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I Giganti di Baalbek(Il popolo dello Shem)

Post n°79 pubblicato il 19 Luglio 2007 da sweet.sensation
 






I figli degli dei
videro le figlie dell'uomo e le trovarono belle;
e presero per mogli
quelle che piacquero loro più di tutte.

Vi erano dei giganti sulla Terra,
in quei giorni ed anche dopo,
quando i figli degli dei
vivevano insieme alle figlie di Adamo,
e concepivano figli con esse

Essi erano i potenti dell'Eternità
Il popolo dello shem.


La Genesi narra che, quando Yahweh decise di distruggere l'umanità con il Diluvio, sulla Terra abitavano i "figli delle divinità", che avevano prese come spose le "figlie degli uomini". Essi erano i Nephilim, che l'interpretazione tradizionale dall'antico ebraico traduce come "giganti".

Tuttavia, la parola ebraica Nephilim deriva dalla radice semitica NFL che significa "essere gettato giù". Pertanto la traduzione più corretta per Nephilim non è "giganti", ma "coloro che sono stati gettati giù".

Traduttori più recenti, accortisi dell'imprecisione, hanno risolto il problema lasciando non tradotto il termine originario ebraico Nephilim.

Nonostante questo cambio di rotta, numerosi teologi ed esegeti biblici tendono ad ignorare questi scomodi versi, spesso attibuendo loro un significato puramente allegorico.

Cio non è servito a coprire il parere di altri studiosi, tra i quali Malbim, commentatore biblico del XIX secolo, il quale spiegò che:

"anticamente i sovrani dei paesi erano i figli delle divinità che arrivarono sulla Terra dal Cielo. Essi governarono la Terra sposando le figlie dell'uomo: tra i loro discendenti si trovavano eroi e uomini potenti, principi e sovrani".

Anche nei versi successivi della Genesi, in cui si fa riferimento al "popolo dello shem", gli errori non mancano, e non c'è da meravigliarsi se sia stato tradotto con "il popolo che ha un nome".

Infatti, ricordiamo anche un altro passo famoso dell'Antico Testamento in cui si adottò questa traduzione: la costruzione della Torre di Babele.


Costruiamo una città ed una Torre
la cui cima raggiunga il Cielo;
e facciamo uno shem
affinchè non siamo dispersi sulla faccia della Terra


La traduzione di shem con "nome" rende certamente incomprensibile questo passo Biblico. Perchè mai gli abitanti di Babele (antica Babilinoia) avrebbero dovuto compiere immani sforzi per costruirsi una torre su cui apporre il proprio "nome"? Ma soprattutto, in che modo l'innalzamento del "nome" poteva contrastare la loro dispersione sulla Terra?

La dottrina tradizionale giustifica tutto ciò asserendo che il popolo di Babele intendeva costruirsi una buona reputazione. Ma allora come spiegare la collera del Signore, innanzi ad "un atto dopo il quale non vi sarebbe stato più limite al loro imprese"?


E il Signore scese
a vedere la città e la torre
che i figli di Adamo avevano eretto.

E il Signore disse "Ecco
sono tutti come un solo popolo con una sola lingua
e questo è solo l'inizio delle loro imprese.
Ora, qualunque cosa decidano di fare,
non sarà più impossibile per loro".


Insomma, perchè il Signore era così preoccupato, visto che si trattava solo di un "nome"?

Se invece si intende la parola shem nella sua accezione originaria, e lo si traduce con "veicolo celeste", allora entrambi i passi biblici precedenti acquistano senso.

Quindi non il "il popolo con un nome", ma "il popolo dei veicoli celesti".


Nell'immagine di sinistra i pittogrammi sumeri per la parola DIN.GIR con cui questo popolo usava riferirsi ai propri dei. DIN significa saggio, virtuoso, giusto, mentre GIR sta per razzo a motore, veicolo celeste. Per cui DIN.GIR equivale a "i giusti delle navicelle spaziali". Nell'immagine di destra appare chiaro come l'unione dei due pittogrammi origini qualcosa di incredibilmente simile ad un modulo spaziale....


Ed ancora, il popolo di Babele non innalzò una torre per apporre un manifesto con il proprio nome, ma una torre che sostenesse un razzo (proprio come quelle si vedono nei lanci spaziali da Cape Canaveral....).

Solo così la costruzione della Torre di Babele ha un senso. Gli uomini avevano paura che, pian piano che i popoli si fossero dispersi sulla Terra, sarebbe stato difficile mantenere i contatti. Da qui l'idea di "una torre di lancio", per poter volare come la dea Ishtar "al di sopra di tutte le terre abitate".


Così il Signore con l'aiuto di non ben precisate entità, decise di punire la sfrontatezza del genere umano confondendo le lingue.

"Venite,
scendiamo e confondiamo la loro lingua
affinchè non possano comprendersi l'un l'altro"


Ma perchè questa decisione?

Per comprendere meglio, diamo un'occhiata a cosa ci dicono i testi sumeri.

Infatti, gli echi di questo celebre passo biblico, in realtà hanno radici ancor più lontane. Così come per l'episodio dell'Arca di Noè che che è in realta un "rifacimento" delle vicende del sumero Ziusudra (ma vi sono innumerevoli altre "coincidenze"), anche questo episodio ha un suo corrispondente negli scritti del "popolo della terra di Sumer".

Si narra che "per due anni" gli Annunaki (gli dei sumeri) si diedero molto da fare per costruire una "Porta degli Dei", modellando una struttura in muratura. Essi "usarono gli attrezzi...diedero forma ai mattoni " finchè "innalzarono l'alta cima dell'Eshagila (casa dei Grandi Dei)" e "costruirono la torre alta come l'alto Cielo".

Pertanto, l'atto di sfrontatezza del genere umano, fu ,quindi, quello di voler costruire una torre per uno shem, in un luogo che già gli dei avevano attrezzato per i loro scopi.

Il nome di quel luogo, Babili, significava, infatti, "Porta degli Dei".....

 
 
 
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