PRODOTTI ECOLOGICI

Post N° 15


LA DRAMMATICA SITUAZIONE DELLE API di C. Andrea Eremita La natura, nel corso del tempo, può permettersi di rinunciare ad alcune specie animali. È naturale che alcune forme di espressione della vita lascino il posto a nuove forme, così come è naturale che un uomo nel corso del tempo maturi e crei nuove idee. Ma al presente stadio evolutivo la natura non può permettersi di perdere le api.
Le api sono un fondamentale pilastro della vita su questo pianeta. Senza le api la natura è come un’automobile che perde una ruota: fa ancora qualche metro e poi, senza controllo, si schianta. E con essa si schianta anche il suo passeggero privilegiato, l’uomo, con tutte le sue idee, vecchie o nuove che siano. Le api sono responsabili dell’ 80% delle impollinazioni entomofile, ovvero quelle che per la fecondazione dei fiori necessitano dell’attività pratica di un insetto. La differenza che c’è tra un’ape e qualunque altro insetto impollinatore sta nel fatto che quest’ultimo opera in modo occasionale. Al contrario madre natura ha conferito all’ape caratteristiche anatomiche e un temperamento tale da trasformarla nel più specializzato e professionale degli operai.Da un altro punto di vista, il 30% di tutto ciò che finisce nel piatto dell’uomo avviene per conseguenza diretta dell’impollinazione di un ape.
Nessun altro animale può vantare una incidenza così alta.Mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliege, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole... dipendono decisamente dalle api. Per queste ragioni qualunque segnale di malessere o malattia delle api dovrebbe essere registrato dall'uomo e dalle Istituzioni con il massimo dell’attenzione.Qui non si tratta di salvare un minuscolo moscerino dell’Amazzonia la cui incidenza nella biosfera la natura può facilmente supplire; qui si tratta di un essere da cui dipende la nostra stessa vita terrena. Ma così non é.
Le morie di api che hanno coinvolto l’intero pianeta nel corso degli ultimi anni sono impressionanti e non risparmiano nessuna latitudine. In Germania, sulla base di sette anni, si registrano perdite medie annue del 25%. In Gran Bretagna dal 10 al 12%, ma con una netta impennata l’anno scorso. In Francia l’annus horribilis è stato il 2006, con perdite del 50%. Per quanto riguarda gli Stati Uniti si parla senza sofismi di collasso: le colonie di api sono passaste dai 5 milioni degli anni Quaranta, ai 2 milioni del 1989, tutto ciò unitamente ad una drastica diminuzione di tutti gli animali pronubi, come uccelli, pipistrelli, coleotteri, vespe, calabroni, farfalle e falene. Questa crisi annunciata nel 2004 ha aperto per la prima volta la strada all’importazione di api straniere, sia per la produzione del miele, sia per il servizio di impollinazione (qualcuno deve per forza impollinare le immense distese di mandorli della California). Le cause più palesi immediate di queste morie sono da addebitarsi naturalmente all’inquinamento, alla varroa e più di recente al CCD.