Pensieri nel vento

Facendo finta che ti credo


Così ogni giorno dopo il corso amo raggiungere quella panchina prima di rientrare a casa,il solo angolo di mondo dove mi sento completamente sola e al tempo stesso in sintonia con l'universo intero;non mi disturba il vociare dei bimbi nel parco poco distante ed anzi, solletica la mia energia, scompaiono quando prendo il mio quadernetto saturo,la mia matita smunta e scrivo. A dire il vero non sono molto ispirata ultimamente e strappo pagine su pagine, c'è un uomo che mi fissa da lontano, fuma la pipa, sarà un maniaco oppure uno che non ha niente da fare, lo ignoro e abbozzo qualche parola stantia, sempre le stesse, mi annoio da sola per quanto son pesante,ma non rinuncio a scrivere, è il mio aereoplano per le stelle, il mio lasciapassare dentro sogni che non saranno mai realtà, è il mio niente ed il mio tutto, è ciò che ho e non vi rinuncio. L'uomo mi si avvicina con passò tanto felpato che non me ne rendo conto finché non mi è di fronte, siede a terra di fronte a me e mi fissa senza dire una parola. Lo guardo di sottecchi, decido di ignorarlo pensando sia un pazzo e sperando vada via presto, continuo a scrivere o meglio a fare finta perché il suo sguardo intenso mi imbarazza.D'un tratto le parole li dentro alla mia testa diventano complesse, elaborate, di alcune non conosco il senso, smetto di scriverle temendo lui possa leggermi il pensiero, che sciocca, mi fa sentire nuda come se mi fissasse il cuore ed il cervello. Volto la pagina e prendo a scarabocchiare qualcosa che non so, è un volto, è il suo. Decido di mostrarglielo visto che resta li e lo guardo,lui sta fissando la matita in quel momento ed io capisco, sento, che vede quello che è davvero, la mia bacchetta magica, guarda il quaderno e vede la sfera di cristallo che mi regala tutte le vite che non potrei mai vivere, tutte quelle che voglio e che riesco a immaginare, lui sa, comprende cose che impiegherei milioni di anni luce per spiegare a chiunque altro e senza certo risultato di riuscita. M'indebolisco dinanzi a tanta inconsuetudine, si allentano le mani e la matita cade a terra, entrambi ci allunghiamo a prenderla e finalmente i nostri sguardi s'incrociano, così vicini, i suoi occhi diventan come trasparenti e sento che anche i miei, siam fusi l'uno dentro l'altro, in una simbiosi perfetta tra ciò che siamo e ciò che non saremo mai, gli chiedo "Chi sei?" Lui socchiude le labbra come volesse rispondermi ma poi non dice niente,capisco che qualsiasi nome sarebbe inadeguato, poi prende la matita e se la ficca in tasca, si alza e dice "La serberò per te, per quando sarai pronta a scrivere davvero".Il buio della sera incombe e lo cancella mentre lo guardo allontanarsi incredula, poi guardo la mia mano e la matita è misteriosamente li, tra le mie dita, decido di rientrare, la luce non è già più adeguata, ma la mia mano come in preda ad un controllo che non mi appartiene gira un foglio ancora e scrive " Sono lo specchio della tua anima, prendo la luce che mi dai e poi te la restituisco".