Schegge di vetro

Post N° 38


FISCHIA IL VENTOFischia il vento, infuria la bufera,scarpe rotte eppur bisogna andar,a conquistare la rossa primaveradove sorge il sol dell'avvenir.Così inizia uno dei più famosi canti partigiani. Ho scelto questo non solo perché è uno di più noti, ma anche perché il testo è emblematico per capire cosa fu, in realtà (almeno per quanto riguarda il Triangolo della Morte), la celebranda “Resistenza”. Oggi, sessantesimo anniversario della Liberazione, qualcuno la intonerà di nuovo e migliaia di vittime della barbarie organizzata da questi galantuomini verranno uccise di nuovo.In Emilia Romagna la Resistenza fu prevalentemente un affaire privato del Partito Comunista, sebbene protetto dall’aura di ecumenismo dei vari CLN. Il PCI era, di fatto, l’unico partito che possedesse un’organizzazione tale da consentirgli, dopo l’8 settembre, di passare dai propositi ai “fatti”.  Non era un gruppo numeroso, ma determinato, fedele e rigidamente gerarchizzato. Le strategie decise a livello nazionale venivano scrupolosamente attuate dai rappresentanti locali, o nella veste di responsabili militari o in quella più “sovietica” dei Commissari Politici. Poiché si presentava un’occasione ghiotta, il PCI decise che si poteva tentare il colpo di mano sfruttando il vuoto lasciato dalla caduta del fascismo. All’inizio i vertici sperarono in una sollevazione popolare “spontanea”, ma  si resero conto da subito che gli Italiani di rivoluzioni non ne volevano sapere. Bastava ed avanzava quella “permanente” tinta di nero che era appena finita. La strategia cambiò, quindi, e si decise che se gli Italiani non erano abbastanza furenti da rivoltarsi, la loro rabbia andasse in qualche modo provocata. Per farlo, occorreva scatenare le forze nazifasciste in qualche modo: e il modo fu identificato nella feroce pratica della rappresaglia. In sostanza, occorreva passare dal sabotaggio (era la tecnica dei Fratelli Cervi) a quella dell’agguato di sangue. Per fare il “salto di qualità” occorrevano alcuni requisiti: bande organizzate e bene armate composte di gente con pochissimi scrupoli (o punti), opera di indottrinamento continua per acquisire alla causa politica i componenti delle bande, isolamento o, se insufficiente, eliminazione delle opposizioni, specie quelle “interne”.L’agguato e l’omicidio (non solo diretti a membri della RSI o a militari italiani e tedeschi, ma anche contro funzionari, civili, sospetti e presunte spie), quindi, non furono opera di pochi “compagni che sbagliavano”, ma un sistema. Lo impararono presto i Fratelli Cervi, contrari ad azioni contro le persone, prima blanditi, poi isolati e, infine, “giustiziati” dai loro presunti compagni. Qualcuno storcerà il naso, perché, formalmente, i Cervi furono presi e fucilati dai fascisti (28 dicembre 1943). Curiosa coincidenza, tra chi progettò l’operazione di arresto dei Cervi c’era niente meno che il Capitano Riccardo Cocconi, una cui parente aveva appena scacciato dal Tagliavino (podere di proprietà della Famiglia Cocconi) un “distaccamento” della banda dei Cervi costringendo il gruppo a tornare ai Campi Rossi bruciando loro ogni possibilità di fuga (le “case di latitanza” del Partito li avevano respinti da tempo). Cocconi tornerà alla ribalta solo qualche settimana dopo, in montagna, con il nome di “MIRO”. Se “MIRO” (a Montefiorino faceva il “giudice”), infiltrato del PCI in ambiente fascista già dal settembre ’43 eseguì l’ordine, questo lo preparò “DAVIDE” (Osvaldo Poppi) assieme a “TITO”, "D'ALBERTO" e “EROS” (o “DURI”, Didimo Ferrari, famigerato comandante della 37sima GAP, di cui, a Reggio Emilia, si ricordano i metodi di sfoltimento dei prigionieri al carcere dei Servi con ribrezzo).Per chi è dubbioso, valga questa affermazione di “DAVIDE” che illustra il metodo di “selezione” dei comandanti: ”Alla fine risolsi il problema in modo molto semplice. Resosi inutile il mio tentativo di chiamare giù Rossi, – operaio al comando di un gruppo non allineato (n.d.a.) – che indubbiamente era un uomo di coraggio, offrendogli di comandare i GAP di pianura, mancata ogni possibilità di recupero dell’individuo, allora spinsi altri elementi dei nostri ad eliminarlo”. Il “metodo Rossi” divenne piuttosto famoso e praticato. “DAVIDE” era Commissario politico del PCI, non una mezza tacca, e svolse la sua opera con tale diligenza che riuscì a convincere i dirigenti responsabili del PCI (ma non fece fatica) che metodi spicci e bagni di sangue si potevano iniziare anche con il contributo di banditi e delinquenti, in seguito da plasmare ed elevare all'ideologia del radioso avvenire. Per i suoi scopi, non esitò a reclutare gente come Nello Pini (“NELLO”), un delinquente comune, ma che aveva “fegato”. “NELLO”, che fu lasciato libero di sfogare le sue tendenze criminali, almeno all’inizio (torture di prigionieri, esecuzioni sommarie, ecc.), fu poi fucilato dai suoi stessi compagni dopo essere stato obbligato a scavarsi la fossa con le sue mani. Ma di “eroi”, la storia della Resistenza è piena: “MARCELLO”, la cui polizia partigiana di Gombola era nota come “Ghepeù”, “OMAR” (Umberto Bisi), noto, tra le altre, per la strage delle “case rosse” durante la quale uccise 7 persone (un uomo e 6 donne, una delle quali ottantenne e paralitica) nonché “custode” e gestore delle carceri carpigiane – per questi atti di valore, fu insignito della medaglia d’oro al “valor militare” nel 1991 – i fratelli BARBOLINI, particolarmente apprezzati per lo scrupolo con cui eliminavano prigionieri e feriti e via di questo passo.La faccio breve: tra il 19 settembre 1943 e il 4 giugno 1949, le vittime della politica della strage nel cosiddetto Triangolo Rosso (o Triangolo della Morte) ammontano a quasi 6.000 unità, delle quali poco meno di 4.000 identificate con certezza e il resto rinvenuto in diverse località all’interno di fosse comuni . Per chi volesse trovare ponderosa documentazione sull’argomento, consiglio la lettura de: “Il triangolo della morte”, G. & P. Pisanò, Editore Mursia, ISBN 88-425-2411-5.Cessa il vento, calma è la bufera,torna a casa fiero il partigianSventolando la rossa sua bandiera;vittoriosi e alfin liberi siam.Buon 25 aprile.Che sbadato, quasi dimenticavo: la Liberazione fu opera degli angloamericani. I Partigiani furono di utilità militare insignificante, strategicamente quasi dannosi e tatticamente superflui. Oggi, non ci saranno nè bandiere a stelle e striscie e nemmeno union jacks. Solo rosse (che non vanno più di moda nemmeno oltre la ex cortina).Mthrandir