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Gli Arguti


Con una denominazione cumulativa, gli Arguti, si indicano le statue parlanti romane. Non è che le statue parlassero, ovviamente, ma era il popolo che dava loro la voce, ponendo ai loro piedi -di solito nottetempo- frizzi e lazzi di vario genere.La più famosa statua parlante è ovviamente Pasquino che, insieme con Marforio, monopolizzò praticamente la satira romana per quasi quattro secoli, sino al 1870 circa. Delle due statue principali mi sono già occupato e, tralasciando per il momento l'Abate Luigi e Madama Lucrezia, voglio dedicare due righe al Facchino ed a Er Babbuino (nella foto del titolo).A differenza delle altre statue, che erano per lo più dei reperti archeologici venuti alla luce durante gli scavi eseguiti per realizzare edifici nobiliari, Il Facchino dovrebbe essere stato commissionato, tra il 1577 ed il 1578, a tal Jacopo del Conte. La statua era inizialmente posta in Via del Corso, ma fu successivamente spostata all'angolo con Via Lata. Il soggetto dell'opera è una acquarolo, dalla cui botticella sgorga lo zampillo di una fontanella.Degna di nota è l'iscrizione posta sotto la statua, dedicata ad un facchino (donde il nome della statua) di nome Abbondio Rizio, noto ubriacone, allorché essa era ancora situata in Via del Corso:"Ad Abbondio Rizio, coronato sul pubblico marciapiede, espertissimo nel legare e soprallegare i fardelli, il quale portò quanto peso volle, visse quanto poté, ma un giorno, mentre portava un barile di vino in spalla e un altro in corpo, morì senza volerlo".Er Babbuino è una statua di una tale bruttezza, da assomigliare ad un babuino (nel gergo popolare sinonimo di bruttezza assoluta). La statua raffigurava probabilmente una divinità sabina e, dopo il suo ritrovamento, Papa Gregorio XIII la fece porre in una via parallela a Via del Corso: e fu la strada, Via del Babuino, a prendere il nome dalla statua.Curioso è il modo in cui Er Babbuino entrò a far parte del Congresso degli Arguti. Abitava da quelle parti il Cardinal Dezza. Costui, cecato come una talpa, era convinto che la statua rappresentasse una immagine sacra e, passandovi davanti, si sperticava in segni di devozione che non sfuggirono alla gente del luogo. I popolani iniziarono a sbeffeggiare Er Babbuino con il feroce sarcasmo romano, sino a quando, col tempo, Er Babbuino si trasformò da vittima degli sberleffi a protagonista: anche tale statua ricevette il "dono della parola" popolare.