MySo-Called(un)Life

Il vero cinema disturbante è ben altro, ahimé...


Trama: Una prostituta vaga senza meta, alternando il suo tempo tra "lavoro" e cocaina. Un giorno, mentre vagabonda su una strada desolata, accetta un passaggio da un misterioso camionista che, dopo aver condiviso con lei lo sballo della cocaina, si rivela un pazzo e sadico criminale, deciso a torturarla e a umiliarla in tutti i modi possibili..."The Bunny Game" è un film horror di Adam Rehmeier ("Jonas"), con Rodleen Getsic e Jeff F. Renfro, uscito nel 2010. Si tratta di un film molto particolare, una sorta di snuff-movie in b/n, inserito nella classifica dei 50 film più disturbanti della storia del cinema e bandito dal Regno Unito, oltre che fortemente osteggiato in patria. "Film indipendente, è decisamente un prodotto artigianale ed autoriale, tanto che Rehmeier figura nelle vesti di regista, produttore, montatore, compositore, direttore della fotografia e sceneggiatore". [badtaste] E, nella sua autorialità low cost, si può dire che il film abbia il suo perché, grazie ad un montaggio che vuole essere disturbante e, grazie ai numerosi flash visivi e al sonoro spesso stridente, a modo suo, ci riesce anche. A livello contenutistico, però, di carne al fuoco ce n'è davvero poca e, rispetto a film realmente disturbanti, come "Martyrs" o il tanto criticato "A Serbian film", la pellicola non regge il confronto. Le torture sono più che altro psicologiche (umiliazione, rasatura dei capelli, sputi, ecc...) e di sangue non se ne vede una goccia. "The Bunny Game infastidisce e disturba, non perché il problema sia all’interno del film, ma nelle persone. Sono loro che si aspettano di più, che vorrebbero di più – lo stupro della protagonista ad esempio, chiodi, sangue e torture – e che, vedendo disilluse le loro aspettative, provano un senso di disagio dovuto allo stridore tra predisposizione inaspettata e realtà." [sushiettibili] Esattamente. Per assurdo, è più cruda la prima parte, che mostra l'orribile vita della protagonista, fatta di prostituzione, cocaina e vagabondaggio, e, quando dovrebbe iniziare la parte più violenta e scandalosa, si rimane delusi, abituati a scene molto più forti (a volte basta guardare perfino un tg). La sceneggiatura, poi, limitata sicuramente a poche righe scritte su un tovagliolo, avrebbe benissimo potuto adattarsi ad un corto di 20 minuti e il gradimento ne avrebbe giovato sicuramente. Così, invece, si finisce per vedere un sacco di scene inutili e ripetute, ma mai veramente disturbanti. Almeno per chi è abituato al vero gore e alla vera violenza cinematografica. Buone le idee, il coraggio e l'abilità di creare qualcosa di diverso con un budget ridotto e un cast limitato a un paio di attoruncoli più qualche comparsa, ma il vero horror disturbante è ben altro. Ritenta, Rehmeier, e forse sarai più fortunato. 5-/10Nota: La scena in cui Bunny fugge disperata sembra un chiaro omaggio all'inizio di "Martyrs".