Inviaggioverso l'UNO

ALTRE PROFEZIE: DALL'EGITTO ALL'APOCALISSE, LA FINE DEL MONDO


Le leggende, le previsioni e le profezie legate alla fine del mondo sono da sempre moltissime.Ogni cultura, ogni civilta' e ogni tempo ha conosciuto le proprie. Innumerevoli volte l'umanita' ha temuto che allo scoccare di una fatidica data tutto finisse di colpo in una grande esplosione; e nell'attesa si e' pentita, ha invocato la grazia, ha analizzato i segnali, si e' persa nel panico, ha cercato una via di fuga o ha semplicemente aspettato il giorno successivo all'ultimo giorno, per guardare indietro e tirare un sospiro di sollievo dopo il quale ricominciare a vivere senza aver tratto alcuna lezione dall'angoscia provata.Spesso il terrore ha attecchito per l'ignoranza dei molti che ne sono stati sopraffatti e per il calcolo dei pochi che ne hanno approfittato; spesso ha attecchito per un condiviso senso di impotenza davanti a cataclismi naturali o a situazioni degenerate per i troppi errori umani e per un delirio d'onnipotenza che sembra non avere mai abbandonato la nostra razza. C'e' sempre stato qualcuno che di quel terrore ha riso, bollandolo come superstizione o stupidità; qualcun altro ne ha sorriso, forse per allontanarsene.Di fatto siamo tutti qui, da generazioni le cui origini si perdono nei secoli e nei millenni; siamo qui, ancora più o meno integri, nonostante i colpi. Di molti di quei colpi siamo responsabili e pronti a farne una, spesso non troppo sentita, ammenda; molti altri li abbiamo subiti e abbiamo tentato di conoscerli, per evitare che accadesse di nuovo.E' cambiato il mondo che abitiamo,è cambiato perchè doveva cambiare ed è cambiato perchè noi lo abbiamo cambiato. Gran parte di quello che prima spaventava, ora non spaventa più; gran parte di quello che ora spaventa, prima non esisteva.La paura della perdita appartiene profondamente al genere umano:perdere le proprie cose, i propri affetti, il lavoro, la razionalità, il controllo, la memoria, la vita, persino il proprio stesso mondo. Una paura che nasce dall'ansia di possesso e da una condizione di finitezza e precarietà alla quale non possiamo rassegnarci. Una paura che ci ha spinto e ci spinge a fare grandi cose per consacrarci una parte di immortalità; una paura che ci immobilizza, che ci muove alla ricerca di falsi o reali approdi. Una paura che , qualunque siano le reazioni e il livello di coscienza che queste reazioni accompagnano, è dentro di noi, più o meno sopita.UNA PAURA SPESSO STRUMENTALIZZATA E SPESSO COMBATTUTA, MA MAI VINTA. CON ESSA E CON TUTTA LA NOSTRA COMPLESSA FRAGILITA', SIAMO ARRIVATI FINO A OGGI, A RIDOSSO DI UN'ALTRA DATA FATIDICA: IL 21 DICEMBRE 2012.Da 2012 la fine del mondo?Roberto Giacobbo