Post n°104 pubblicato il 03 Novembre 2019 da barbaramente
Così ogni giorno dopo il corso amo raggiungere quella panchina prima di rientrare a casa, il solo angolo di mondo dove mi sento completamente sola e al tempo stesso in sintonia con l'universo intero; non mi disturba il vociare dei bimbi nel parco poco distante ed anzi, solletica la mia energia, scompaiono quando prendo il mio quadernetto saturo, la mia matita smunta e scrivo. A dire il vero non sono molto ispirata ultimamente e strappo pagine su pagine, c'è un uomo che mi fissa da lontano, fuma la pipa, sarà un maniaco oppure uno che non ha niente da fare, lo ignoro e abbozzo qualche parola stantia, sempre le stesse, mi annoio da sola per quanto son pesante, ma non rinuncio a scrivere, è il mio aereoplano per le stelle, il mio lasciapassare dentro sogni che non saranno mai realtà, è il mio niente ed il mio tutto, è ciò che ho e non vi rinuncio. L'uomo mi si avvicina con passò tanto felpato che non me ne rendo conto finché non mi è di fronte, siede a terra di fronte a me e mi fissa senza dire una parola. Lo guardo di sottecchi, decido di ignorarlo pensando sia un pazzo e sperando vada via presto, continuo a scrivere o meglio a fare finta perché il suo sguardo intenso mi imbarazza. D'un tratto le parole li dentro alla mia testa diventano complesse, elaborate, di alcune non conosco il senso, smetto di scriverle temendo lui possa leggermi il pensiero, che sciocca, mi fa sentire nuda come se mi fissasse il cuore ed il cervello. Volto la pagina e prendo a scarabocchiare qualcosa che non so, è un volto, è il suo. Decido di mostrarglielo visto che resta li e lo guardo, lui sta fissando la matita in quel momento ed io capisco, sento, che vede quello che è davvero, la mia bacchetta magica, guarda il quaderno e vede la sfera di cristallo che mi regala tutte le vite che non potrei mai vivere, tutte quelle che voglio e che riesco a immaginare, lui sa, comprende cose che impiegherei milioni di anni luce per spiegare a chiunque altro e senza certo risultato di riuscita. M'indebolisco dinanzi a tanta inconsuetudine, si allentano le mani e la matita cade a terra, entrambi ci allunghiamo a prenderla e finalmente i nostri sguardi s'incrociano, così vicini, i suoi occhi diventan come trasparenti e sento che anche i miei, siam fusi l'uno dentro l'altro, in una simbiosi perfetta tra ciò che siamo e ciò che non saremo mai, gli chiedo "Chi sei?" Lui socchiude le labbra come volesse rispondermi ma poi non dice niente, capisco che qualsiasi nome sarebbe inadeguato, poi prende la matita e se la ficca in tasca, si alza e dice "La serberò per te, per quando sarai pronta a scrivere davvero". Il buio della sera incombe e lo cancella mentre lo guardo allontanarsi incredula, poi guardo la mia mano e la matita è misteriosamente li, tra le mie dita, decido di rientrare, la luce non è già più adeguata, ma la mia mano come in preda ad un controllo che non mi appartiene gira un foglio ancora e scrive " Sono lo specchio della tua anima, prendo la luce che mi dai e poi te la restituisco". |
Post n°103 pubblicato il 02 Novembre 2019 da barbaramente
Dove ho dormito per tutto questo tempo? Tra quali braccia che non fossero le tue? Dove ho sorriso senza ridere e quali terre hanno bagnato le mie lacrime? Ritorni a spettinarmi come se nulla fosse, intrufolando dita dove non v'è mai stata logica, solo follia a reclamare un trono che gli appartiene da sempre. E gratti, e stacchi, ed aggrovigli, vertigini d'alture e di perigli, prendi, pretendi, scompigli, dai, guardi, non guardi, lusinghi, uccidi, di quale spada mi fredderai stavolta? |
Post n°102 pubblicato il 29 Ottobre 2019 da barbaramente
Periquito svolazzava infingardo come suo solito più di la che di qua, intrufolandosi per le finestre semiaperte dentro ogni casa che non gli appartenesse (se no che gusto c'era), sbirciando sotto le gonnelle delle casalinghe affaccendate e sgraffignando le merende ai bimbi. Tra tutte però la casa preferita di Periquito era quella di Pìldora, una graziosa giovane fanciulla di settant'anni, leggera come una gazzella di duecento chili, che soleva spargere le briciole dei succulenti panini che ingozzava sulla poltrona dove era sua abitudine adagiarsi per guardare le novele. Più volte Periquito aveva rischiato d'esser sfrantumato dal sederino distratto di Pìldora mentre ne consumava le succulente briciole, la quale con un tonfo sordo ma non muto faceva tremare le pareti quando si posava soavemente su quella poltrona. Ma per fortuna Pìldora era una damigella generosa e buona, sapeva della presenza di Periquito e prima di sedersi controllova se il golosone si fosse oppure no appisolato con la pancia piena, lo svegliava e gli diceva dolcemente con voce soave: "ORA TI SCHIACCIO, BRUTTO PENNUTO LADRO, LO SAI CHE QUANDO FINISCO IL PANINO RACCOLGO ANCHE LE BRICIOLE", e Periquito immotivatamente spaventato: "No nooooo, ti supplico, sei buona, dolce, bella, non potresti", quindi Pìldora generosamente impietosita: "TI SCHIACCIO, TI SFRITTELLO, TI SPANTELLO" poi con sorriso dolce, digrignando appena le labbra: "UAHAHHAHAHAHAHAHA TI ASFALTOOOOO", e Periquito in tumulto: "Noooooo non farlo sii buona, salvami la vita e ti darò una favola la prossima volta che verrò". Pìldora ci pensò su, in fondo una bella favola valeva più di qualche briciola scondita, e Periquito notando l'indugiare tenero della fanciulla rincarò la dose:" Te la prometto lunga, romantica, simpatica, paurotica e nevrotica ... loggiuro!" Al che Pìldora si convinse e dal profondo della sua immensa bontà gli disse: "VABBENE, MA SAPPI CHE SE NON MANTERRAI LA PROMESSA TI SCHIACCERO' COME UN BUDELLO GNOSTICO" poi raddolcì lo sguardo e aggiunse: "UHAHAHAHAHAHAHAH!" Trascorse un po' di tempo, circa vent'anni e rotti e nuovamente Pìldora sorprese Periquito addormentato a pancia all'aria sulla sua poltrona limpida di unti secolari e pezzi di formaggio che camminavano da soli su gambe ignote un po' pelose, quindi per non svegliarlo di soprassalto gli sussurrò lentamente: "ORATISCHIACCIOTISCHIACCIOTISCHIACCIOOOOOO!!!" Il povero Periquito ancora mezzo addormentato farfugliò qualcosa del tipo: "No ... ma ... sai ... è quasi pronta ... la fav..." E lo schiacciò, però con grazia. |
Post n°101 pubblicato il 28 Ottobre 2019 da barbaramente
Gighellonava spensiaroso il Metacarsio nel mezzo di un bighello strenco, quando pervide Metacarputo affuso ad uno spelo sperpicoso. "Bremi di spato?" Gli ailò da montralpo, e Metacarputo sciolvendo:" Pancorso, lisco, pancorso!" "Che pasti? Non pistillo!" Ma Metacarputo sciallò spercamente, arpando Carsio metà perpluto e metà plupersio nel dimma ecorno. |
Post n°100 pubblicato il 26 Ottobre 2019 da barbaramente
Ridammi la memoria di gloria o di sventura, quella passata o la futura, di pianto o di ricchezza, ch'io sappia cosa resta.
E salverò se ci sarà da salvare, e se al tuo fianco ho conosciuto Amore non temerò bruciare.
D'un solo pianto umilieremo la condanna, d'un solo sputo getteremo la spugna, d'un sol respiro, forse l'ultimo, noi spegneremo la candela che ci ha dapprima accesi solo per poi vederci arresi.
Il nostro ultimo sguardo cadrà sul giusto che trionfa calpestando le sue proprie macerie. |
Come se più non sapessi giocare
al gioco che m'hai insegnato.
Inviato da: cassetta2
il 31/10/2020 alle 12:08
Inviato da: umbredemuri
il 16/12/2019 alle 11:53
Inviato da: umbredemuri
il 04/11/2019 alle 17:03
Inviato da: umbredemuri
il 28/10/2019 alle 17:54
Inviato da: umbredemuri
il 28/10/2019 alle 17:45