MySo-Called(un)Life

Tre film al prezzo di uno.


"Little Deaths" è un film inglese composto da tre mediometraggi della durata di circa 30' ciascuno, diretti da Sean Hogan, Andrew Parkinson e Simon Rumley, uscito nel 2010. Aprendo una parentesi personale, devo dire che, appena ho visto la copertina del dvd, ho pensato che il film (mi) avrebbe fatto cagare. Poi è passato circa un mese e ho letto la recensione piuttosto entusiasta di Lucia, così ho deciso di mettere da parte i pregiudizi e guardarlo comunque. Alla fine, mi ha fatto abbastanza cagare. I tre film sono accomunati dal tema Eros & Thanatos, ma è difficile racchiuderli in un genere, perché non sono horror, né thriller, né drammatici... non sono nemmeno erotici, perché il sesso è spesso fuori camera, lasciando tutto all'immaginazione, e in 90' si vedono massimo un paio di tette e due peni, tra cui uno lungo almeno 70 cm. Il loro scopo è più quello di dare un senso di straniamento, quasi di disgusto ~ anche se siamo lontanissimi dagli eccessi di "The Human Centipede 2 (Full Sequence)" ~ attraverso una violenza psico-fisica più sussurrata, che mostrata apertamente. E' anche una sorta di critica alla società inglese, macchiata di problematiche quali tossicodipendenza, prostituzione, perversione. Il primo film, "House & Home" è sicuramente quello girato peggio, perché dà troppo l'idea di una pellicola amatoriale, con una qualità dell'immagine molto low budget, dialoghi poco incisivi e una recitazione piuttosto penosa. La trama vede una coppia benestante sequestrare una senzatetto (preceduta da molte altre, viene fatto capire), per sottoporla a pratiche sadomaso. Una vicenda abbastanza banale, con una vittima che si trasforma, nel finale, in carnefice. Il secondo "Mutant Tools" è girato con uno stile derivato dai videoclip e mostra prevalentemente tinte fredde, tendenti al grigio/verde. La trama parla di un esperimento nazista, attraverso il quale si ottiene una droga potentissima, capace di "aprire il terzo occhio", prodotta da un pene enorme trapiantato sulle vittime, che vengono immobilizzate in gabbie come galline sforna-uova. Il film parla anche di droga e prostituzione. Qui la trama è decisamente più originale e interessante, ma la breve durata, su cui gravano anche molti tagli della censura, che rendono frammentario lo svolgimento, rovinano il tutto. Il terzo e ultimo mediometraggio, "Bitch", parla di una coppia che vive un rapporto di dominazione/sottomissione, con una donna che sfoga sul compagno la frustrazione di una vita banale, mentre lui accetta tutto passivamente, fino alla vendetta finale, che arriva in un attimo, quasi senza preavviso. Sicuramente è girato meglio del primo e gli ultimi 5-6', accompagnati solo da una musica piuttosto spensierata, sono abbastanza stranianti e originali. In definitiva non è un film da buttare e dimostra come gli europei abbiano ancora qualcosa da dire, in fatto di horror, ma è evidente come si tratti di idee buttate un po' lì, con poco tempo per realizzarle e un budget decisamente mediocre. Peccato, perchè, magari, sviluppandoli maggiormente, gli ultimi due avrebbero potuto essere migliori. Ad ogni modo è un sottogenere dell'horror che non digerisco molto, per cui non posso tenermi alto col voto. 4.5/10 [nel dettaglio: (3 + 5.5 + 5)/3]