Si, amico mio, hai solo 70 anni e ad agosto ne avrai 71, se riuscirai a sopravvivere al mio post.Ricevo sempre più copiosamente lettere, fax, mail, piccioni viaggiatori da parte di più o meno noti cantanti, i quali mi scongiurano di non inserirli nel mio personale Gotha musicale nel quale solo fantasmi sembrano pullulare. Ebbene, voglio sfatare una leggenda: non è necessario essere già morti per apparire in un mio post di carattere musicale. Da oggi accetto anche chi si è semplicemente prenotato. E mo', se dovesse succedere qualcosa al povero Craig Douglas, non venitemi a dire che sono stato io a giustiziarlo. E se proprio, facendo i debiti scongiuri, il povero Craig dovesse ridursi a mal partito e voleste pensare che sia stato io, con i miei influssi malefici, il responsabile ... beh ... pensateci bene prima di farmi arrabbiare.Ma il buon Craig si salverà, perché quella che presento qui è la sua versione di un famoso pezzo di Sam Cooke (Samuel Cook, nato il 22/1/1931 e morto l'11/12/1964: il cadavere già c'è quindi!), pubblicato nel 1959, che restò in cima alle classifiche musicali americane per un mesetto almeno. In verità fu proprio la versione di Douglas quella più venduta. Dice Wikipedia che nel solo Regno Unito Only Sixteen di Douglas vendette più dischi di quanti fu in grado di fare Cooke in tutto il mondo. Io ero troppo piccolo per averne memoria, ma Vince lo rammenterà senza dubbio.Il brano dimostra ormai tutti i suoi anni, ma, secondo me, conserva tuttora il suo fascino di spensieratezza e di allegria (anche se poi, a leggere bene il testo, più che di allegria si dovrebbe parlare di allegra malinconia, ma di spensieratezza ... hai voglia quanta ce ne è!).Craig Douglas - Only Sixteen (agosto 1959)
Sono addolorato, Craig ...
Si, amico mio, hai solo 70 anni e ad agosto ne avrai 71, se riuscirai a sopravvivere al mio post.Ricevo sempre più copiosamente lettere, fax, mail, piccioni viaggiatori da parte di più o meno noti cantanti, i quali mi scongiurano di non inserirli nel mio personale Gotha musicale nel quale solo fantasmi sembrano pullulare. Ebbene, voglio sfatare una leggenda: non è necessario essere già morti per apparire in un mio post di carattere musicale. Da oggi accetto anche chi si è semplicemente prenotato. E mo', se dovesse succedere qualcosa al povero Craig Douglas, non venitemi a dire che sono stato io a giustiziarlo. E se proprio, facendo i debiti scongiuri, il povero Craig dovesse ridursi a mal partito e voleste pensare che sia stato io, con i miei influssi malefici, il responsabile ... beh ... pensateci bene prima di farmi arrabbiare.Ma il buon Craig si salverà, perché quella che presento qui è la sua versione di un famoso pezzo di Sam Cooke (Samuel Cook, nato il 22/1/1931 e morto l'11/12/1964: il cadavere già c'è quindi!), pubblicato nel 1959, che restò in cima alle classifiche musicali americane per un mesetto almeno. In verità fu proprio la versione di Douglas quella più venduta. Dice Wikipedia che nel solo Regno Unito Only Sixteen di Douglas vendette più dischi di quanti fu in grado di fare Cooke in tutto il mondo. Io ero troppo piccolo per averne memoria, ma Vince lo rammenterà senza dubbio.Il brano dimostra ormai tutti i suoi anni, ma, secondo me, conserva tuttora il suo fascino di spensieratezza e di allegria (anche se poi, a leggere bene il testo, più che di allegria si dovrebbe parlare di allegra malinconia, ma di spensieratezza ... hai voglia quanta ce ne è!).Craig Douglas - Only Sixteen (agosto 1959)