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Il Ponte di San Luis Rey


Fate conto che il 20 luglio del 1714 stavate belli belli a godervi il panorama. Mo' può darsi che non fosse proprio il giorno 20, in questo momento non lo ricordo, ma l'importante è che il panorama ve lo stavate guardando in un giorno di luglio del 1714. Ah, poi dovevate pure stare a Lima, altrimenti qualcosa del racconto non quadra. Ovviamente il post è dedicato a tutti, tranne che a Rattazzi, perché per lui starsene "bello bello" mi sembra assai problematico, se non proprio impossibile.Allora, dicevamo, ve ne stavate belli belli quando, patatrack, il Ponte di San Luis Rey si apre come una cozza e vedete cinque figurine precipitare con i resti di questo carattristico ponte peruviano. Chi fossero queste cinque figurine ce lo racconta un fantastico libro, scritto nel 1927 da Thornton Wilder, al quale fu attribuito anche il Premio Pulitzer. Della storia narrata nel libro furono realizzate parecchie versioni cinematografiche che, però non ottennero un grande successo.Il libro è abbastanza atipico, perché il protagonista, Fra Ginepro, resta abbastanza nell'ombra sino all'ultimo capitolo, allorché si racconta della sua triste fine, in quanto ritenuto eretico. La storia si dipana nella ricostruzione delle vite -ed in particolare delle ultime ore delle rispettive vite- delle cinque vittime.Fu il caso o fu un Disegno Divino a farle ritrovare tutte insieme in quel preciso momento in cui si è consumato il dramma? La Marquesa de Montemayor e la sua domestica Pepita, Esteban, e lo Zio Pio, che tanto aveva insistito per portare con sè il giovanissimo Don Jaime, non si conoscevano tra loro, eppure i personaggi che avevano fatto da contorno alle rispettive esistenze erano le medesime. Perché queste cinque persone ebbero modo di incontrarsi proprio e soltanto in quel preciso momento? E perché il dramma si consumò proprio allorché costoro, attraversando il ponte, stavano per dare un nuovo corso alle loro vite, alle quali avevano deciso soltanto poche ore prima di dare una decisa svolta?La descrizione dei caratteri dei vari personaggi -salvo quello di Don Jaime, malaticcio sin dalla nascita e vittima di eventi da lui non voluti- è preponderante nella narrazione. Il protagonista nell'ombra, Fra Ginepro, raccoglie infatti in un libro, che verrà bruciato insieme con il suo autore, tutte le possibili testimonianze sulla vita delle cinque vittime, la cui personalità viene alla luce a poco a poco nel corso della narrazione. Ma alla relativa carenza di azione, Wilder ha saputo ovviare con una capacità eccezionale di penetrare nella psiche umana, descrivendo i contrastanti moti dell'anima di cinque vite tormentate, spezzate nel momento stesso in cui avevano deciso di intraprendere una via di sostanziale redenzione dagli errori commessi.Non è un libro di facile lettura ed il significato di tutta la storia, a parere dell'autore, sembra essere condensato nelle ultime righe: "Presto moriremo ed ogni memoria di quei cinque sarà scomparsa dalla terra e noi stessi saremo amati per breve tempo e poi dimenticati. Ma l'amore sarà bastato, tutti quei moti d'amore ritornano all'Amore che li ha creati. Neppure la memoria è necessaria all'amore. C'è un mondo dei viventi ed un mondo dei morti e il ponte è l'amore, la sola sopravvivenza, il solo significato".Non credo sia facile reperire questo racconto di nemmeno 200 paginette (l'edizione in mio possesso risale al dicembre 1965, n. 33 degli Oscar Mondadori) che io considero uno dei più bei libri da me letti: lo consiglio vivamente. Perché, si chiederà qualcuno, lo consiglio "vivamente"? Perché consigliare "mortamente" la lettura di un libro non mi sembra elegante, si capisce.