MySo-Called(un)Life

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Trama: L'adolescente Greg Gaines decide di trascorrere il suo ultimo anno di liceo cercando di evitare il più possibile rapporti sociali. Trascorre il suo tempo con l'amico Earl, con cui realizza bizzarri film amatoriali. Il suo progetto di rimanere anonimo viene compromesso da sua madre, che lo costringe a stringere amicizia con Rachel, sua compagna di classe affetta da leucemia."Quel fantastico peggior anno della mia vita" (orig. "Me & Earl & the Dying Girl") è un film commedia/drammatico di Alfonso Gomez-Rejon ("The Town that dreaded Sundown", "Glee" e "American Horror Story"), uscito nel 2015. Basato sull'omonimo romanzo di Jesse Andrews, che ha curato anche la sceneggiatura, il film ha vinto il premio del pubblico e il gran premio della giuria al Sundance Film Festival 2015. In un periodo in cui il tema del cancro adolescenziale comporta quasi sicuramente un successo al box office (vedi "Colpa delle stelle"), arriva questa tragicommedia americana, che stravolge il modo di trattare l'argomento, con tanta ironia e stranezza. Ci sono Greg e il suo amico Earl, due emarginati sociali, che amano passare il tempo a ricreare parodie di vecchie celebri pellicole in versione stop-motion ("A Sockwork Orange", "Pooping Tom", ecc...), regalando grosse risate a chi questi omaggi li capisce. E poi c'è lei, Rachel, una giovane ragazza malata di leucemia a cui Greg si avvicina solo perché costretto dalla madre. La conosce solo di vista, ma la madre lo obbliga a fare una buona azione e starle vicino in un momento così critico. Anziché abbandonarsi e mostrare al pubblico un melodramma come in "Colpa delle stelle", qui si preferisce un mood molto più eccentrico e stravagante, da black comedy, con Greg che canzona Rachel nella sua malattia, ma con una grande dolcezza, a modo suo. E nonostante possa sembrare un filmetto scemo (e per certi versi lo è), tutto è molto curato, dalla fotografia alla regia molto dinamica, fino all'ottima interpretazione dei tre giovani attori. Certo, alcune cose, come la caratterizzazione psicologica dei co-protagonisti (Greg è l'unico ben delineato) potevano essere meno superficiali, ma non si può sempre cercare la perfezione. Struggente il finale, più volte allontanato dalla promessa di Greg ("tranquilli, alla fine lei non morirà"), che arriva quindi come un pugno allo stomaco totalmente imprevisto (anche per via dei toni mai troppo seri della pellicola). In definitiva, un gran bel film, che ha meritato i premi vinti al Sundance e sicuramente meriterà una visione da parte di tutti. 7+/10