MySo-Called(un)Life

Post N° 1603


Ricordo ancora che, spesso, quando ero piccolo, mio padre mi raccontava delle varie risse che faceva da ragazzino coi suoi coetanei. I suoi racconti terminavano spesso con lui che tirava "due cartoni". Molto probabilmente erano solo frutto della sua immaginazione. Ora che non sono più un bambino, non ce lo vedo a fare a botte, anche se mia nonna dice che, da piccolo, era un bambino molto vispo e che, solo in seguito, è diventato quello che è. E quello che sono anch'io. Come morale, però, aggiungeva sempre che è meglio evitare lo scontro. "Per quanto tu possa essere più forte, uno o due pugni li prendi comunque. Sempre. Ed è meglio evitare, se possibile". Limitatamente alla violenza fisica, è un insegnamento che reputo tuttora saggio e sensato. Non ho mai fatto a botte e, credo, non lo farò mai. Purtroppo, però, questo è un atteggiamento che ho sempre applicato anche alla vita in generale (e penso sia una cosa di famiglia, comunque). Mi astengo sempre e comunque da qualsiasi competizione, partendo dal presupposto che, in ogni caso, riceverei, se non una sconfitta, un danno di qualsiasi tipo. E, quindi, non ci provo con le ragazze che mi piacciono, rispondo difficilmente quando vengo offeso, non reagisco praticamente mai alle provocazioni, né ai mille ostacoli che il Destino sembra essere intenzionato a continuare a pormi davanti. Tutto questo trova un'ottima summa nella citazione dell'Hagakure che non smetterò mai di ricordare: "Se a metà strada ti sorprende un acquazzone, in genere, corri al riparo per non bagnarti, rifugiandoti sotto gli spigoli delle case. Nonostante tutto, finisci per bagnarti. Se invece ti rassegni al fatto di bagnarti fin dall'inizio, la cosa non ti dispiacerà per niente" (Lezione da imparare dalla pioggia, Hagakure)