Mr Nice Guy

Io e i suoceri


Sono fermamente convinto che se un giorno Dio vorrà punirmi per tutti i miei peccati, mi farà avere due figlie femmine. Perchè niente mi farà disperare come la paura che un altro tentativo di avere un maschio, potrebbe farmi avere una terza femmina. E soprattutto, non potrei sopportare quello che hanno sopportato tutti i padri delle mie ex.Sono sempre stato molto riluttante a conoscere i padri delle mie fidanzate, al punto che in più di qualche occasione ci ho messo degli anni, prima di far la loro conoscenza. Il motivo è abbastanza semplice: si tratta di guardare negli occhi un uomo che sa le porcherie che combini con sua figlia. O quantomeno le immagina. Quando penso che potrei trovarmi nelle vesti di padre, di fronte ad un marmocchio arrapato che fa cose innominabili alla mia principessa, mi sale il sangue alla testa. Per questo motivo, ho sempre cercato di evitare a tutti quel momento particolarmente imbarazzante.Tuttavia, se le madri delle mie fidanzate mi hanno generalmente sempre adorato, non posso dire di aver avuto un brutto rapporto con i miei ex futuri suoceri. Anzi. Considerando che nessuno mi ha mai prima sparato e poi investito con la macchina, direi che alla fine sono piaciuto anche a loro. E il sentimento era reciproco, tanto che per ognuno di loro ricordo almeno un episodio che mi fa sempre sorridere. Ci sono poi un paio di momenti che mi sono rimasti impressi nella mente in modo indelebile.Il padre dell’Attivista, che ho conosciuto dopo quasi due anni che ero ufficialmente impegnato con la figlia, la prima volta l’ho visto praticamente di sfuggita. Ero a Cividale del Friuli per un pranzo in compagnia di  amici, e visto che la famiglia dell’Attivista viveva a poca distanza, decidiamo di fare una toccata e fuga. Troviamo il padre sul divano che guarda la tv, quello si alza, mi stringe la mano, e l’unica cosa che mi dice è “hm”. Non ciao, grazie, ti spezzo la schiena o cose simili.  No. Mi ha stretto la mano e ha detto “hm”. E a sentire l’Attivista, è solo perchè gli sono piaciuto, altrimenti non avrebbe detto nemmeno quello.Ma quello che mi è rimasto impresso più di tutti, è stato il padre della mia prima fidanzata ufficiale. Avevo poco più di 20 anni, lei ne aveva 22, e già vivevamo assieme. Dopo quasi un anno di relazione è riuscita finalmente a trascinarmi a casa sua, per farmi conoscere la sua famiglia. Abbiamo pranzato assieme, chiacchierato, mi hanno accolto come un figlio, e quando la sera ce ne siamo andati per tornare a casa nostra per cena, suo padre ci ha accompagnati alla porta. E lì, è successo l’inaspettato.Mentre nessuno della famiglia era in giro e c’eravamo solo noi tre, mi ha guardato negli occhi, mi ha detto che eravamo una gran bella coppia e che ci augurava tanta fortuna. E poi si è commosso. Niente pianti disperati o lacrimoni a pioggia, soltanto un po’ di occhi umidi e la strofinata tipica di quando ti pizzicano gli occhi. Tutti e due gli occhi, per la precisione. Io ero un bravo ragazzo, di buona famiglia, educato, amavo sua figlia, e sua figlia era felice. Quella era la volta buona. Per come la vedo io, ce n’è abbastanza per commuoversi.E invece, l’anno dopo ci siamo lasciati, per tutta una serie di ottimi motivi. Non per ultimo il fatto che era una stronza manipolatrice, e che pur vivendo assieme, quando me la dava tre volte a settimana era un miracolo. A vent’anni, come motivo, pesa. Anche a trenta, se è per quello.Per quanto possa sembrare strano, il pensiero del padre che si commuoveva per la felicità della figlia, e poi io invece la scaricavo, mi è pesato tantissimo. Talmente tanto, che in tutte le relazioni successive, l’idea di andare a conoscere i padri delle mie fidanzate mi era assolutamente inaccettabile. Quella dopo, ci ho messo più di due anni per conoscere la sua famiglia. Perchè in qualità di uomo, mi mettevo nelle vesti di quei poveretti, e non me la sentivo proprio di fare anche a loro un tiro del genere.Uno già si deve sopportare di avere una figlia che canta il karaoke con decine di microfoni di decine di sconosciuti, e come consapevolezza è abbastanza da levare il sonno. Poi, un giorno ti arriva uno che sembra per bene, speri che finalmente tutto questo cantare abbia una fine, magari ti ci affezioni pure, e d’improvviso quello te la scarica. Te la rimanda a cantare il karaoke in giro per locali, con un’altra lunga fila di sconosciuti. Come pensiero, è veramente micidiale, e se posso risparmiarlo a qualcuno è meglio.Che non sarà un granchè, ma è pur sempre qualcosa.