MySo-Called(un)Life

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Trama: al suo primo giorno da poliziotto, Jessica dovrà passare una notte in un distretto abbandonato, fino all'arrivo della scientifica che deve ritirare le ultime prove rimaste in custodia. Fin qui, nulla di pericoloso. Non fosse che, proprio lì, si sono tolti la vita i membri della famiglia Paymon (una Manson Family dei poveri), responsabili della morte di numerose vittime, tra cui il padre (poliziotto) di Jessica."Last Shift" è un film horror di Anthony DiBlasi ("Dread"), con Juliana Harkavy ("L'incredibile storia di Winter il delfino" 1-2, "The Walking Dead"), uscito nel 2014. "Dread" era un horror carino e interessante, basato su un racconto di Clive Barker. Stavolta Anthony gioca di sottrazione,  sfornando uno di quei film con un'unica location ristretta e un'unica vera protagonista (più alcune brevi comparse, ovvio). Il risultato è tutto sommato riuscito, seppur non superi la sufficienza. La sceneggiatura è riassumibile in due righe: una donna da sola, in un distretto abbandonato, dovrà vedersela con pericolose apparizioni (allucinazioni?) che la porteranno ad impazzire. Il ritmo resta alto per tutta la durata, con la tensione dovuta alla solitudine di Jessica e alle continue apparizioni via via più spaventose (un barbone che piscia e una prostituta che fuma all'entrata, un poliziotto gentile -ma in realtà già morto-, una donna che gattona dinoccolata -come quella di "Martyrs"-, i membri incappucciati della famiglia Paymon). La Harkavy riesce a risultare credibile, mischiando terrore e perseveranza (nonostante la voglia di fuggire, resta sul posto per non perdere il posto di lavoro, che tanto farebbe fiero suo padre), fino a cadere totalmente vittima delle allucinazioni. Il gore è molto basso, con giusto un paio di momenti vagamente impressionanti, ma la tensione si mantiene alta e il film si lascia guardare fino alla fine, pur non rivelandosi nulla di esaltante e originale. 6+/10