Creato da sweet.sensation il 15/12/2006

Healing Hand

She’s a cold, dark night in the dead of winter

 

 

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L'Epopea di Gilgamesh

Post n°152 pubblicato il 29 Maggio 2008 da sweet.sensation
 







La Pianta della Gioventù


C'era
una sorta di condotto che portava alle sorgenti: non appena Gilgamesh
carpì il segreto, aprì le chiuse cosicchè una corrente di acqua dolce
lo portasse nel canale più profondo. Si legò ai piedi dei massi pesanti
che lo portassero giù: finalmente vide la pianta.




Benchè lo pungesse, la afferrò e l'avvolse intorno alla mano.

Quindi tolse le pietre pesanti dai suoi piedi

e tornò da dove era venuto.




In
superficie lo attendeva Urshanabi per riportarlo indietro. Raggiante
per la missione compiuta, Gilgamesh gli decantò gli straordinari poteri
della pianta:




Questa pianta è unica tra tutte le piante,

con essa un uomo recupera tutto il suo vigore.

La porterò nella città di Uruk, la città dalle forti mura,

lì la darò da mangiare ai vecchi.




Così, i due affrontarono il viaggio di ritorno.

Dopo
trenta leghe si fermarono per la notte. Vedendo una sorgente di acqua,
Gilgamesh decise
di farsi il bagno. Ma in profondità si trovava un
serpente, che avvertì la dolcezza del fiore della
pianta: uscì
dall'acqua e la portò via. Subito si spogliò della pelle e ritornò in
profondità: era
ringiovanito.


Gilgamesh cadde nella più totale disperazione:




Allora Gilgamesh si sedette e pianse

calde lacrime gli scorrevano sulle guance.

Prese la mano di Urshanabi, il barcaiolo.

"Per chi hanno lavorato le mie mani?

Per chi ho versato il sangue del mio cuore?

Per me stesso non ottenuto nessun privilegio;

ad un serpente ho offerto un privilegio..."




Gilgamesh
rielaborò amaramente le fasi dell'immersione, rendendosi conto che era
destino non
essere riuscito a poter godere della pianta:



Mentre aprivo le chiuse, sistemando l'attrezzatura,

trovai una porta chiusa: doveva essere un segno

messo lì apposta per me, dovevo ritirarmi, rinunciare.



Gilgamesh
si rese conto di non essere destinato alla Pianta della Gioventù e,
quando fece ritorno
ad Uruk, ordinò ai suoi scribi di di scrivere la
sua odissea.



Voglio raccontare a tutta la gente di colui che vide le gallerie;

di colui che conosce i mari, fatemi raccontare la storia...



Queste sono proprio le parole iniziali dell'Epopea di Gilgamesh, affinchè tutti sappiano che
l'uomo per due terzi divino non riuscì a cambiare il proprio fato.


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