Schegge di vetro

Post N° 11


Futuro Ogni tanto mi capita di pensare che, tutto sommato, mi piacerebbe avere un pargolo che gira per casa. Un piccolo frugolo che frigna, si lamenta, chiede il perché di mille cose e non mi lascia il tempo di pensare a null’altro che a lui (o a lei, è uguale). Anzi, molto spesso mi capita anche di desiderarlo. Poi, esaurite le visioni più o meno poetiche del tenero essere, mi assalgono un miliardo di paure che, per motivi di spazio, non posso elencare in queste poche righe. Quella fondamentale, è quella di non essere all’altezza, di aver accumulato un enorme ritardo e che, se e quando verrà, ci separeranno delle ere geologiche e non soltanto pochi lustri. A puro titolo di esempio, valgano le considerazioni sulla capacità stimata di essergli, in qualche modo, “maestro”. Quanti sono i perché che mi verranno posti ai quali mi troverò non impreparato, ma impossibilitato a rispondere? Tra le prospettive fortemente spaventevoli ci sono quelle delle migliorie tecnologiche. Mi atterriscono alcune “allucinazioni” che, probabilmente, sono destinate a divenire una fosca realtà. Oggi la mia casetta, che non è una capanna del neolitico, assomiglia moltissimo alla plancia dell’Enterprise con luci, pulsanti, apparecchi vari di cui conosco il 5% delle funzioni, tutti sardonicamente occhieggianti e fieri del loro sottoutilizzo. Faccio ridere la folla quando estraggo il mio cellulare che, udite! udite!, fa semplicemente da telefono e non è abilitato a fare foto, filmati, non masterizza, non suona polifonico, non fa il caffè e, molto spesso, non mi dice nemmeno chi chiama.Domani, mentre io cercherò di seguire affannosamente il passo del progresso, mi vedrò tornare a casa una specie di Matrix Reloaded, un figlio mezzo umano e mezzo macchina, tutto interconnesso e grondante fili al punto che non so nemmeno se riuscirò a riconoscerne i connotati, al quale sarò io a chiedere come funziona quel cazzo di telecomando tipo carta di credito che non riconosce la mia voce e non vuol saperne di cambiare canale. Lui, con aria compassionevole, mi dirà che funziona solo se parlo allo strumento fissando contemporaneamente lo schermo nel punto predefinito, ma che, in ogni caso, se non si fa il download della lista della spesa ordinata dal frigorifero, non c’è speranza che lo schermo alla neurite accetti il comando. Io mi sentirò una merda e gli dirò che ha ragione, che non ci avevo pensato, lo ringrazierò odiandolo un poco. La paura è quella che non sarò capace di vincere la voglia di mandarlo affanculo e di pensare :”Ti voglio bene”.Mthrandir