LIBERA USCITA

LE DONNE NEL MIRINO


COMUNICATO STAMPA di QUELLE CHE NON CI STANNOAlle ore 17 del 1 marzo ‘08, in via delle Belle Arti tre compagne del coordinamento Quelle che non ci stanno, che denuncia da anni la violenza maschile sulle donne, promuovevano un presidio per il 4 marzo, sotto il tribunale, in solidarieta’ ad una donna che denuncio’ nel settembre del 2006 colui che aveva cercato di stuprarla, tre uomini in borghese senza qualificarsi come forze dell’ordine le avvicinavano chiedendo loro di mostrare i documenti d’identita’. La digos solo in un secondo momento si qualificava, a seguito di molteplici richieste delle compagne che nel frattempo stavano cercando di contattare un’avvocata .L’avvocata contattata consigliava loro di dare le generalita’, ma la comunicazione veniva interrotta bruscamente dal sequestro del telefono cellulare da parte di un poliziotto.Nel frattempo erano gia’ arrivate sul posto 4 volanti della polizia. Alle compagne, circondate dalla polizia, veniva impedito di dare le generalita’ e intimato con violenza e prepotenza di salire in macchina. Circondate da piu’ di 15 poliziotti e digossini venivano quindi introdotte forzatamente sulla volante della polizia e condotte in questura con sirenespiegate. Giunte in questura venivano tutte e tre identificate con foto segnaletiche e impronte digitali di entrambe le mani e dei palmi, quindi intimidite e minacciate in svariati modi, trattenute per tre ore, alla fine delle quali, denunciate per rifiuto di dare le generalita’ e resistenza a pubblico ufficiale.Durante questo fermo e’ stato loro impedito di comunicare all’esterno quanto stava accadendo, lasciandole in uno stato di totale isolamento. Nel frattempo donne e lesbiche del coordinamento giungevano in solidarieta’ alle compagne in questura.Denunciamo la violenza verbale tenuta da subito, le minacce continue, la volonta’ di impedire di comunicare sia all’esterno che tra loro, la violenza attuata con la presenza di piu’ di quindici poliziotti che le accerchiavano e spingevano di forza in macchina, la scelta di un luogo isolato per effettuare il fermo che ancor di piu’ impediva la visibilita’ di quanto stava avvenendo.Denunciamo le minacce di perquisizione personale in questura, le modalita’ di identificazione avvenute attraverso foto segnaletiche e impronte digitali, l’arroganza, prepotenza, derisione tenuta.Denunciamo la repressione che colpisce 3 compagne del nostro coordinamento contro la violenza maschile .Tutto questo per noi non e’ solo abuso di potere, ma intimidazione mirata all’attivita’ politica delle donne e lesbiche.Ricordiamo che questa repressione non ci e’ nuova: a novembre 2006 a Crevalcore, durante una manifestazione di denuncia di uno stupratore, la polizia teneva un comportamento fortemente intimidatorio e minaccioso nei confronti delle manifestanti, identificandole e cercando di impedire lo svolgimento stesso della manifestazione.Il 20 aprile 2007, durante una manifestazione in Cirenaica, in solidarieta’ ad una donna che aveva denunciato i suoi due stupratori, ancora una volta la digos minacciava Quelle che non ci stanno.In questo caso unico neo della nostra presenza pubblica che ci teniamo a comunicare e’ stato l’ostruzionismo delle forze dell’ordine, 4 uomini in borghese, che non si sono mai identificati come tali ed una donna che da un certo punto in avanti ha filmato e ripreso ogni nostro movimento.In fase di conclusione della manifestazione mentre le donne che avevano partecipato scioglievano il corteo per prendere ognuna la propria direzione, in forma subdola e senza che sussistesse nessun motivo specifico, la polizia provava a fermare ed identificare singole donne.Allora noi ci chiediamo se il compito di questi operatori delle forze dell’ordine retribuiti anche da noi sia quello di impiegare numerose ore del proprio lavoro a controllare, identificare, provocare e magari denunciare le donne che provano a porre fine e a arginare le atrocita’ che nei loro confronti vengono agite.Coloro che hanno come dovere la sicurezza non solo non ce la danno, non riuscendo ad impedire che avvengano gli stupri ne’ a perseguirne i colpevoli, ma aprono spazi ad atteggiamenti sessisti ostacolando e perseguendo noi .Il paradosso e’ evidente e vogliamo che tutte ne siano al corrente.Bologna, 2 marzo 2008Quelle che non ci stannohttp://maragridaforte@inventati.org