DIE WELTANSCHAU

A Sign of My own


Ho riordinato la casa, la casa intera. Tutta. Ogni cassetto, ogni angolo, le cartellette le ho svuotate. Ribaltato gli armadi e le tasche dei vestiti e dei vecchi cappotti. Ho ballato scuotendo la testa talvolta uno sguardo in alto, talvolta lo sguardo in un altro. Forse verso il cielo. A volte troppo vicino al muro, ma evidentemente non abbastanza, vicino. Ho fatto persino ordine nell'hard disk, il mio sancta sanctorum. Avrei voluto fare ordine, ho eliminato solo una canzone, stupida. Chissà come mai aveva poi meritato quel posto. Eliminare definitamente: sì. Ho cercato fra milioni di file chiedendomi dove fossero finiti alcuni pezzi rinominati con nomi improbabili. No. Non ho perso nulla. Tutto al proprio posto. Tutto immobile. Ho scritto poi una lettera, l'ultima ma pietosa, piena di odio. "Fai in modo di mancarmi tanto anche quando scomparirai." Scrivevo. Non ti sei impegnato molto. Ma per qualcosa ti ricorderò per sempre, non fosse altro per quell' atto vile e codardo. Mi hai fatto tanto male. E la valuta non c'entra, stavolta.Piccolo uomo, bastardo pezzodi merda.