Time For Heroes

TO THE MAN WITH THE CHILD IN HIS EYES


Il mio gomito destro poggiava sul vecchio tavolino rotondo bianco e arrugginito e bagnatodall'acqua di mare, la mano a reggere la tempiae gli occhi a non guardare altroveperche non era altrove che si trovavano i tuoi.Denti ed il loro rumore sul vetro sottiledel bicchiere ancora bagnato di vodka,ed un gioco infantile,dimentichi entrambi di voci e facce ormai lontane,di cortili nei quali mai ci siamo incontrati.Ho visto l'acqua di mare, seduti al tavolino,schizzare per dispetto sulle tue gia' tremantiginocchia ed i tuoi sorrisi di traversoe senza muovere le labbra hai dettoSei tu che illumini le stelleti ho vista farlo staserati guardo da sempree se io restassi tu dimenticheresti tutto il restoe quale altra notte poi regalerebbe diamanticome questa?Sapevo che te ne andavi, con tutta la tristezza che accompagnaogni abbandono.Se ne fossi capace, farei a pezzi la mia animaper poterne tirar fuori il meglioper poter darlo via...e non vedere mai piu' questo marene' nella realta' ne' nei miei sogni piu' inquieti,non doverlo mai piu' ascoltare.Ma tu eri gia' altrove,ben oltre quello che avrei mai potuto sentire.Oltre quest'aria profumata di sale e buganvillee.Eppure le tue ginocchia tremanti erano ancora lė ad urtare le mie sotto il tavolino rotondo bianco macchiato di ruggine,ancora li' a raccontare malinconiche storie di rimpianti.E ti guardavo tremare e mi faceva sorriderecredevo tu venissi dal nord, credevo che al nord facesse sempre freddodissi ridendo,il freddo proveniente dal mare e' forse diverso?ed i tuoi occhi sporchi e azzurri e salatitrasalirono sei accecata dai luoghi comuni proprio come tutti quelli della tua razza,si limitarono a precisare.Fu una notte limpida quella,chiara e senza domani,ed io con te,l'afferrammo tutta,senza fretta,senza alcun affanno.