LIBERA USCITA

Tasse? Deciderà Tremonti


di Giuliano Giuliani - MegachipPer cercare di migliorare la condizione esistenziale delle fasce deboli della popolazione (percentuali enormi di famiglie che non arrivano alla fine del mese, dice l'Istat), in questa fase, e forse sempre, abbiamo prevalentemente una sola leva: quella fiscale (i lavoratori dipendenti hanno anche il contratto, quando i sindacati riescono a firmarlo). La lotta all'evasione ha consentito di raggranellare una quota rilevantissima, oltre una decina di miliardi di euro (ciò significa che a una decina di milioni di capifamiglia incapienti si potrebbero distribuire mediamente 1000 euro, non pochissimo quindi, soprattutto perché il dato è medio e significa che se a 5 milioni si danno 500 euro agli altri 5 milioni se ne possono dare 1500, e così via con la necessità di saper sempre far di conto).Fa rabbrividire l'idea che a decidere il come e a chi possa essere il commercialista degli evasori, Tremonti! E ricordiamoci sempre che il risultato è dovuto soprattutto alla convinzione che non ci sarebbero stati ulteriori condoni, cioè ulteriori regali ai ladri. A mio parere la lotta all'evasione non basta. Occorre anche, per i risultati concreti in termini di entrate fiscali e ancor più per una questione democratica di autentica progressività dell'imposta, rivedere il meccanismo delle aliquote e degli scaglioni. Trovo ripugnante, e non solo ridicolo, che lo scaglione più alto di reddito, quello che determina la considerazione della ricchezza degli italiani, sia fissato in 100.000 (centomila) euro. E che per la parte di reddito superiore a tale cifra il povero possessore paghi soltanto il 43%. Ciò significa che un reddito imponibile (detratto tutto il detraibile, che in quel caso è quasi sempre ragguardevole e spesso nasconde altre evasioni più o meno palesi) di 150.000 euro paga di tasse poco meno di 56.000 euro: gliene restano quindi poco meno di 100.000 (ottomila e rotti al mese). Ma sono davvero questi i ricchi di questo povero paese?! Ricordo sempre che quei bolscevichi di Rumor, Donat Cattin e Vanoni avevano fissato aliquote fino al 72% e scaglioni che davano davvero il senso della smisurata ricchezza di un po' di sporcaccioni! Allora, per non farla troppo lunga, quando si parla di tasse, e quando la destra ne straparla, bisogna: 1) rispondere con le cifre; 2) ricordare che le aliquote regionali e comunali non sono ispirate a nessun criterio di progressività; 3) quando si parla di riduzione dell'Ici non si deve dire “prima” casa ma “unica” casa; occorre rivedere gli estimi catastali, soprattutto dei centri storici; l'Ici dobbiamo farla pagare anche al Vaticano (anche sulle proprietà commerciali del tutto prive di finalità religiosa), che è una delle ragioni fondamentali per cui Bagnasco e camerati hanno lavorato per far cadere Prodi; 4) se si vuole agevolare il reddito dei lavoratori e dei pensionati non si deve ridurre la prima aliquota dal 23% al 20% (così il vantaggio lo ha anche Berlusconi, che non è né un lavoratore né un pensionato), ma si devono aumentare le detrazioni per lavoro dipendente o pensione; 5) per dare qualcosa ai più poveri la riduzione dell'aliquota non serve perché quelli non pagano le tasse (sotto i 7500 euro c'è l'esenzione); 6) occorre adeguare l'imposta sulle rendite finanziare (la cosa migliore sarebbe inserirle nel reddito imponibile e tassarle come ogni altra fonte di reddito). Un'ultima notazione riguarda gli adeguamenti sulla base dell'inflazione (una volta la rapina si chiamava fiscal drag e si cercava di ovviare proprio con l'automatica rivalutazione degli scaglioni fiscali). Faccio un esempio forzato: se nel paniere ci fossero solo il pane, il telefonino e la Mercedes super, il povero (consumatore di pane) avrebbe un'inflazione del 15%, le vittime del telefonino avrebbero un'inflazione pari a zero, il ricco che si compra la Mercedes avrebbe un'inflazione positiva, cioè un arricchimento del 10%, pari allo sconto sulla vettura di lusso. E' necessario rivedere i criteri di calcolo? Sì.