PRESUNZIONI POETICHE

CANTO XXXV INFERNO - Dedicata a tutte le donne con endometriosi


Di quell' Inferno acchè il divin poeta non dedicò cantoMa sol poiché all'epoca cosa sconosciuta alquantoSolo al presente puotesi vergar questo quadernoGiacché ignoto al tempo ed alle universali gentiDante non passò per quel donnesco infernoIgnaro e fosco anco alle più edotte mentiDonne non vidi mai asembianza di quelleChe grande hanno a soffrir di questi patimentiMadri non ponno esser pur se giovini e belleMa coatte a nutrir morbo a si vile sembianzeE non felici attaccar lattante alle mammelleVivon di lunghe attese e periodiche Rampan erte e discese con perigli e faticosa lenaE alla fin delli travagli hanno solo le rimembranzeSono in vita ad espiar la penaAncorché senza peccato commesso o colpa niunaPur quando le ferace età più le serenaNon accettan di rassegnar speranza alcunaMorbo vile si disse, che nel femmineo infido s'annidaPiù sovente nel grembo materno si radunaA invalidar la gioia e il dono di crear la vitaCon nocumenti forti si da nimico egualeIncognito per varia nomea e non nozione fidaE' alla scienza incompreso che iniquo male Sta nello mondo moderno qual piaga forteEd alle nostre figlie d'Eva troppe assalePur se rara conduce a ragion di morteVitale al corpo ma allo spirito obiettoNon a ciò meno perfida è la sorteLe trascura un ordinamento scevro di rispettoInani i burocrati sol di politica a nutrirsiVolgon le spalle, offendo la persona e l'intellettoIgnoran le ragioni si tanto gravose a dirsiLegiferan solo aborri vanificando ogni consiglioLa moderna medicina a poco può riuscirsiSol chi le ama può recare ausilioRara la grazia divina un miracolo disponePervengon maternità e ponno baciar lor figlioNon son li versi questi mera presunzionePossan essi recar conforto a cotanto soffrireSolo a conoscer lo problema era intenzioneEd alfin forse a nuova speranza divenirevoglia il divin poeta accettar la poca modestiache tale canto sciorina e perdoni l'ardirePiù grandi son li canti suoi che mai s'udiaLo canto mio vuol solo avversar l'endometriosiUn dovuto pensier il poetastro dedicar sentiaVolto a colei che tanto ispirò questa simbiosiSi porpaghin li versi in questo mondo guastoPiù di dolor non sia cagion l'endometriosiE giunga alfin rimedio, che male sia sovrasto.Alessandro PesciLastra a Signa FI22-01-08