Inutile che stiamo qui a raccontarcela, le donne hanno sempre saputo che c’è un solo metodo valido per avere una relazione serena, sicura e magari anche soddisfacente con un uomo: la manipolazione.Dalla notte dei tempi, le donne hanno sempre cercato, e cercheranno sempre, di manipolare il loro uomo perché faccia, pensi e si comporti come vogliono loro. Questo atteggiamento nella preistoria era l’arma di sopravvivenza del genere femminile, che doveva dipendere in gran parte dall’uomo cacciatore, e per quanto non più necessario a tutt’oggi, si rivela ugualmente uno degli sport più diffusi, con quasi il 50% della popolazione mondiale di praticanti.Il sistema di manipolazione più efficace fino a qualche tempo fa è stata la pura e semplice disponibilità sessuale. Attraverso un pratico sistema di premi e punizioni, un uomo poteva essere comodamente addestrato a compiere praticamente qualsiasi cosa, fino a giungere al vero e proprio zerbinaggio. Molto semplicemente, ad una donna bastava concedersi come premio, e negarsi come punizione, e in poco tempo il gioco era fatto.Fortunatamente la rivoluzione sessuale ha migliorato la situazione per il genere maschile, creando un provvidenziale aumento dell’offerta. Da quando per ogni donna che non vuole più fare le capriole sul letto ce ne sono altre due, pronte a fare un doppio salto mortale carpiato in cucina, sul divano, sulla lavatrice e magari anche sul pavimento del garage, l’arma della disponibilità sessuale ha perso gran parte della sua efficacia.Ecco allora emergere metodi di manipolazione più sottili, ma non per questo meno efficaci. Il primo è il sempre ottimo metodo dello “svestimento”, e il secondo, ben più infido e per questo micidiale, sono le lacrime.Ricerche scientifiche hanno dimostrato che un uomo medio, posto al cospetto di un esemplare femminile, perde 1 punto di QI (quoziente intellettivo) ogni centimetro quadrato di pelle esposta, e 10 punti di QI per ogni taglia di reggiseno. Fatti due conti, si arriva rapidamente a capire come mai, al cospetto di donne procaci e poco vestite, gli uomini dimostrino inevitabilmente il quoziente intellettivo di una noce di cocco e la prontezza di riflessi di un bradipo sotto sedativi. In quel caso, più che di manipolazione in senso stretto, si parla più appropriatamente di “circonvenzione di incapace”.Fortunatamente, anche in questo caso il progresso dei media è venuto incontro al genere maschile, creando una sovraesposizione di corpi femminili, dalla televisione ai cartelloni pubblicitari, desensibilizzando almeno in parte il maschio medio dal potere ipnotico della pelle scoperta.Per quanto riguarda le lacrime, invece, la questione è particolarmente delicata. Il principio fondamentale di funzionamento delle lacrime ad uso manipolatorio risiede nell’effetto combinato di due istinti fondamentali tipicamente maschili: il pericolosissimo senso di protezione, e il micidiale senso di colpa.Il primo modo in cui una donna può sfruttare le lacrime è sostanzialmente facendo leva sull’innato istinto di protezione che gli uomini hanno verso le donne. Anche questo un retaggio preistorico, si rivela un’incredibile arma a doppio taglio in tempi moderni, e alla più piccola richiesta di aiuto lacrimoso, la quasi totalità degli uomini sarà alla completa mercè di una donna.Il secondo modo è più sottile, ma non per questo meno efficace. Essendo stato educato a non piangere mai, ad esclusione delle occasioni assolutamente eccezionali, quali cataclismi o morte dei familiari, l’uomo medio associa le lacrime ad una sensazione di assoluta impotenza e ad uno stato emotivo di intensità insopportabile. Anche se è razionalmente consapevole del fatto che le donne piangono anche se si rompono un tacco, la sola vista delle lacrime è in grado di evocare in lui quelle sensazioni. A quel punto, basta convincere un uomo di esserne il responsabile, ed un senso di colpa di dimensioni colossali si abbatterà su di lui, privandolo della più minima autonomia.Sfortunatamente, non esistono ancora dei sistemi efficaci e affidabili per resistere alla manipolazione a mezzo pianto, anche se sono allo studio due sistemi di resistenza passiva:- recitare a memoria le formazioni delle nazionali italiane dall’82 al 2006- canticchiare mentalmente “cara ti amo” di Elio e le storie tese