Mr Nice Guy

Un'altra camera, un altro tavolo


Quando passi la vita in giro per l’italia, le cose tendono a cambiare di prospettiva. Smetti di pensare a dove dovresti essere, e cominci a concentrarti a dove sei in quel momento. Si modificano i punti di riferimento, e i luoghi cominciano ad assomigliarsi un po’ tutti. E quando torni a casa, soprattutto se di case ne hai cambiate parecchie, è come se fossi ancora in giro.Certe volte mi sembra che gli unici punti fermi della mia vita, siano le camere d’albergo e i tavoli del ristorante. Con il lavoro che faccio, sempre in trasferta da qualche parte, se c’è una cosa che ho visto in abbondanza sono letti d’albergo, e menù di ristoranti. Così tanti, che ogni tanto ho come la sensazione che l’unica cosa che non cambia in quello che mi sta intorno, sia proprio il loro continuo scorrere davanti ai miei occhi.Quando passi abbastanza tempo al ristorante, puoi vedere tutta l’umanità che ti passa davanti. Il tavolo di manager e il tavolo di impiegati, quello di dirigenti e quello di operai. Puoi vedere la coppia di innamorati e la coppia in crisi, la famigliola felice e le mamme da sole coi bambini piccoli, la doppia coppia con l’amica al rimorchio, e le persone da sole, attaccate a cellulari sempre più grandi. Quelle che sono lì fisicamente, ma con la testa sono da un’altra parte.Vedi gente che lavora, gente che si diverte, gente che vorrebbe essere altrove, e gente che non vorrebbe essere da nessun’altra parte. Tutti sono concentrati sulla loro piccola fettina di mondo, appoggiata sul tavolo e racchiusa dalle sedie, solo vagamente consapevoli del mondo che li circonda. Seduto al tavolo del ristorante ho visto passare tante vite e tante storie, tutte diverse. Eppure spesso mi sembra che l’unica cosa costante della mia vita sia proprio questo flusso di luoghi e di persone, che si susseguono fino a diventare uno sfondo sfuocato, e così, sempre uguale.Ogni tanto mi rendo conto che tutto questo mio girovagare è possibile esclusivamente perchè non ho una famiglia a casa che mi aspetta. Essere in giro per l’italia di martedì, di sabato o di domenica vuol dire che qualsiasi impegno sociale o familiare viene sacrificato in funzione del lavoro, e quindi è una benedizione che non ci sia nessuno a sentire la mia mancanza. Però, qualche volta mi chiedo se non vedrei le cose diversamente, sapendo che il mio posto è altrove, e non in una camera d’albergo o al tavolo di un ristorante.Mentre me ne sto seduto da solo, a guardare le vite degli altri che passano sullo sfondo, mi domando come sarebbe diversa la mia vita se invece di guardare oltre il mio tavolo, fossi anch’io concentrato sulla mia fettina di mondo. Lì fisicamente, ma con la testa da un’altra parte. Magari sprofondato in un cellulare enorme, collegato a facebook, a scrivere qualcosa a chi mi aspetta a casa, rassicurando tutti che sì, sto bene, e che sarò presto di ritorno.Altre volte penso invece che se non hai niente, non ti manca niente, e che quindi l’unico modo per continuare questa vita, sia viverla in questo modo. Senza nessuno che ti aspetta o da cui ritornare, e con una casa che certe volte sembra solo una gran camera d’albergo. Più grande, più comoda, più confortevole. Con un divano spazioso, un bagno tutto tuo, una cucina per prepararti le cose che ti piacciono, e un tavolo per mangiare in tranquillità. Anche se da solo. Magari, se non hai dove andare, non corri il rischio di perderti.O forse non importa dove sei, dove stai andando, o quando tornerai a casa. Forse l’importante è chi c’è al tuo fianco. Magari, per sentirsi a casa, basta che ci sia un punto fermo da qualche parte, qualcosa a cui aggrapparsi quando intorno ti scorre un flusso continuo di luoghi e di persone, che rischia di trascinarti via da un momento all’altro. Chi lo sa.Forse è vero che uno, la casa, se la porta dentro.