MySo-Called(un)Life

La vendetta non è mai piacevole e liberatoria come vorremmo...


Trama: Bruno è un medico, con una bella moglie e una deliziosa figlia di otto anni. Un giorno la ragazzina viene violentata e uccisa. Appena il colpevole viene catturato, Bruno si organizza per mettere a punto il suo piano: rapirà l'assassino e lo torturerà per sette giorni, fino al compleanno della sua defunta figlioletta, dopo di che si costituirà alle autorità."Les 7 jours du talion" (eng. "7 Days") è un film thriller/horror canadese di Daniel Grou, uscito nel 2010 e tratto dall'omonimo romanzo di Patrick Sénecal. La trama dei vengeance movies è quasi sempre la stessa: un uomo (o, più raramente, una donna) in lutto cerca vendetta nei confronti dell'assassino e/o stupratore di sua moglie e/o figlio/a, spesso andando contro la legge. Anche in questo caso, le cose vanno esattamente così. Quello che fa la differenza tra un buon v.m. e un cattivo v.m., quindi, sta tutta nel modo in cui è girato e recitato. Fortunatamente qui le cose funzionano molto bene. Nonostante il ritmo molto lento, in cui regnano lunghi silenzi (manca anche una benché minima colonna sonora), similmente a quanto accade -di solito- nel cinema asiatico (coreano soprattutto), il film si lascia guardare volentieri e si nota un'ottima regia, oltre ad una recitazione molto buona. Il film si focalizza tutto sulla vendetta brutale di Bruno, lasciando allo spettatore decidere se sia giustificabile o meno. Una vendetta, purtroppo, per nulla liberatoria, come afferma anche il villain, perché non riporterà indietro la vittima. Se inizialmente ci si concentra sulle violente torture perpetrate dal padre inferocito, nel secondo tempo sarà più la sua mancanza di decisione, i suoi dubbi su ciò che sta facendo, la mancata realizzazione, i sensi (quasi) di colpa, resi anche metaforicamente dalla carcassa del cervo in putrefazione, fuori dal cottage. Manca qualsiasi tracca di positività, a partire dai colori, sempre scuri e opachi, tendenti al grigio. Anche il tenente che si occupa del caso, da poco vedovo a causa di una rapina a cui aveva assistito per caso la moglie uccisa, soffre per la sua perdita, al punto da dormire sul divano, dopo aver barricato la camera da letto con assi e chiodi. Il ricordo, il dolore di una perdita non si può guarire, sembra quasi voler urlare a gran voce questa pellicola. E' tutto inutile, tanto i tentativi di passare avanti, quanto la sete di vendetta. Il tettometro segna 0/10, mentre il pisellometro (?) segna 8/10, visto che per più di mezzo film il pene di Lemaire sarà in "bella" vista. Sicuramente un bel film, angosciante al punto giusto, per quanto un po' troppo lento (specie per la durata non brevissima, 105'). 7/10