Schegge di vetro

Post N° 23


Mala tempora currunt “….se un professore cerca di strappare il telefonino a una studentessa [..omissis….] che si rifiuta di spegnerlo durante le lezioni è colpevole di tentata violenza privata e va condannato a una multa e al pagamento delle spese processuali, oltre che al possibile risarcimento danni per la «sensazione dolorifica» che la povera ha avvertito mentre quel bruto le toccava il polso, tirandole inavvertitamente un piercing.” Estratto dell’articolo di Massimo Gramellini – La Stampa Web. Rieccomi sul blog nelle vesti di Catone il Censore per prendere dalla realtà ciò che la fantasia non riesce neanche lontanamente ad immaginare. La Corte di Cassazione, e non un circolo di buontemponi che hanno esagerato con il beaujolet, ha condannato un professore che insegna in una scuola di Lecco per aver proditoriamente aggredito una giovine fanciulla intenta a coltivare sane relazioni sociali a distanza durante le ore di lezione tramite telefono cellulare. Il sadico avrebbe tentato di strapparle l’appendice auricolare ricorrendo alla violenza, fino al punto di provocarle un indicibile dolore causato dalla trazione di un piercing.Fantastico! Quando mi capita di imbattermi in queste situazioni, il mio proverbiale aplomb rischia di cedere alla tentazione di dedicarmi anima e corpo alla lotta armata. Poi, la pigrizia ha il sopravvento e mi rifugio al calduccio del grottesco. Non voglio fare considerazioni moralistiche sulla decisione di molti genitori di dotare la propria eredità genetica di questo strumento fin dai primi mesi di vita, perché, in fin dei conti, negare ad un neonato l’accesso alle nuove tecnologie è una barbarie inaccettabile. Tanto più lo è se l’atto di privazione riguarda una tenera verginella ormai giunta nell’età della piena consapevolezza. Del resto, come si potrebbe richiedere ad una tale mente di privarsi del contatto sociale solo perché questo Stato di Polizia la obbliga a trascorrere tutto questo inutile tempo a scuola?Tuttavia, mi concedo il lusso di fare alcune considerazioni.La prima è che la ragazzetta (mi farà causa per averla definita con il vezzeggiativo?) dimostra di aver ereditato dai genitori almeno una dote: la stupidità. Se per questa disputa si è arrivati in Cassazione, posso dedurre che papy e mamy abbiano supportato e condiviso l’azione della figliola e, perciò, abbiano dimostrato di condividere anche l’uso del telefono durante le ore di lezione. Solo per questo, dovrebbero affidare il giovane genio ai servizi sociali e sottrarla agli umanoidi che, attualmente, la ospitano tra quattro mura.La seconda riguarda il professore: perché continuare a lottare contro i mulini a vento in un paese che perde tempo a sostituire il nome “Gesù” con un nome più “neutro” nei Canti di Natale (non sono cattolico, ma l’iniziativa ha un suo fascino) invece di dedicarsi a cose più ragionevoli? A questo disgraziato va tutta la mia compassione perché si è dimostrato un autentico dinosauro: la modernità, l’apertura mentale, l’approccio con le nuove generazioni non segue più le regole che hanno governato il suo mondo antico. Ai tempi in cui io andavo alle superiori, i miei genitori partivano da un assunto di base: se a scuola si lamentavano del mio comportamento, io dovevo dimostrare di essere innocente. Avevano ragione, non perché fossi un terrorista (beh, dai, lo ammetto, ma solo qualche volta….), ma perché avevo l’età che avevo e le capacità di analisi tipica della mia età (di allora, maliziosi). Oggi non siamo nemmeno all’opposto (non basta al professore dimostrare di essere innocente), ma oltre, su una coordinata cartesiana non contemplata dalla comune geometria (anche di fronte ad una palese fesseria della figlia, si va in Cassazione).La terza riguarda i giudici. Non sono un tecnico del diritto e non dubito che, in senso stretto, costoro abbiano applicato la Legge. Se partiamo da qui, derivano almeno un paio di riflessioni. La Legge ha qualche lacuna (oggi mi sento buono) e il buon senso ha abbandonato il nostro Paese. Se vivessimo in un Paese normale, i giudici sarebbero stati internati in apposite strutture sanitarie in compagnia dei genitori della signorina.La quarta è per l’avvocato difensore della ragazza: è un genio. Esigo l’indirizzo di questo professionista perché, un domani, potrebbe farmi comodo. Con Lui al mio fianco, mi sentirei onnipotente e potrei anche ripensare ai propositi rivoluzionari di cui sopra.L’ultima, e ho finito, è per la giovane lecchese di belle speranze. Non è una riflessione, ma un caldo invito. Arriverà il giorno in cui sentirà forte il desiderio di maternità: ecco, quando le capiterà, spero che scelga di passare una tranquilla serata davanti al “Grande Fratello”. Ebbene, ne sono sicuro, mi ascolterà, ma trombando sul divano con il suo attuale (o futuro) homo erectus. Aveva ragione Longanesi: la madre dei cretini è sempre in attesa…. Mthrandir