In and outside

Bambina diversa


Sono stata bambina, una bambina fortunata perché cresciuta in una famiglia normale, in una casa grande e calda, con un fratello con il quale azzuffarmi, andavo al mare d’estate e a sciare d’inverno, ho preso il mio primo aereo all’età di 7 anni, ero brava a scuola, i miei nonni anche se li vedevo poco mi coccolavano tantissimo, i miei genitori frequentavano amici con figli miei coetanei e quindi nei fine settimana non mi mancava mai la compagnia. Avevo un’altalena in giardino, un cane di nome Balda con la quale c’era un’adorazione reciproca, delle amichette vicine di casa con le quali giocare a palla, una cameretta tutta mia che anche se un po’ austera ben si prestava a nascondere piccoli segreti, tanti adulti che mi trovavano brava e simpatica e non mi facevano mancare le loro attenzioni.Bambina fortunata sì, bambina felice no.Ricordo che mi sentivo “diversa”.Diversa perché molto probabilmente avevo “di più” di quanto non avessero i coetanei nel paese nel quale sono cresciuta i cui genitori facevano gli operai, tenevano in casa la nonna o il nonno e come massima aspirazione andavano regolarmente al bar, allo stadio, a messa la domenica.Diversa perché non avevo lo zainetto all’ultimo grido, i jeans lewis e di barbie ne avevo solo una.Diversa perché mio papà non tornava a casa a mezzogiorno per pranzo ma solo quando faceva buio, anzi, alle volte dormiva fuori che nel mio immaginario di bambina, significava all’addiaccio.Diversa perché la televisione non era in soggiorno o in cucina ma in camera da letto, per guardarla ci si sedeva sul lettone dei miei.Diversa perché ero sempre la più cicciottella, sempre a dieta, torturata dai miei genitori e dalla decina di medici alle cui visite mi sottoponevano per farmi diventare bella, bella come la loro mente immaginava io dovessi essere.Diversa perché mia mamma nonostante non lavorasse,  non mi preparava torte ma mi pesava il pane, la pasta, la carne, non mi faceva acconciature ai capelli, non diceva mai che io, la sua bambina ero la più bella, non giocava mai con me.Diversa perché mio papà quando tornava a casa era spesso nervoso e frustrato, si arrabbiava facilmente, lasciava che noi ridessimo solo se anche lui aveva voglia di farlo, quando le cose non erano come lui voleva utilizzava epiteti irripetibili e muoveva facilmente le mani perdendo il lume della ragione ma diventando “pane e miele” non appena aveva sfogato le sue ire represse.Diversa perché mio fratello si ribellava e chiedeva attenzioni ammalandosi, facendo malanni e non stando mai fermo un attimo mentre io ero una bambina bianca e rossa, mansueta, non mi lamentavo e dove mi mettevano stavo silenziosa e sorridente in compagnia dei miei pensieri.Diversa perché ero un’ascoltatrice ed una osservatrice attenta e sensibile, perché non sopportavo le prevaricazioni, ero protettiva e gelosa dei miei affetti e pensavo tantissimo anche se spesso non trovavo le risorse necessarie per rispondere alle numerose domande che si affacciavano alla mia testolina né nessuno con cui condividerle.Diversa perché mi venivano strappati i quaderni sui quali erano scritti bei voti, rubate le penne e gli astucci, perché venivano rotti i miei giocattoli, perché difficilmente venivo invitata alle feste di compleanno e quando accadeva rimanevo sempre in disparte.Diversa perché ero isolata e schernita, perché un giorno fuori da catechismo un gruppo di bambini mi ha immobilizzata e presa a calci e pugni, così, per gioco appunto perché ero diversa.Diversa perché nessuno ha mai fatto in modo che io potessi essere uguale a quella che ero:  una bambina sana, paffutella, con un sorriso irresistibile.Diversa perché nessuno ha mai riconosciuto ed affermato il mio diritto di essere una bambina uguale agli altri.