanano e loro rimangono soli. Lei lo guarda confusa.

"Non ho capito niente."

"Capirai. Adesso è l'ora della pappa."

"Basta brodo, se ne bevo ancora divento un pollo."

"Una gallina semmai!"

"Eh?"

Lui le sorride.

"Cosa vuoi d'altro?"

"Non lo so."

"Carne, pesce, latte..."

"Latte."

"Perfetto, vado a prenderlo, non ti muovere!"

"E chi ci riesce!"

Dopo pochi minuti ritorna con 6 bottiglie di latte.

"Ti ho detto che avevo sete, non che dovevo farmi il bagno!"   

"Mica sono solo per stasera! È per averle in casa. - Lei lo guarda con un sopraciglio alzato, lui le sorride. - Quanto ne vuoi, una bottiglia?"

"Esagerato!"

La aiuta a bere.

Domani, proveremo con qualcosa di più solido. Devi riprendere confidenza con il cibo."

Mi togli il flebo? Non sento più il braccio."

"Non dovrei..."

"Per piacere?"

"Va bene."

Gliela toglie e la risistema sul letto, poi lui va in bagno, si cambia e si corica sul letto. Lei lo guarda perplessa.

"Che c'è? È il mio letto, devo pur dormire anch'io!"

"Ma io... tu..."

"Non fare la vergognosa, è 2 mesi che dormiamo nello stesso letto."

"Sì, ma io non ero cosciente!"

"E allora? - Lei diventa rossa e lui la stringe a se. - Finiscila di fare storie. Non voglio mangiarti, voglio solo stare vicino a te, il più possibile. - Le alza il viso e la bacia sulle labbra. - Non voglio più perderti."

"E se fossi io, che non ti voglio più?"

"Avresti tutte le ragioni di questo mondo. Sei arrivata quasi a morire per colpa mia."

"Sssh, non lo dire mai più, anch'io ho la mia colpa!"

"Certo che per farci del male, siamo stati bravi!"

"Effettivamente."

"Ora basta con questi discorsi, dormiamo."

Lei gli stringe la camicia, tirandolo a se.

"Senti freddo?"

"Non solo, è che ti voglio vicino."

"Anch'io. Ti amo, piccola mia."

La stringe forte a se, le bacia la fronte, lei alza leggermente il viso in cerca del suo bacio e lo trova.

Si baciano e lui la accarezza.

"Non ti lascerò più, ora dormi amore."

Lei si accola e si addormenta.

È mattina stanno dormendo attaccati, quando una folla inferocita apre la porta sbattendola e gridando.

"Impura!!!! Devi andartene da qui!"

Lei si sveglia spaventata gridando e guardando lui negli occhi, cercando un segno di aiuto.

"No, amore, è vero. Ti ho reso impura. Io devo sposarmi e quello che ho fatto è imperdonabile, mi dispiace tanto, non volevo. Perdonami."

"Prendiamola!"

Lei urla e si dimena, mentre loro si avvicinano a lei, per portarla via.

In quattro, la prendono e la portano fuori dal letto, lei è nuda.

La scaraventano a terra e le altre con delle canne la frustano.

"Impura! Impura!! Devi andartene o ti uccidiamo!!"

"No!!!!!!"

Urla e si dimena, lui la abbraccia e la stringe a se, cercando di fermare il suo moto.

"Calmati, stai ferma, dai è un incubo. Svegliati!!"

"No, verranno a prendermi, sono impura..."

"No, che non lo sei. - Lui le gira il viso verso di se, con una mano. - Calmati, stai ferma o ti farai male."

"Verranno a prendermi. - comincia a singhiozzare nervosamente. - Mi porteranno via. Tu devi sposarti."

Capisce che ora ha bisogno di riposo e di essere calmata, le porta la testa contro il suo petto e comincia a cullarla.

"Nessuno verrà a prenderti. Io sono un capo e se non lo dico io, nessuno può far niente. Adesso calmati e mettiti giù!"

Lei obbedisce ma è ancora troppo agitata.

Dopo un'ora arriva il dottore, la vede dormire con qualche tremore.

"Cos'è successo?"

"Ha avuto un incubo, l'ho calmata, ma non del tutto. Può farle un'iniezione per calmarla?"

"Certo!"

"Io devo assentarmi un attimo, può farle compagnia mentre non ci sono?"

"Vai, pure."

Lui va dal padre.

"Padre, ho deciso. Tra qualche giorno, voglio ufficializzare il mio fidanzamento."

"Ne sei sicuro?"

"Sì!"

"Va bene."

Dopo un paio di giorni lei si risveglia.

"Ben svegliata."

"Quanto ho dormito?"

"Due giorni. - Lei lo guarda stranita. - Sono stato io, ho chiesto al dottore di farti dormire. Eri troppo agitata e avevo paura che ritornassi... beh, quello che eri."

"Avanti dillo! Cos'ero?"

"Un cadavere che respira, ecco cos'eri. Non ti muovevi, eri rigida e a malapena, riuscivo a farti bere e avevi sempre gli occhi aperti e lo sguardo spento. Poi una mattina mi sono svegliato e tu eri con gli occhi chiusi e la bocca aperta. Respiravi appena e poi non respiravi più. Stavi morendo e tutto per colpa mia."

"No, io..."
"Te lo prometto non succederà più. Non lascerò che il silenzio si metta tra di noi. Basta equivoci. Basta false verità. Deve essere detto e fatto tutto alla luce del giorno."

"Cosa stai dicendo?"
"Che è ora che tu esca da qui!"

Lei si sente male, sentirgli dire quelle parole, è come rivivere un'altra volta quell'incubo.

Lui vede la sua reazione e capisce di aver risvegliato le sue paure e quelle parole che aveva detto quando hanno litigato.

"Scusa, ho sbagliato espressione. Non volevo dire quello. Volevo dire che è ora che esci fuori o ammuffirai. Hai bisogno di un po' d'aria."

Lei sospira.

"La prossima volta spiegati meglio."

"Lo farò!"

La bacia sulla fronte e mette sul letto i suoi vestiti.

"Dai, ti aiuto."

"Cosa?"

"Beh, che fai, ti scandalizzi? Cosa credi che abbia fatto in tutti questi mesi? Che abbia sempre chiamato qualcuno per lavarti e vestirti?"

"tu, mi hai..."

"Certo."

"Porco!"

Gli lancia il cuscino addosso, ma questo rimane a mezz'aria, le forze non sono ancora tornate.

"Quanta furia! Adesso fermati o non avrai neanche le forze per prenderti il naso. Dai aiutami, che ti spoglio. - Lei lo guarda furiosa. - Non fare il pesce lesso, non spaventi nessuno."

La spoglia e la veste e lei diventa rossa.

"Vergognosa!!"

La bacia sulla fronte e la solleva.

"Ahia, ahia!!"

"Che c'è?"

"C'è che qui non va bene. Sei diventata troppo leggera. Da stasera la cucina cambia. Pasta, riso, carne..."

"E un camion a rimorchi?"

Si sorridono e lui la porta fuori. È sera e la primavera è alle porte, le ha messo la sua giacca, per non farle prendere freddo.

"Perché siamo usciti di sera? Non era meglio di giorno?"

"Zitta donna, per modo di dire. - Lei gli tiene il muso. - Ok, sei una donnina... va bene, una donna!"

Arrivano alla fine del villaggio e si dirige sul promontorio dove tutti gli abitanti del villaggio, li attende.

"Perché sono tutti qui?"

"Non ricordi? Devo ufficiare il mio fidanzamento!"

Lei lo guarda sconvolta.

"E' vero!"

Lui è promesso a Kate, non lo ricordava più e ora che ne sarà di lei? Cosa le succederà, ora che lui dirà a tutti che è fidanzato con Kate? La ripudieranno, la manderanno via, o la fustigheranno? Lei continua a tormentarsi. Lui la bacia sulla fronte distraendola dai suoi pensieri.

"Ora fai la brava e resta qui!"

La appoggia su una poltrona vicino ai suoi genitori e le mette una coperta sulle gambe.

"Così non sentirai freddo."

La cerimonia inizia, lui è incoronato con i paramenti del capo, il padre officina il rito e lui si presta ad andare a prendere la sua regina.

Lei lo segue con lo sguardo, poi si volta verso Kate, pronta a essere incoronata. La osserva bene e vede che indossa dei vestiti normali, non sono quelli per l'incoronazione e rimane sbigottita.

Lui si avvicina a Kate, la bacia sulla fronte e le sorride. Lei si alza, s'inchina e si risiede.

"Ma che razza di rito stanno facendo? - Chiede rivolgendosi alla madre. - Hanno cambiato qualcosa?"

"Sì!"

Lei si gira e lui è davanti a lei.

"E' cambiata la fidanzata!"

La solleva, la bacia sulla fronte, la conduce davanti all'altare dove li attende il Grande capo.

"Ciao piccola. Alla fine farai parte della famiglia!"

Le sorride e anche lui le bacia la fronte, le mette la corona e lega la mano destra di lei a quella di lui, anche se la tiene in braccio.

"Che queste due anime si uniscano a una. Noi con questo nastro, le benediciamo e preghiamo i sacri spiriti degli Antenati di guidarli."

Finita la cerimonia, lui la bacia sulla bocca e lei ricambia.

Si siedono sulle poltrone a loro riservate e festeggiano davanti a una tavola imbandita. Lui accanto a lei, la aiuta a mangiare e i genitori vedendo la scena si commuovono. Dai loro volti si vede l'amore che provano l'uno per l'altra. Finito di mangiare, la nuova coppia dovrebbe aprire le danze. Lui le fa cenno, lei acconsente e la porta in mezzo allo spiazzo.  La fa roteare, tenendola in braccio e lei si stringe a lui e si baciano nuovamente.

Dopo il primo ballo, ritornano nelle loro poltrone e lasciano gli altri a ballare.

"Quando starai meglio, lo rifaremo."

"Non importa, era perfetto!"

Dopo un paio d'ore, lui vede che lei si sta stancando.

"Noi andiamo, ha ancora bisogno di sonno e di cure."

"Sì, andate pure."

La solleva e si avvia verso il villaggio.

"Dove stiamo andando?"

"A casa."

"A casa mia?"

"No, a casa nostra!"

Si baciano ed entrano nella casa di lui, ormai diventata loro.

La spoglia e la mette a letto.

"Dormi amore."

"Non ho sonno, voglio solo te!"

"Tu mi hai già, aspettiamo solo quando starai meglio. Non tiriamo troppo la corda, oggi!"

Si baciano nuovamente.

"Ti amo piccola mia!"

"Anch'io ti amo!"

Si abbracciano e si addormentano l'una tra le braccia dell'altro.

                                                                      FINE