Creato da Phyllo il 25/03/2008
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BUONA PASQUA

Post n°54 pubblicato il 01 Aprile 2010 da Irisblu55
 
Tag: PASQUA

 
Il Signore Risorto dia luce ai nostri passi e
sostegno nel difficile cammino della vita,
 con l'augurio che possiate trascorrere una felice e
 gioiosa Pasqua
vi abbraccio con tanto affetto 
Iris

 
 
 

Sogno di una giornata invernale

Post n°53 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da Phyllo

Vorrei essere veramente una principessa,ma nn sono nemmeno la povera Cenerentola...il mio principe si è perduto nella nebbia fitta che si alza dal mare e che ti sembra averti precluso il ritorno a terra...volare...mi piacerebbe...ma ho paura di cadere alla prima brezza ...le mie ali nn sono forti abbastanza...avrei bisogno di allenamento come la mamma con il suo pulcino...forse mi potrei definire una chitarra che aspetta di essere suonata...vorrei vibrare di emozioni di sogni d'amore...

 
 
 

Giornata della memoria ...per non dimenticare

Post n°52 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da Phyllo

Perchè nn si debba ricordare solo quel grande genocidio ma anche quelli recenti che ognuno di noi consuma ogni volta che guarda qualcuno di diverso con indifferenza...uccidiamo in noi tutta la nostra ricchezza e in chi riceve quello sguardo assente lo scaviamo nel cuore come il torrente impetuoso fa nella roccia ma con molto meno tempo lo erodiamo fino ad annullarlo...se siamo spaventati da ciò che nn ci somiglia è solo perchè nn lo conosciamo quindi nn chiudiamoci a riccio ma voliamo in alto come le aquile per colpire solo chi veramente potrebbe ricreare tutto questo...buon ricordo a tutti e felicità!!! 

 
 
 

 

Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 06 Gennaio 2009 da Irisblu55

 
Se qualche vero saggio ci dovesse improvvisamente
 chiedere chi realmente siamo, subito ci
verrebbero in mente i rapporti parentali, le
 relazioni sociali, la nostra struttura
biologica in relazione all'ecosistema, la nostra
 storia personale con i fatti, gli eventi,
le emozioni, gli affetti, i sentimenti, i disagi, ecc.
Forse tutto verrebbe sintetizzato superficialmente
 nel nostro "nome e cognome".

Molti vi aggiungono titoli accademici, onorifici o

nobiliari e così pensano di poter essere

 subito identificati per il loro prestigio.

Si immedesimano talmente nel loro ruolo che

 alla domanda "chi realmente sei?"

non riuscirebbero a capire le reali intenzioni

 dell'interlocutore saggio. Affermerebbero

 impacciati, di essere l'avvocato Tal dei Tali

il prof. Pinco Pallino, il dott. Sempronio

 l'imprenditore Caio ecc. Ma è come se rispondessero:

 "io sono ciò che penso di fare".

Se il saggio suggerisse loro di lasciar perdere

 tutte le maschere sociali per definire

 più onestamente se stessi,

molti entrerebbero in crisi.
In effetti noi pensiamo di essere qualcuno

perché ci identifichiamo quasi sempre nel ruolo

 in modo convenzionale.
Ma la domanda "chi sei?" presuppone una

seria riflessione sul nostro "esserci"

 qui e adesso nel senso esistenziale.

La nostra più profonda riflessione dovrebbe

 portarci a smascherare le illusioni sul concetto di

"io" che abbiamo.
Se mettessimo coraggiosamente tra parentesi

ruoli sociali, legami affettivi e di sangue

 lo stesso cognome e nome, rimarrebbe

 puramente la nostra persona con il suo DNA e

 il suo temperamento. E approfondendo ci

accorgeremmo che nemmeno la nostra

 struttura biologica ereditata dal patrimonio

 umano o la nostra psiche formata nel contesto

 sociale, basterebbero ad identificarci.
Questo perché sappiamo bene che tutto

 l'Universo muta continuamente e noi

non siamo mai uguali al nostro "io"

 precedente, come nessuna essenza è

perfettamente identica all'altra.

Allora, chi siamo? Risposta difficile, misteriosa

 che presuppone un punto di riferimento saldo

 immutabile, eterno.
Se ogni persona (i sei miliardi di uomini

che abitano sulla terra sono un numero esiguo a

confronto di quello delle stelle del cielo)

cominciasse seriamente a domandarsi chi realmente è

per cercare di darsi una risposta non superficiale

cambierebbero molte cose già in questo

 mondo e forse riscopriremmo tutti con stupore

 il senso del mistero e la nostra dignità di figli di Dio.

Pier Angelo

Epifania le feste porta via

c'è chi nè sentirà la nostalgia è

chi invece si sentirà sollevato

da un lavoro ingrato ai fornelli e a

dar retta a parenti amic è fratelli

buon pomeriggio

un forte abbraccio

by Iris

 
Inviato da: Irisblu55
 
 

Una lezione di vita

Post n°50 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da Irisblu55

 

 
L'uomo nella prosperità non comprende


Ronald Smith era uno degli uomini più ricchi e

potenti della terra. Aveva un giovane figlio

 John, al quale non lasciava mancare niente.

 Ogni giorno lo faceva accompagnare con una

 lussuosissima Mercedes a scuola da un suo

 autista personale. Lo riempiva di giochi ed

ogni tipo di divertimento. Corrompeva persino

 alcuni insegnanti per fargli avere bei voti, in

modo che non provasse frustrazioni.

Ronald era fiero del suo impero finanziario

 dei suoi alberghi, delle sue aziende : grazie a

lui ed alla sua intraprendenza migliaia di

persone potevano campare con un

lavoro dignitoso.
Ma il figlio cresceva sempre più viziato.

Il suo pallino erano le discoteche, i motori e le

 spacconerie con gli amici.
Il padre cominciò ad esserne preoccupato.

 Si rendeva conto che, continuando così

il figlio non sarebbe potuto essere in grado un

giorno di prendere le sue redini. Gli voleva bene

 ma capì che era un "bene" sbagliato.

John era sempre più immerso nei vizi e non

 era mai contento. Al padre raccontava un sacco

di bugie ed ogni giorno aveva nuove pretese.

Un giorno Ronald si recò appositamente dal saggio

Elia per chiedergli consigli.
- Prendi una decisione drastica. Tuo figlio è

 rovinato, ma se vuoi recuperarlo c'è una possibilità

che costerà molto anche a te! - affermò

perentoriamente il saggio. Poi gli suggerì

quali rimedi doveva prendere.

Ronald mise a malincuore in pratica i

consigli dei Elia. Pianificò tutto per bene e

dopo un po' di tempo progettò con il figlio

maggiorenne un viaggio in un paese

molto lontano che doveva durare due settimane.

 Ma si mise d'accordo sia con l'autista

che avrebbe dovuto accompagnarli all'aereoporto

 che con il capitano dello stesso aereo:

 Ronald possedeva gran parte del

pacchetto azionario della compagnia aerea.

Il giorno stabilito, mentre stavano salendo

sulla scaletta dell'aereo, Ronald

approfittando del fatto che suo figlio

 John era distratto perché aveva

 adocchiato una giovane avvenente , scese di

corsa dall'aereo e ritornò alla macchina s

quagliandosela con l'autista ed i bagagli.

John se ne accorse solo quando stavano ormai per partire.

 Invano furono ascoltate le sue richieste di farlo

subito scendere: il capitano disse che non era

 possibile fermare l'aereo mentre era già

 in corsa e stava decollando. L'unico scalo era

proprio in quel paese lontano dove avrebbe

dovuto scendere perché possedeva solo il biglietto di andata.

Si ritrovò in questa città, solo e senza soldi.

Non ne aveva nemmeno per telefonare a

casa e nessuno si fidava a prestarglieli.

 Inizialmente cercava di sopravvivere

chiedendo l'elemosina: ma vedendolo ben

 vestito nessuno gliele dava.

La città era pattugliata da molti poliziotti :

praticamente era impossibile rubare.

Recatosi al più vicino posto di polizia non

riuscì nemmeno ad esibire un documento di

riconoscimento perché non l'aveva appresso.

 Gli agenti lo trattennero per le verifiche sulla

sua identità. Gli dicevano che i numeri telefonici

che egli dava erano errati e che non conoscevano

suo padre (il quale aveva fatto cambiare tutti i

numeri telefonici di casa sua e il nome delle

sue ditte e dei suoi alberghi).

Il giudice di quella città decise di liberarlo a patto

che si mettesse a lavorare. Gli procurò un

posto di lavoro presso una fonderia ed egli

dovette accettare. Ogni giorno tornava nella

sua stanzetta presa in affitto, stanco morto, e

non aveva nemmeno le forze per qualche svago.

 Aveva fatto amicizia con alcuni operai e si

rendeva conto della grande fatica che facevano

per mantenere le loro famiglie.

 John, però, non riusciva a risparmiare molto perché

il salario che percepiva bastava appena per

 pagare l'affitto della stanzetta, e il necessario

per la sopravvivenza.

Passarono alcuni mesi e dopo inutili tentativi per

 mettersi ancora in contatto con suo padre

 (il quale sembrava avesse fatto perdere ogni sua traccia)

 John si era ormai rassegnato.

 In quella città era severamente proibito

 l'accattonaggio e nessuno si fidava a prestargli del denaro.

 Spesso pensava a come viveva nella casa di suo

 padre e cominciò ad essere dispiaciuto per

 l'arroganza che aveva dimostrato nel trattare i suoi...

Un giorno, essendo rimasto casualmente da

 solo nell'ufficio amministrativo della sua fabbrica

 scorse, riposto in un cassetto semiaperto,

un foglio che rìportava l'intestazione della ditta

con il nome di suo padre: "Ronald Smith ".

Era stato appositamente dimenticato

dall'impiegata, la quale rientrata, lo vide assorto

 con il foglio in mano. John chiese:
- Come mai?...cosa vuol dire?
 E' proprio come pensi! La ditta appartiene a

tuo padre! - Esclamò la segretaria.

Il giovane comprese: suo padre aveva macchinato

tutto per impartirgli una lezione di vita.

E così ritornò a casa completamente cambiato.
Chiese al padre tutti i particolari del dispendioso

 progetto ed andò subito a ringraziare il saggio

Elia per averlo salvato da sicura rovina.

Felice Epifania in gioiosa è

 serena  compagnia

ciao by Iris

 
 
 
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