Creato da sweet.sensation il 15/12/2006

Healing Hand

She’s a cold, dark night in the dead of winter

 

 

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L'Epopea di Gilgamesh

Post n°148 pubblicato il 22 Maggio 2008 da sweet.sensation
 





I leoni


Ad un tratto le sue membra s'irrigidirono, le sue interiora si disintegrarono.


Gilgamesh esortava il suo compagno a rimanere attaccato alla vita. Ma ogni tentativo fu vano.




Per sei giorni e sette notti Gilgamesh pianse il suo compagno. Poi si
avventurò da solo senza una meta precisa, chiedendosi, un giorno, come
sarebbe morto anche lui:






Quando muoio non sarò anch'io come Enkidu?






Il re ancora non si rendeva conto che proprio allora, iniziava per lui la prova più difficile.


L'epica non dà una esatta misura del tempo che vide Gilgamesh peregrinare ramingo per lande desolate,






Nessuno sa quali montagne abbia risalito,


quali fiumi abbia attraversato.






Arrivò il momento in cui iniziò ad interrogarsi sull'opportunità o meno di ricongiungersi, nella morte, al compagno:






Devo posare la testa nella terra e riposare per l'eternità?






Ma proprio quando oscuri pensieri iniziavano ad aleggiare nella sua
mente, sentì rinascere in sè la determinazione di sottrarsi al fato dei
mortali e raggiungere la Terra dei Viventi.




Guidato dal Sole che sorgeva e tramontava, Gilgamesh s'incamminò. Pian
piano l'arido deserto popolato da scorpioni e lucertole, lasciava il
passo alle montagne. Verso sera arrivò nei pressi di un passo montano,
ove decise di accamparsi per la notte. Ma qui scorse, in lontananza,
dei leoni e si spaventò.




Così, levò la testa verso il dio Sin e pregò:






Al luogo dove gli dei ringiovaniscono,


i miei passi sono diretti....


Ti prego, preservami tu!






Poi, come fosse notte si addormentò, ma si svegliò per un sogno, che
interpretò come un presagio di Sin, secondo cui avrebbe gioito alla
vita. Gilgamesh si sentiva rinfrancato: era convinto che, nonostante i
leoni, sarebbe riuscito a valicare il passo.


Così
raccolse le armi e, come una freccia scoccata da una corda, si abbattè
sui leoni, colpendoli con tutta la sua forza: li abbattè e li disperse.
A mezzogiorno, ormai le sue armi erano divenute inservibili, così le
gettò ed affrontò altri due leoni a mani nude.


Uscì
vittorioso dalla tremenda battaglia. Avvolto nella pelle di leone,
attraversò il passo montano e vide, in lontananza uno specchio d'acqua,
che aveva tutta l'aria di essere un lago, mosso da lunghi venti.


Accanto al lago sorgeva una pianura, in cui si trovava una città tutta cinta di mura, ove Gilgamesh individuò una locanda.....

 
 
 
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