Mr Nice Guy

Il mio amico che sta a Berlino


Se state leggendo questo post prima delle 9:30 di mattina, sono ancora sul suolo italico, ma se siete passati di qui dopo le 11, sono già in terra di Germania e rientro domenica. Probabilmente ancora alle prese con i trasporti pubblici, nel tentativo di andare da solo dall’aeroporto di Schoenefeld, a sud-est di Berlino, fino all’altro capo della città, a 80 km di distanza a nord-ovest. Motivo, sono andato a trovare un mio caro amico, che ha mollato tutto due anni fa per seguire la donna di cui era innamorato.Voi lo sapete che in questo periodo sono stanco morto, stufo delle trasferte, e con i miei pensieri al lavoro che non sono certo piacevoli. Ve l’ho detto in tutte le salse, talmente tante volte che mi sembra di non parlare d’altro, portate pazienza. Quindi potete immaginare che questo viaggio mi pesa parecchio, e che detto fra di noi mi sarei risparmiato sia la fatica, sia i 400 euro che già mi è costato, 200 di biglietto aereo e 200 di albergo. Lo so che è pur sempre una vacanza, ma fra viaggi ed alberghi ne ho decisamente le scatole piene. Però questo è un amico, e certe cose per gli amici si fanno e basta.Intendiamoci, non è che sia in letto di morte o in difficoltà gravissime, il motivo ufficiale è pur sempre il “viaggio di piacere”, ma stare all’estero, senza la famiglia e gli amici intorno, e doversi pure guadagnare da vivere, è dura per tutti. Ed io a questo ragazzo gli voglio bene, intanto perché siamo amici da quando avevamo vent’anni, io poco più, e lui poco meno, e poi perché nei suoi confronti ho un enorme debito di riconoscenza: se faccio questo lavoro, è tutto grazie a lui.Otto anni fa ero in cerca di lavoro, e lui mi ha infilato in un corso con borsa di studio, da cui è derivato prima un impiego in una fabbrica come tecnico per la sicurezza sul lavoro, poi il posto come consulente in questo studio, di cui dovevo addirittura diventare socio, ed infine (se Dio vuole) pure l’attività privata e l’apertura di uno studio tutto mio. Una volta il mio amico mi ha detto che tutto quello che sono riuscito a realizzare è merito mio, ma io continuo a sapere che se lui non mi avesse infilato in quel corso, ora non sarei qui a dirvi queste cose. E questo io lo chiamo un debito bello grosso.Anche mio fratello è in debito con lui, ma mentre erano in appartamento insieme a Maastricht, dove lavoravano in un centro assistenza internazionale, hanno litigato per via di una donna. Devono essersi fatti qualche carognata non indifferente, tanto che mio fratello ogni volta che lo sente nominare tira un paio di bestemmie. Di conseguenza sono partito mentendo spudoratamente a mio fratello, che è mortalmente offeso dal fatto che continuo a parlargli, ed una volta è arrivato addirittura ad accusarmi di preferirlo a lui. Non è che mi faccia stare troppo bene, questa cosa. Sia di dovergli mentire, sia di farlo arrabbiare.In ogni caso, a me questo ragazzo ha fatto solo del bene, ed anche se mi fa stare male dare un dispiacere a mio fratello, non ho cuore di lasciarlo lì da solo, senza nemmeno il conforto di un amico che lo va a trovare di tanto in tanto. Ci sono stato ad ottobre, l’ho visto per Natale che era rientrato un po’ in famiglia, e adesso riparto, perché solo quando hai visto quanto è triste essere stranieri in terra straniera, puoi capire quanto ti faccia bene vedere un amico, anche solo per pochi giorni.Se non avete mai visto un piccolo gruppo di emigrati italiani, non potete capire cosa significa. Lo so che detta così non lascia molto spazio alla discussione, ma è vero. Formano delle piccole comunità, stanno fra di loro, divisi dagli altri dalla lingua e soprattutto dalla cultura. Perché la lingua la impari o la parli di già, moltissimi miei amici sono almeno bilingue, io per primo parlo inglese e tedesco, ma la cultura è una barriera quasi insuperabile. Quindi stai fra italiani, come fanno i marocchini o i nigeriani, frequenti italiani e fai cose da italiani. Senza contatto con i locali. Ma se non hai italiani intorno, allora è veramente durissima.Tre anni fa il mio amico era rientrato dall’Olanda, aveva trovato un lavoro favoloso come impiegato in ospedale, con un contratto blindato di 6 ore al giorno da statale, e poi ha pensato bene di pigliarsi una svarionata pazzesca per una perfetta sconosciuta. Quando si sono incontrati, tra l’altro a casa mia che quella mi faceva pure gli occhi dolci, lei aveva deciso di andare a Berlino perché l’ex-fidanzato non ce l’aveva mai voluta accompagnare. Aveva già deciso che sarebbe partita da lì a poche settimane, e quella sera si sono conosciuti. Tempo 3 settimane, e gli amici mi hanno fatto sapere che il mio amico aveva lasciato il lavoro ed era partito con lei per Berlino.Lì hanno trovato casa, hanno trovato lavoro, si sono arrangiati come hanno potuto, ma dire che se la passano alla grande, quello proprio no. Perché anche se si sono fatti qualche amico, non hanno nessuna piccola comunità di italiani a cui appoggiarsi, per cui sono lasciati a loro stessi. Alle bollette, al lavoro, alle preoccupazioni, e alla fatica, perché lei fa la cameriera, e lui il cuoco. Che non sono certo lavori riposanti. E il punto è che lei ha fatto quello che voleva, ma lui ha veramente mollato tutto per amore.Ora, tutto sommato io la trovo una storia abbastanza romantica, ed anche se continuo a sostenere che una cosa del genere rasenti la follia pura, quando pensi “ah, l’amore!” riesci quasi a giustificarla. Quasi, perché comunque le difficoltà che hanno avuto tutti e due, compresi i micidiali inverni berlinesi, che hai 4 ore di luce al giorno e temperature a -20 per 3 mesi, non sono mica una sciocchezza. Soprattutto quando non hai nemmeno un amico a cui appoggiarti. Certo, gli amici te li fai anche lì, ma non è lo stesso.Gli amici veri, quelli sono un’altra cosa.