Mr Nice Guy

La crisi dei trent'anni


In merito alle crisi d’identità che vengono affrontate dagli uomini, ci si riferisce sempre alla crisi di mezza età, e ci si dimentica invece con regolare costanza della crisi dei trent’anni. Crisi che colpisce tutti gli uomini a partire dai 29 anni, e che costringe ad una importante riflessione sulla propria vita. E pensare che tutto comincia per una banalissima questione di definizioni: a trent’anni, molto semplicemente non sei più “un ragazzo”, ma sei ufficialmente “un uomo”.È incredibile come pensare a se stessi in veste di “uomini” possa cambiare così radicalmente il modo che si ha di vedere le cose, i progetti e le relazioni che ci circondano, ma tant’è, accade. E a chi non è accaduto, chi ha passato i 29 anni e poi i 30 senza battere ciglio e senza accorgersi di nulla, fatemelo dire, manca la minima maturità necessaria per affrontare la vita. Donnine, chiedete ai vostri morosi se hanno avuto la crisi dei trent’anni: se vi rispondono di no, girate al largo. Adesso che ho 31 anni posso dire di aver superato la crisi, ma devo ammettere con molta umiltà che quando è toccato a me, sono stato colpito molto duramente. Di mio ho sempre percepito con una certa intensità il passare degli anni, e mi piace pensare che sia per un senso della responsabilità particolarmente sviluppato, più che per il timore di invecchiare. Ricordo che i 21 anni mi sono pesati parecchio, la vecchia maturità legale, l’età minima per votare al Senato, per non parlare poi dei 25, il famoso “quarto di secolo”, quando ti accorgi che non sei più un ragazzino nemmeno per sbaglio. Ma quando ho toccato i 29, e poi i 30, non si è trattato più di “peso” degli anni. A trent’anni, volente o nolente, fai un mezzo bilancio della tua vita.Con buona pace di Padoa Schioppa, che ci definisce “bamboccioni”, io son 10 anni e passa che vivo fuori di casa, e tutto mi sento, tranne che uno con la sindrome di Peter Pan. Eppure quando ho compiuto 29 anni nella mia testa sono apparse le fatidiche domande pre-crisi:Cosa ho combinato nella mia vita?Sono soddisfatto di quello che sono diventato?Cosa mi aspetta nel futuro?Dove mi vedo fra 5 anni?Senza annoiarvi con tutte le considerazioni del caso, vi posso dire che alla fine per la questione età anagrafica, per la sensazione di “vecchiaia”, me la sono sbrigata in maniera abbastanza furbesca, al punto che sono molto più contento adesso che ho 31 anni rispetto a quando ne avevo 29. Sul motivo, è semplicissimo: ho realizzato che prima ero un ragazzo vecchio, mentre adesso sono un uomo giovane. Che pare una cazzata, ma fino ad un certo punto.La questione domande esistenziali, invece, è coincisa con un periodo di cambiamenti abbastanza radicali sul piano relazionale, per cui non me la sono cavata tanto in fretta. Per chi non si ricordasse le peripezie erotico-sentimentali del vostro Bravo Ragazzo preferito, vi basti sapere che a 29 anni dovevo sposarmi e mettere su casa e famiglia, e a 30 ero single. Come risultato, diciamo che l’immagine che ho del mio prossimo futuro riguarda più me come persona, che me come padre di famiglia.Tanto per farvi capire cosa intendo, l’altro giorno ero in macchina col Barba, 26 anni, fidanzatissimo, e che mi ricorda un sacco com’ero io alla sua età. Si parlava di lavoro e di progetti per il futuro, e ad un certo punto gli ho domandato: “ Ad esempio, tu dove ti vedi fra 5 anni?”. Lui mi ha risposto che si vede sposato, con casa propria e mutuo a corredo, magari con un figlioletto urlante e sbavante in giro per casa. Nella mia testa ho aggiunto giardino con altalena, cane, due gatti e station wagon nel vialetto.Quando mi ha chiesto dove mi vedessi io, gli ho risposto in maniera estremamente sintetica, distillando in poche parole il frutto di quasi tre anni di riflessione: “in una macchina più bella, con un appartamento più grande ed uno stipendio migliore”.