Schegge di vetro

DIES IRI (4)


(Quarta puntata – Ei fu! Siccome “immobile”…)Una vicenda poco conosciuta dei passati successi dell’Aquila di Scandiano riguarda la tenuta “Maccarese” che (siamo nel 1993) appartiene all’IRI da circa settant’anni. Si tratta  di 3.200 – 3.500 ettari di proprietà sparsi nell’agro romano all’interno dei quali trovano alloggio, tra altre cose, un paio di castelli (quello di San Giorgio dei Rospigliosi è del ‘300), una riserva naturale gestita dal WWF e un centro di ricerca biotecnica. L’amena tenuta desta l’attenzione del “privatizzatore” perché, oltre ai nidi di quaglie, la tenuta “ospita” quasi un milione di metri cubi edificabili e c’è aria di affarone. Evidentemente, non per l’IRI perché oramai è chiaro che il Professore sta procedendo alla progressiva spoliazione dell’Ente e va regalando a ritta e a manca ciò che viene richiesto. Nel caso di Maccarese le richieste si sprecano e provengono un po’ da tutte le parti, specie perché a livello internazionale le quaglie sono amatissime e i loro destini hanno intenerito moltissime società immobiliari. A testimonianza di questa smisurata passione, che coinvolge anche le società di consulenza, si raggiunge un parere concorde nel ritenere che il valore della proprietà non sia inferiore a 300 miliardi. Ovviamente, Prodi apre immediatamente un’asta pubblica (ahahahahah, c’eravate cascati eh?). No, non scherziamo. L’Aquila di Scandiano, che alla noia delle aste continua a preferire la snellezza operativa degli accordi privati, vende tutto ai Gabellieri (già il nome….), che sono imprenditori del settore. A quanto? Beh, se vale almeno 300 miliardi vuoi non fare uno sconticino? E’ presto fatto: cifra finale 31 miliardi. Sotto la bandiera dell’indignazione per le paventate future speculazioni edilizie, sinistra e sindacati insorgono contestando la vendita, le denunce si sprecano e si comincia anche a parlare di tangenti (stavolta, sarebbero 120 miliardi variamente distribuiti). Tanto tuonò che piovve e, subito dopo l’arrivo nelle casse IRI del bonifico dei Gabellieri, un pretore blocca tutto. I palazzinari chiedono la restituzione dei danari, ma li ottengono solo nel 1996 quando, entrati in crisi finanziaria, hanno già perso anche la camicia. Poco male. Le acque si calmano e Prodi torna alla carica, ma stavolta più determinato che mai a tagliare il traguardo. Per fare le cose per benino, l’Aquila di Scandiano interessa Geronzi (a volte ritornano) che ha già beneficiato del gentile omaggio del Santo Spirito, per trovare acquirenti. Un altro lavoro estremamente “faticoso”. Si presentano in molti a questa messinscena, ma alcuni hanno già in mano l’Asso di Briscola. Caltagirone è quello che fa l’offerta migliore mettendo sul piatto 300 miliardi sebbene la nuova valutazione del complesso sia lievitata a 500. I titolari dell’asso di briscola si risentono: “ma come, cazzo!, avevamo stabilito 200 e via a casa….”. I nostri giocatori col trucco sono i Benetton (anche loro tra i gratificati dall’Aquilotto con GS supermercati e Autogrill, ma se ne disquisirà più avanti). Prodi non si demoralizza e aspetta. Aspetta fino al 1998 quando da Presidente del Consiglio, con il classico colpo di mano alla sua maniera, trova un velocissimo accordo con i Benetton e regala definitivamente tutto a 93 miliardi: 207 in meno della prima valutazione (e dell'offerta di Caltagirone, 407 in meno dell’ultima. Ancora proteste e sollevazioni, ma i Benetton sono gli amici giusti. Il centro destra, assieme alle quaglie e all’intero Paese la prende in saccoccia ancora una volta. Vien da pensare che sia davvero uno che ce la può fare……Mthrandir(Nella foto, quel che resta delle quaglie di Maccarese)