Mr Nice Guy

I drammi orientali


Da tanti anni sono appassionato di cinema, e da ancor più tempo amo la lettura, ma il mio primo amore sono stati i fumetti. Prima gli italiani, poi gli americani, per passare ai manga ed arrivare manhwa coreani e cinesi, che ogni tanto leggo ancora oggi. In tutti questi anni, passando dai fumetti al cinema, ho capito una cosa: nessuno mai ha scritto cose più disperatamente drammatiche degli orientali.Per carità, è da qualche anno che mi sono distaccato sia dal cinema drammatico, che dalle commedie romantiche. Il cinema drammatico mi sembra comunque abbastanza drammatico, e siccome ho già i miei pensieri, se devo guardare qualcosa, preferirei che non mi buttasse giù di morale. Idem con le commedie romantiche, perchè vedere la storia di due che gli va tutto storto fino a quando non va bene, un po’ mi fa girar le balle. A me va tutto bene fino a quando non va storto, quindi mi scoccia.Però, di tanto in tanto, mi capita fra le mani qualche edizione in inglese di un film o di un fumetto orientale, e in quel momento capisco quanto sia profonda la differenza fra il loro ed il nostro concetto di “drammatico”. Fino a quando non si è provato sulla propria pelle, non si può immaginare l’enormità di un dramma orientale. Quello che noi consideriamo drammatico, per loro è una simpatica commedia romantica. Ma roba che “Million dollar baby” sembra un episodio di Peppa Pig.A voler fare i pignoli, la differenza fra una commedia e una tragedia occidentali, è che nella commedia tutto va storto fino a quando non arriva il lieto fine, mentre nella tragedia le cose vanno male, e finiscono peggio. Finiscono in tragedia, per l’appunto. Con qualche sostanziale ma non radicale variazione sul tema, questa cosa ce la portiamo avanti dal tempo dei greci. Sono loro che se la sono inventata così. Nei drammi orientali, funziona diversamente. Quando le cose partono male è uno strazio, e quando partono bene, è uno strazio comunque.Giusto per fare un esempio, basti pensare ad “Old Boy”. Manga giapponese pubblicato fra il 1996 e il 1998, adattato nel 2003 in un film sudcoreano diretto da Park Chan-wook, è stato presentato al festival del cinema di Venezia da Tarantino e ha vinto il Grand Prix a Cannes. Un capolavoro di fumetto, un capolavoro di film, di una tristezza pazzesca e senza speranza. Quest’anno Spike Lee ne ha fatto il remake, ma non è all’altezza né del manga, né dell’originale sudcoreano. Non è abbastanza straziante.Perchè nei drammi occidentali, quando le cose finiscono male, viene amministrata una sorta di giustizia. I colpevoli pagano per le proprie malefatte, il risultato di azioni sbagliate è un inevitabile fallimento, e tutto ciò che era moralmente inaccettabile, viene punito. Insomma, se avevi un giocattolo, te lo levano e ti arrangi, perchè è colpa tua. È una sorta di chiusura, un punto di arrivo, e potenzialmente anche un punto di partenza. Gli orientali invece sostituiscono la giustizia con una particolare perfidia.In un dramma orientale, intanto non è detto che devi aver fatto qualcosa di grosso, per meritarti una sfiga pazzesca. Nel senso che magari un giorno non hai dato la precedenza ad uno stop, e quindi ti sterminano la famiglia. Poi, non è scontato che la fine della storia, implichi necessariamente una conclusione. Non è che avevi un giocattolo, e poi te lo levano. No, gli orientali fanno di peggio. Quando va male, è una disperazione straziante. Ma quando va quasi bene, fanno di peggio. Ti rompono il giocattolo, e te lo ridanno rotto.Il punto è che da una tragedia, alla fine ci si può anche risollevare, soprattutto se tutti i conti sono stati saldati. Ma un giocattolo rotto, anche se provi a ripararlo, rimarrà sempre un giocattolo rotto. Tutto il bene che gli volevi, per quanto ti ci sei affezionato, e tanto non lo puoi riparare come si deve. Ti rimane davanti agli occhi per tutta la vita, a memoria di quell’errore che hai commesso, senza possibilità di salvezza.Non è che alla fine saldi i conti, paghi quello che devi, ti penti e poi ricominci. No, ti tieni il giocattolo rotto, e soffri per il resto dei tuoi giorni. Perchè non c’è niente di peggio di un giocattolo rotto. E questa è la particolare perfidia degli orientali. Ti fanno vedere che certe volte, la sfiga ti prende proprio di mira, e quando le cose devono andare storte, vanno storte fino in fondo, e pure oltre. Che un giorno, magari per un banale errore, tutto quanto va a rotoli, e che persino se fai l’impossibile per sistemare le cose, poi non sanno più come prima.Esattamente come nella realtà.