Mr Nice Guy

Il salsicciotto dell'IKEA


Con gli anni mi sono accorto che andare all’IKEA è come andare a donne. Sulle prime è la grande novità e non faresti altro, poi ti stanca ma è comunque divertente, ed alla fine ti accorgi che vorresti farne a meno, ma sei praticamente costretto. In pratica come attività perde di fascino e diventa una necessità con cui convivere, fino al momento in cui ti accorgi che non ti va proprio. A quel punto, realizzi che l’unica cosa che rende accettabile l’esperienza, è il salsicciotto.Una cosa di cui parlo sorprendentemente poco, nonostante abbia un ruolo importante nella mia vita quotidiana, è il mio rapporto con l’IKEA. Del resto però, parlo anche incredibilmente poco di quello che mangio, di come dormo o di quanto vado in bagno, eppure sono attività a cui fortunatamente mi dedico ogni giorno. Il fatto è che se una cosa ti tocca farla, volente o nolente, poi non è che la voglia di parlarne sia poi così tanta. E sì, che quando sono andato all’IKEA la prima volta, è stata praticamente una rivelazione.Il mio primo rapporto con l’IKEA risale ad una decina di anni fa, a Padova. Quando ci sono entrato la prima volta, in compagnia della fidanzata di allora, mi si è aperto un mondo. Tutto quello che potevi desiderare per la casa, a portata di mano e a prezzi decisamente più economici della concorrenza. Tutto, dai tovaglioli agli armadi, all’IKEA c’era di tutto, e costava tutto la metà. Credo di aver girato praticamente in trance fra pentole, piatti e attrezzi casalinghi per almeno due ore. C’erano cose che non sapevo nemmeno di desiderare, ma di cui assolutamente non potevo fare a meno.La novità, purtroppo, non è durata molto. Nel momento in cui ti sei riempito di carabattole che poi tocca spostare durante un trasloco, già cominci a smadonnare. Quando di casa poi ne cambi più di una, che ogni volta tocca ritornare all’IKEA a comprare le cose che ti mancano, smette di essere un piacere e comincia a diventare una necessità. Per carità, sulle prime è ancora bello giocare ai piccoli arredatori, tuttavia le cose inutili ed economiche te le sei già comprate, per cui andare a far compere, vuol dire lasciarci giù le centinaia di euro. Perchè il set di tre pentole a 15 euro ce l’hai già, ma l’armadio o il mobile del soggiorno hanno un prezzo a 3 cifre.Dopo qualche tempo, inevitabilmente ti stufi pure di giocare al piccolo arredatore. Perchè va bene tutto, ma quando cambi casa ogni due o tre anni, alla fine un po’ ti rompi anche di arredare. Poiché il qui presente Mister ha cambiato 3 case soltanto nel periodo in cui ha aperto questo blog, è facile capire come anche la smania dell’arredamento gli sia bella che passata. Ma pure da un pezzo. Quindi all’IKEA ci vai perchè devi, e vai lì perchè è più economico. Insomma, quando vivi da solo, a certe cose ci fai attenzione.Con gli anni però, alcune cose hanno cominciato a pesarmi particolarmente. Prima su tutte, la calca. Se all’IKEA ci vai di sabato o di domenica, dalle 9 di mattina alle 9 di sera è una lotta a spintoni. Trovare parcheggio, poi, è complicato come chiamare un idraulico a ferragosto. Già la confusione mi mette a disagio, che non sopporto la gente, figuriamoci andarmi ad infilare in un posto stipato come un pollaio. Così ho cominciato a usare soluzioni alternative. Nell’impossibilità di andarci la sera durante la settimana, ho cominciato ad andarci all’ora di pranzo. Mentre tutti si ingozzano al ristorante, io faccio gli acquisti, pago e mi defilo.Alla fine però, anche andarci accompagnato  dalla fidanzata si è rivelato rischioso. In piena crisi ipoglicemica, nella calca più rumorosa, con la prospettiva di spendere centinaia di euro per mobili che tocca trasportare e montare a mano, andarci con la donna era una litigata garantita. Così, ho cominciato ad andarci da solo. La prima volta che l’ho fatto, con gli zuccheri sotto le scarpe, alleggerito di 300 euro, con la prospettiva di un’altra faticaccia fra carico, scarico e montaggio tutto da solo, è stata drammatica. Ma anche rivelatoria.Ero lì con fame ed umore a tinte fosche, e ho capito che senza mettere qualcosa nello stomaco non sarei andato da nessuna parte, figuriamoci caricare i mobili e risalire in macchina. Così mi sono fermato al fast food appena fuori le casse. Due euro per bibita e hot dog. In pratica una bevanda chimica e un salsicciotto costituito in parti uguali da grassi di origine petrolifera e scarti di lavorazioni edili, dentro un panino a base di farina sintetica. Il tutto, farcito con salsa ai conservanti. Pessimo, praticamente grassi e zuccheri per l’80% del totale. Però mi è arrivata una botta di zuccheri al cervello, che mi ha rimesso in piedi. I due euro meglio spesi di tutta la mia vita.Da quel giorno, ogni volta che vado all’IKEA, terminati gli acquisti faccio tappa al fast food e mi mangio quell’orrore a due euro con tessera Family. Tra l’altro, sono ragionevolmente convinto che di carne lì dentro non ce ne sia, per cui lo potrebbe mangiare anche un vegano. Però quella roba ha il miracoloso potere di ridarmi il minimo di energie necessarie per caricare la macchina e arrivare sano e salvo fino a casa. Che costi solo due euro, poi, è quasi una benedizione. Ti fa riflettere sull’importanza dei salsicciotti. Così la settimana scorsa sono andato all’IKEA, ho comprato il letto, e mentre mi mangiavo quel salsicciotto orripilante ho fatto una considerazione molto semplice.Non importa dove o quando, il salsicciotto ha sempre il suo perchè.