Creato da myotherworld il 16/01/2009

In and outside

Riflessioni

 

Bambina diversa

Post n°53 pubblicato il 16 Dicembre 2012 da myotherworld

Sono stata bambina, una bambina fortunata perché cresciuta in una famiglia normale, in una casa grande e calda, con un fratello con il quale azzuffarmi, andavo al mare d’estate e a sciare d’inverno, ho preso il mio primo aereo all’età di 7 anni, ero brava a scuola, i miei nonni anche se li vedevo poco mi coccolavano tantissimo, i miei genitori frequentavano amici con figli miei coetanei e quindi nei fine settimana non mi mancava mai la compagnia. Avevo un’altalena in giardino, un cane di nome Balda con la quale c’era un’adorazione reciproca, delle amichette vicine di casa con le quali giocare a palla, una cameretta tutta mia che anche se un po’ austera ben si prestava a nascondere piccoli segreti, tanti adulti che mi trovavano brava e simpatica e non mi facevano mancare le loro attenzioni.
Bambina fortunata sì, bambina felice no.

Ricordo che mi sentivo “diversa”.

Diversa perché molto probabilmente avevo “di più” di quanto non avessero i coetanei nel paese nel quale sono cresciuta i cui genitori facevano gli operai, tenevano in casa la nonna o il nonno e come massima aspirazione andavano regolarmente al bar, allo stadio, a messa la domenica.

Diversa perché non avevo lo zainetto all’ultimo grido, i jeans lewis e di barbie ne avevo solo una.

Diversa perché mio papà non tornava a casa a mezzogiorno per pranzo ma solo quando faceva buio, anzi, alle volte dormiva fuori che nel mio immaginario di bambina, significava all’addiaccio.

Diversa perché la televisione non era in soggiorno o in cucina ma in camera da letto, per guardarla ci si sedeva sul lettone dei miei.

Diversa perché ero sempre la più cicciottella, sempre a dieta, torturata dai miei genitori e dalla decina di medici alle cui visite mi sottoponevano per farmi diventare bella, bella come la loro mente immaginava io dovessi essere.

Diversa perché mia mamma nonostante non lavorasse,  non mi preparava torte ma mi pesava il pane, la pasta, la carne, non mi faceva acconciature ai capelli, non diceva mai che io, la sua bambina ero la più bella, non giocava mai con me.

Diversa perché mio papà quando tornava a casa era spesso nervoso e frustrato, si arrabbiava facilmente, lasciava che noi ridessimo solo se anche lui aveva voglia di farlo, quando le cose non erano come lui voleva utilizzava epiteti irripetibili e muoveva facilmente le mani perdendo il lume della ragione ma diventando “pane e miele” non appena aveva sfogato le sue ire represse.

Diversa perché mio fratello si ribellava e chiedeva attenzioni ammalandosi, facendo malanni e non stando mai fermo un attimo mentre io ero una bambina bianca e rossa, mansueta, non mi lamentavo e dove mi mettevano stavo silenziosa e sorridente in compagnia dei miei pensieri.

Diversa perché ero un’ascoltatrice ed una osservatrice attenta e sensibile, perché non sopportavo le prevaricazioni, ero protettiva e gelosa dei miei affetti e pensavo tantissimo anche se spesso non trovavo le risorse necessarie per rispondere alle numerose domande che si affacciavano alla mia testolina né nessuno con cui condividerle.

Diversa perché mi venivano strappati i quaderni sui quali erano scritti bei voti, rubate le penne e gli astucci, perché venivano rotti i miei giocattoli, perché difficilmente venivo invitata alle feste di compleanno e quando accadeva rimanevo sempre in disparte.
Diversa perché ero isolata e schernita, perché un giorno fuori da catechismo un gruppo di bambini mi ha immobilizzata e presa a calci e pugni, così, per gioco appunto perché ero diversa.
Diversa perché nessuno ha mai fatto in modo che io potessi essere uguale a quella che ero:  una bambina sana, paffutella, con un sorriso irresistibile.

Diversa perché nessuno ha mai riconosciuto ed affermato il mio diritto di essere una bambina uguale agli altri.

 
 
 

Chicca del risveglio

Post n°51 pubblicato il 09 Novembre 2012 da myotherworld

Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionali
sono solo un avvertimento che mi dice di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama
AUTENTICITA’
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito
com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non er...
a pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso
di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda
é un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama
MATURITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre
ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello
che succede va bene.
Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama
RISPETTO PER SE STESSI.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di privarmi del mio tempo libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,
ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama
SINCERITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò
che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò
che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,
all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è
AMORE DI SE’
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi ho commesso meno errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama
SEMPLICITA’.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono rifiutato di vivere nel passato
e di preoccuparmi del mio futuro.
Ora vivo di piu nel momento presente, in cui TUTTO ha un luogo.
E’ la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo
PERFEZIONE.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero,
mi sono reso conto che il mio pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore,
l’intelletto è diventato un compagno importante.
Oggi a questa unione do il nome di
SAGGEZZA DEL CUORE.
Non dobbiamo continuare a temere i contrasti,
i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrarno fra loro dando origine
a nuovi mondi.
Oggi so che QUESTO è LA VITA!

Charlie Chaplin

 
 
 

Alle volte ritornano...QUARTA PUNTATA!

Post n°50 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da myotherworld

E’ trascorso più di un anno da quando ci siamo lasciati ed ora lui è tornato, carico delle nuove esperienze fatte, dei cambiamenti a cui la vita l’ha messo di fronte, colmo di nuovi buoni intenti e felice di avermi ritrovata. Ma la verità è che, così come io non ho ritrovato lo stesso D. del quale ero innamorata e per il quale ero disposta a tutto, lui non ha ritrovato la stessa L., poichè nonostante ferite ancora aperte e sogni infranti ha proseguito sulla sua strada riuscendo persino a conquistare qualche vetta.

Eppure quest’uomo così fragile, così bisognoso di affetto, di contatto, di “normalità”, di coccole, non riesce ad essermi indifferente, non riesce a non far breccia sul mio bisogno di tenerezza, di redenzione, di camminare insieme a qualcuno con cui tenermi per mano.

Ma è proprio su questo ultimo punto che si apre una riflessione, che vorrei poter evitare, ma che si impone perché, ho imparato, che per non complicarsi l’esistenza, è necessario dare ascolto anche a quelle questioni scomode che minano i nostri sogni.
D. non può e forse non vuole camminare mano nella mano e i motivi sono i più svariati, alcuni contingenti, altri legati a dei progetti (?) che lo vedranno impegnato almeno per i prossimi 3 anni, sempre che le cose vadano come lui desidera e l’insidioso richiamo dell’istituzione non gli faccia nuovamente perdere la strada che sta faticosamente percorrendo. E poi ci sono io, che a 33 anni, non voglio più perdere tempo ad aspettare ciò che è incerto, che preferisco sognare in grande, che non voglio più tarparmi le ali. Certo potrei riservagli solo un posto di riserva nel mio cuore (così come lui ha fatto e fa con me) ma io, meno figlia dell’istituzione e più figlia della vita, non credo proprio di esserne capace, sono monogama e fedele nel midollo, sono donna fatta di sentimento prima che di istinto.

Quindi?!! Quindi lui tra 12 giorni ripartirà nella sua pseudo missione (missione per sé stesso e non per l’istituzione) ed io???
Io devo decidere se vivere questo ritrovato rapporto come una parentesi oppure crederci ed investirci ancora.
Il mio istinto mi suggerisce di porre un punto ma la mia parte meno razionale vorrebbe sperare che nonostante le distanze che ci separeranno questa volta sarà diverso  perchè siamo cambiati entrambi e dunque anche il nostro rapporto può essere diverso.
Lasciamo che le cose vadano come debbano andare, prima o poi capirò cosa è più giusto per me.

 
 
 

Svolta

Post n°49 pubblicato il 24 Agosto 2012 da myotherworld

 

Avevo promesso che avrei fatto chiarezza e lo farò anche se questo comporta evitare il comodo fuggire e sentire quel buco nel cuore che si ripercuoterà in lacrime dagli occhi.
Ho deciso di brutalizzarmi, di non perdere più tempo.
Eh già, perché è inutile che io continui a pensare ad AA, a pensarlo migliore di quello che è, a credere che  le cose si sistemeranno, ad addossarmi colpe e frustrazioni che non esistono o non dovrebbero esistere, a sognare di redimerlo e di navigare un giorno con lui verso le placide acque della felicità, a salvarlo dalle insoddisfazioni reali o potenziali, a giustificarlo, ad accontentarmi del ruolo di riserva delle riserve.
Fine di tutto ciò, o almeno ho intenzione di provarci perché lui non è né il mio presente né il mio futuro, al centro della mia esistenza ci sono io e per quanto io possa percepirla incompleta, stressante e frustrante, nessun altro può essere il centro della mia vita e, a maggior ragione, una persona che per le più svariate ragioni non mi vuole e verosimilmente nemmeno mi merita.
La mia coscienza è a posto, a parte qualche scivolone dettato dall’emotività, mi sono sempre dimostrata affidabile, comprensiva, paziente, accogliente, gli ho dato prova che insieme possiamo star bene, se per lui questo non è sufficiente, se non vuole concedersi di sentire quello che provo io, se preferisce le difficoltà, non è un problema mio, non è giusto che lo sia.
Certo, essere rifiutati fa sempre male, ma questo dolore va razionalizzato, devo smetterla di addossarmi colpe che non ho, di sentirmi inadeguata, non degna di affetto o amore, devo smetterla di punirmi più di quanto non faccia già la vita stessa.
Devo coccolarmi, volermi bene, prendermi cura di me in questo momento di delusione così come naturalmente farei con la più cara delle mie amiche e smetterla di tormentarmi e darmi contro, non dipende da me, la vita non prende sempre la direzione che vorremmo prendesse e direi proprio che, all’alba dei 33 anni, dovrei aver maturato questa amara consapevolezza senza pensare che ogni responsabilità e colpa siano mie.
Certo, rinunciare a lui mi costa fatica, con lui mi sono sentita bella, accolta ed accettata come non mi accadeva da tempo ma questo non è sufficiente né per me né per lui. E non perché io non sia all’altezza, non perché le sensazioni provate con lui siano false, ma semplicemente perché lui non ha intenzione di provarci. Le ragioni: in parte me le ha confidate, in parte posso intuirle, in parte sono sconosciute e tali rimarranno perché è inutile arroventarsi il cervello con i se, ma, perché, però… così mi faccio solo del male e mi precludo altre emozioni che la vita sicuramente mi sta regalando, se solo io fossi libera di coglierle…
Consiglierei mai alla mia più cara amica di rimanere in balìa di un uomo che non la desidera? O cercherei piuttosto di sviare la sua attenzione da lui, di farla sentire bella ed importante, di tentare di colmare i suoi vuoti con il mio affetto, di coccolarla, di viziarla, di proiettarla verso ciò che di bello ed unico la vita sicuramente ancora le deve riservare?
Perché fatico così tanto ad essere “amica” di me stessa?!
Perché il mio cuore impazzito ha deciso di mettere al centro un 43enne, marito, padre di 3 figli, amante frustrato e sognatore sconfitto in partenza?! Ma dai Laura, per favore…
Ok che l’autostima non è tra i tuoi punti forti ma sai essere razionale e AA non è né ciò di cui hai bisogno né ciò che merita un’anima sensibile, attenta, profonda e premurosa come la tua…SVEGLIATI!!!
E scacciamo via anche quella vocina impertinente che dice che rimarrò sola, che non sarò mai felice, che io non posso avere ciò che gli altri hanno… il futuro è ancora tutto da scrivere e se così sarà vorrà dire che comunque alla fine dei miei giorni avrò vissuto altre esperienze uniche e meravigliose, l’erba del vicino non è sempre più verde!!!
Ho 33 anni, un soldo in tasca, persone che mi vogliono bene e mi stimano, sono intelligente e simpatica, sensibile e profonda, energica e capace di provare stupore e meraviglia di fronte alla vita…e allora…vivila!!! Ridi, scherza, canta, gioisci, guarda al tuo bicchiere mezzo pieno e non porti limiti né per il presente né per il futuro, anzi, se presenti, superali perché hai le carte in regola per poterlo fare!
AA?!  Un’emozione che hai vissuto e che non ha preso la direzione che speravi forse proprio perché la vita sa che non ti avrebbe reso felice, forse perché nel tuo presente e nel tuo futuro c’è scritto qualcosa di diverso ancora più meraviglioso…sta a te decidere di scoprirlo, liberando la mente dai fardelli che ti imprigionano in delusioni, sofferenze e senso di inadeguatezza.
E’ vero che il tasto “reset” è sempre piccolo e nascosto, ma sai che c’è quindi non dubitare di trovarlo e di poter andare avanti nuovamente felice e spensierata, aperta verso nuovi orizzonti che solo tu puoi decidere di poter scoprire e vivere…
Ed ora, sradichiamo il vecchio e morto… (ovvero vado a togliere le piante rinsecchite dal sole che latitano da giorni sul mio balcone!).
Vitaaaaaaa!!!!
J

 
 
 

Vai via

Post n°48 pubblicato il 18 Giugno 2012 da myotherworld

Ti lascio libero perchè, nonostante la distanze che ci separano ti voglio bene, perchè voglio la tua felicità, perchè posso accettare di essere insignificante, di essere maltrattata e allontanata ma non di essere motivo di disagio o inquietudine, ti voglio troppo bene per farti del male e se tu questo bene, non riesci a coglierlo nella sua essenza più vera e pura, non mi resta che dirti arrivederci mio dolcissimo con la speranza e l'augurio che tu possa trovare la strada per la tua felicità.

 
 
 

Nene

Post n°47 pubblicato il 28 Maggio 2012 da myotherworld

Mi hai cresciuta come una figlia insegnandomi a muovere i primi passi nel mondo e accompagnandomi fino ad oggi con la tua saggezza, la tua dolcezza ed il tuo affetto incondizionato. Grazie Nene per tutto quello che sei stata e sei per me. Lasci un vuoto enorme nel mio cuore ma so che come ci sei sempre stata, sempre ci sarai. Ti voglio bene.

 
 
 

La fatica del sogno

Post n°46 pubblicato il 22 Maggio 2012 da myotherworld

A 42 anni ha lasciato la moglie e 3 figli per andare alla ricerca del grande amore ma il grande amore lo bistratta, lo prende in giro, gli sta succhiando il midollo senza considerare che a dividerli ci sono 1500 km. Lui però non ha la forza di realizzare in maniera concreta questo pensiero, si sa, è dura rinunciare ai propri sogni. Io sono la sua amica, la sua confidente, lo bastono e lo coccolo allo stesso tempo...sì perché mi fa tenerezza questo uomo inaffidabile eppure così dolce, impegnato, generoso, sognatore e ingenuo.
Razionalmente non so cosa mi porti a voler bene ad A., lui è quello che io non vorrei mai essere, ha seminato dolore rifiutando le proprie responsabilità di marito e di padre, è fuggito in funzione di un miraggio, racconta bugie a sé stesso e a chi gli è vicino... Ma allora, perché dopo una serata trascorsa in amicizia tra confidenze, risate e complimenti oggi mi sento tanto di m....? Vuoi vedere che once more mi sono presa una cotta per un uomo impossibile? Vuoi vedere che il bacio scampato di ieri sera sostituito da innumerevoli abbracci mi ha alienata dal mio fasullo equilibrio? Acciderbolina acida e marcia, che fregatura!

 

 
 
 

il fiume

Post n°45 pubblicato il 18 Aprile 2012 da myotherworld

Certi fantasmi tornano ed invece di sbattere loro la porta in faccia, ti lasci trascinare dal fiume delle emozioni pur sapendo che sfocerà nell'inferno.
Ma il letto del fiume si è improvvisamente asciugato, tutta colpa della siccità...

Ora puoi decidere se rimetterti in piedi e ripercorrere a ritroso il tortuoso ma sicuro letto del fiume oppure confidare in una piena che ti trascini giù.

 
 
 

Nel silenzio di me

Post n°44 pubblicato il 08 Dicembre 2011 da myotherworld

 

Quante cose sono successe…

Ho abbandonato il passato al suo destino, ho concesso una seconda possibilità facendo un rapido ma non indolore passaggio all’inferno, ho preso nuove decisioni per il mio futuro accettando sfide e gioendo all’idea di complicarmi l’esistenza, ho fatto nuove esperienze, mi sono affannata per sentirmi meno sola infine  ho fatto finta di essere forte e ho tentato di accettare la solitudine.
Ma quanto male si sta nel silenzio di sé stessi? Quanta inquietudine, quante paure, quanta inadeguatezza dentro di me…


Ma stavolta no, non rinuncio alla possibilità di risolvermi e risollevarmi!!!

 

 
 
 

TERZA PUNTATA

Post n°43 pubblicato il 27 Agosto 2011 da myotherworld

“Dopo 8 mesi di questa vita, la curia ha iniziato a chiedermi di riavvicinarmi al ministero. La storia con Anna traballava perché lei aveva mal digerito il mio vivere in quella struttura religiosa. Un domenica, in prossimità della festività pasquale, un amico prete con gravi problemi di salute, mi ha chiesto di celebrare una messa al posto suo ed io ho accettato.
Mi sentivo in debito nei confronti della chiesa che si stava dimostrando tanto comprensiva con me, indispensabile nel sostegno del mio amico in difficoltà e poi, forse a dire il vero, mi mancava un po’ dire messa, la Pasqua in particolare è molto importante per un prete.
Dopo questo episodio la storia con Anna si è conclusa, lei non ha più retto.
Io mi sono sentito solo, confuso, abbandonato, disperato, non avrei mai pensato possibile soffrire così tanto per amore.
Ho mantenuto il mio posto di lavoro ma, su insistenza della curia mi sono riavvicinato al ministero, all’inizio con titubanza ma poi ho capito che quello era il mio porto sicuro, riempiva i miei vuoti. E così da allora nei fine settimana vado a dare una mano in una parrocchia il cui parroco ha gravi problemi di salute a causa di un virus per il quale sembra non esserci cura”.

Accipicchia che botta! Mi sento in balia di una tempesta.
Trovo estremamente umano che Anna non abbia più retto la situazione, lei aveva deciso di amarti, di mettersi in gioco per te, di uscire allo scoperto, di fregarsene di pregiudizi e di giudizi…lodevole, a maggior ragione per una ragazza poco più che ventenne.
Come mai D. ti sei lasciato nuovamente coinvolgere dal ministero? Forse non eri abbastanza forte e sicuro di te, è comprensibile che tu nell’incertezza abbia sentito il richiamo verso l’unica realtà che conoscevi, verso quella istituzione che ti ha cresciuto, che ha colmato i tuoi vuoti, che ti ha nutrito ed istruito.
Non so come ma questo riesco a capirlo. Forse perché la mia storia non è troppo diversa dalla tua, forse perché anch’io nonostante un lavoro, una casa mia, degli affetti extra familiari, in alcuni momenti avverto come ineludibile il senso di dovere nei confronti dell’istituzione che mi ha cresciuto: la mia famiglia. E poco mi importa se questa non è sana, se tante volte mi bastona e mi fa star male, rimane il mio porto sicuro anche nella complessa sofferenza che può generare.
Dici di aver sofferto per amore, non lo affermo con cinismo ma credo che sia un bene, hai toccato la vita vera!

 
 
 
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