PENSIERI DIGITALI

Le identità virtuali: è solo divertimento?


Le identità virtuali che ci costruiamo in internet e che precisamente hanno luogo nel cyberspazio, che é una estensione psicologica del proprio mondo intrapsichico, possono subire da parte di quest’ultimo processi di proiezione, azione, transfert e controtransfert e che può addirittura alterare l’esperienza sensoriale ed emotiva di alcuni di noi. Senza entrare troppo nel merito è chiaro che questo luogo virtuale, che non può essere confinato materialmente ad un spazio fisico, rappresenta una zona intermedia tra sé e gli altri e proprio per questo motivo che grazie all’interazione con gli altri riusciamo ad affermare noi stessi in un luogo non ben definito. Infatti tale interazione è in grado di far sentire presente la persona: se nessuno risponde ad un nostro messaggio, se tale esperienza si protrae nel tempo e in vari ambienti, gradualmente si innesca la sensazione di non esistere che può affiancare o sostituire l’ipotesi che forse potrebbe non esserci alcuno dall’altra parte (paradosso!). Tal volta il senso di rabbia, di frustrazione, di non avere potere, di solitudine, di depressione che ne scaturisce possono divenire anche molto intensi. Al limite alcuni tentano di suscitare l’attenzione altrui anche in negativo, tramite atti di violenza, di insulto, di disprezzo, pur di ricevere una reazione, una risposta (leggasi anche Troll n.d.r.).C’è da dire anche che alcune persone sono particolarmente abili nel cogliere quei segnali che indicano la presenza di altri e di manifestare la propria. Scrivere in modo corretto, esprimere empatia, desiderare il contatto e l’interscambio sono fattori fondamentali in tal senso. L’abilità di stabilire e discernere la presenza sorge da una interazione complessa tra sé, gli altri e l’ambiente. A seconda delle differenze di personalità e di stile cognitivo, alcuni prediligono ambienti online rispetto ad altri (c’è chi è più bravo a comunicare nelle chat per l’immediatezza dell’interazione, chi invece per la sua natura riflessiva utilizza il blog, ecc…).C’è chi, al contrario tende e vedere gli altri come estensioni di sé. Questo è particolarmente accentuato nei contesti online. In tali casi il transfert fa sì che si tendano a vedere gli altri come specchi dei propri bisogni, emozioni e desideri, infatti capita spesso che nelle relazioni di tipo “sentimentale” o “amicali” instaurate sul web tra due internauti, evolvono in maniera differente dentro ognuno di essi dando adito tal volta a false aspettative e/o fraintendimenti.In definitiva la realtà virtuale comporta il grande vantaggio di consentire alle persone di sperimentare in modo sufficientemente sicuro e protetto alcune parti di sé, grazie all’anonimato e alla non visibilità. E’ un modo per sperimentarsi, per mettersi alla prova, per conoscere nuove persone e tramite queste per riconoscer-si.Nella misura in cui la propria esistenza online viene (poi) integrata per arricchire quella offline (e viceversa), essa consente l’evoluzione personale, la crescita e la maturazione. Quando però si scinde tra le esperienze effettuate nei due contesti, quando le parti di sé anziché venire integrate vengono scisse, si cominciano a vivere delle esistenze parallele che non hanno la possibilità di arricchirsi a vicenda. Ma questa è un’altra storia…