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Un blog creato da nick60libri il 18/05/2008

Nicola D'Agostino

a che servono le parole ?

 
 

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« ANCORA SULL'ESPERIENZA ...E ADESSO PRENDO A SASSAT... »

E ADESSO TOCCA ALL'AMICIZIA E ALLA FAMIGLIA

Post n°10 pubblicato il 17 Luglio 2008 da nick60libri
 

 

Credo sia stato Kant, per primo, ad affermare che è la struttura stessa del linguaggio a rendere impossibile il parlare sensatamente di concetti che rasentano l'infinito. La riprova? Chiedete al miglior pensatore che cos'è l'Amore, o Dio, e vi ritroverete avviluppati in articolate, stucchevoli, retoriche arrampicate sulle parole. Ma mentre l'Amore o Dio (che forse sono la stessa cosa) ce li sentiamo come parte del nostro essere, non è così per l'Amicizia, che è certamente un acquisto più recente della ragione. Anche su questo concetto, peraltro, non mancano improbabili virate teoriche che non mi hanno mai convinto del tutto, Cicerone in primis. Vediamo cosa si può fare per capire che cavolo è l'Amicizia (la struttura del linguaggio dovrebbe consentirlo). Ahimé, temo che, ormai, per “amico” si intenda più che altro qualcuno a cui chiedere aiuto nel momento del bisogno, di solito a scapito di qualcun altro, come accade quando, ad esempio, nella pubblica amministrazione o negli ambienti di lavoro in genere, una pratica dell'Amico viene trattata prima rispetto a quella di qualche poveraccio che, senza l'intervento della “amicizia”, sarebbe stata istruita naturalmente prima. Così si fa a gara a chi c'ha più amici. Il Notaio, l'Ingegnere del Comune e così via. Chi più ne ha, tanto meglio vive. La degenerazione a cui si è pervenuti trova la sua massima espressione nel linguaggio dei mafiosi, quando si rivolgono enfaticamente ai loro “AMICI”. E vi dirò di più. La stessa matrice egoistica permea completamente il concetto di “famiglia”, perché è generalmente intesa come nucleo assolutamente chiuso dove i componenti pattuiscono una mutua assistenza e allevano guerrieri contro il resto del mondo, vissuto come un nemico da fronteggiare e da combattere per carpirne quanto di buono è possibile, arricchendo il proprio nucleo a scapito degli altri che, a loro volta, replicheranno lo stesso comportamento. Quando poi la famiglia si sfascia, per separazioni o perché i figli si sposano, le lotte diventano tra i sottosistemi (vedi le cause in materia di famiglia e in materia di eredità). Un ruba-ruba generale. Anche qui i mafiosi fanno scuola: “LA FAMIGLIA!”. Io credo che se il mondo fa così schifo è proprio per questo modo di intendere l'Amicizia e la Famiglia. Certo, non è così per tutti, ma temo che così sia per i più. Propongo quindi di abolire i termini di “Amicizia” e “Famiglia”, sostituendoli con l'unico, più antico e nobile, di “Fratellanza”. Questo dovrebbe dare uno scossone alle abitudini, almeno per un po', e consentire un'ottica diversa e più appagante. Qualora poi anche la fratellanza, dopo questo primo periodo, dovesse soccombere agli istinti, ne troveremo un altro in grado di ingannarli. E così via. Per questo voglio salutarvi così: a presto, Fratelli.

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Commenti al Post:
a_tiv
a_tiv il 18/07/08 alle 14:09 via WEB
Caro Nicola non sono un tedioso bastiancontrario e mi guardo bene dal tentativo di stoppare le idee e le intuizioni degli altri. Anzi! Penso che sarebbe davvero bello se tutti avessero il dono d’esser autonomi nel pensiero e soprattutto nel saperlo usare. Nel commento al tuo post sui blogger mi sono soffermato su ciò che io credo sia la realtà di questa nostra nuova piattaforma di diffusione di fatti, opinioni ed informazioni. Ora mi inviti a soffermarmi su “amicizia” e “famiglia”. Non ti sembra che sia molto impegnativo? Io mi interesso delle cose più “idiote” che ci siano: i fatti ed il chiacchiericcio della politica. Ciò che trovo stimolante in questa pratica è la sua capacità d’essere lo specchio della vita. Per me è così! Vedi, capita di sentir dire che la politica sia incomprensibile, che sia sporca, che sia spettacolo. Nessuno però si rende conto che di questo spettacolo è buon interprete. La politica si regge sulle debolezze degli uomini: come l’arte e la cultura, ad esempio, sulle sovvenzioni di tutti. Cosa c’entra ora questo paragone? Rifletti e vedrai che è attinente! La politica non è poi l’arte e l’alveo del pensiero più secolare del mondo? Come ora potermene uscire dal mio oziare estivo senza parlare di linguaggio, di amicizia e di famiglia? Mi hai incastrato…testardo scrittore! Hai citato Kant e mi consentirai di citare a mia volta Hegel quando nella sua dialettica dà sostanza alla forza dei pronomi dimostrativi anziché alle definizioni delle parole. Allora perché non parlare di questa amicizia o questa famiglia? La dialettica del linguaggio assume persino significati diversi nelle fasi di un argomento. Ma l’amicizia , la famiglia, valgono la storia, la civiltà persino il concetto di democrazia. Sono, invece, astrattismi indefiniti senza il pronome dimostrativo. La singolarità del dimostrativo, però, non riduce la difficoltà del definire ma ne accentua, invece, la specificità. Dovremmo parlare di amicizie e di famiglie, ma ahinoi, così si moltiplicano le difficoltà! Ecco che il linguaggio interviene e crea le sintesi. Non ti sembra che convenga allora accontentarsi di ciò che si ha per amico e/o per famiglia? Caro Nicola per fortuna che c’è un vento di maestrale che spazza il calore del sole. Nel mio giardino ora c’è tanta di quella pace che il rumore delle foglie sbattute dal vento non riesce a dissolvere. Ci sono i colori dei fiori che mi riportano alla natura ed alla concezione della bellezza. Se poi succede che un "amico" sia falso e che una "famiglia" sia una somma di conformismi banali...i nostri discendenti percorreranno lo stesso gli anni tremila. Ciao! Vito
 
 
nick60libri
nick60libri il 18/07/08 alle 19:59 via WEB
Carissimo Vito, apprezzo molto il tuo equlibrio e ti invidio molto per questa impagabile qualità dell'essere. Io, purtroppo, non sono affatto così e, nonostante non sia certo più giovane, mi viene sempre di mandare a gambe all'aria tutto ciò che non mi piace, parole comprese. Sulla politica, a costo di sembrarti uno sciocco qualunquista, voglio dirti che chi ci si butta dentro lo fa nella piena consapevolezza che il proprio contributo, nella forma più onesta possibile, si limiterà a miscelare “un po' di mercato e un po' di stato”. Tutto il resto, in effetti, mi sembra un chiacchiericcio da avanspettacolo, senza vera idelogia, ottimo per intrattenerci la sera guardano “porta a porta”. Loro se le danno con le frasi ad effetto, e noi tifiamo, ora per l'uno, ora per l'altro, a seconda di chi è più bravo. Ma la politica serve, come servono gli operatori ecologici, i derattizzatori e le imprese di autospurgo. E rispetto molto che ci si appassiona! Ed è anche vero che le schifezze della politica sono le schifezze di noi tutti, in tutti gli ambienti. Ma nella vita di ogni giorno abbiamo una chance in più: la scelta, fare o non fare quella cosa. In politica, invece, almeno in Italia, temo che chi ci entra debba abbracciare un sistema, una “maledetta cosa” che non lascia scampo. La schifezza, prima o poi, la deve fare per forza. Mi prometto e ti prometto una cosa, però: visisterò molto spesso il tuo blog, perché voglio capire perché una persona intelligente e colta come te ci si appassiona con ardore. Splendido week-end. Nicola D'Agostino
 
   
a_tiv
a_tiv il 19/07/08 alle 19:06 via WEB
Caro Nicola, avevo non più di vent’anni quando al Piccinni di Bari, tra i giovedì letterari, ascoltai una prolusione di Alberto Moravia sulla chiacchiera. Restai abbastanza colpito dalle sue argomentazioni, tanto che intervenni per prenderne le distanze. Passati tanti anni e vissute tante esperienze, ora però m’accorgo che le sue parole delineavano una ineluttabile filosofia del divenire. Mi sono accorto, infatti, che attraverso la "chiacchiera" si diventa persino il contrario di ciò che si è. Mi sono accorto così che si può essere sodali compagni con i peggiori criminali e poi, ad esempio, proclamarsi per la pace, la libertà e la democrazia. Si impara che c’è sempre un modo di dichiarare che si lotta per il popolo, impegnandosi a costruire la propria nicchia di potere. La chiacchiera poi diventa il simulacro del politicamente corretto: tanto che, se si è stupidi e corrotti, si rinsavisce ponendosi dalla parte giusta. Abbiamo esempi autorevoli! In fin dei conti, poi, stupido è chi tenta di risalire la corrente, opponendosi anche all’impetuosa forza di un percorso tutto in discesa. Non lo sarebbe invece (stupido) chi si lascia andare inerme ad assecondare il corso delle cose, chi grida ciò che è più facile e meno pericoloso gridare. Alcuni si convincono che sia così e, come succede ai realisti, lo diventano ancor più del "re". Accade anche che si possa discettare contro l’uso della violenza, definendo barbari e guerrafondai alcuni ed andando a braccetto con coloro che mettono bombe nei mercati, sui bus, nelle discoteche o, come abbiamo sentito, sentendosi equidistanti da coloro che festeggiano il rilascio in libertà di un "animale" che ha sterminato una famiglia per odio e ucciso un bimbo di 4 anni sbattendogli la testa contro le rocce. E ci sono quei pacifisti che lanciano bottiglie molotov, biglie e bruciano bandiere. C’è chi per politica disprezza il capitale ma poi passa la vita ad accumularlo. La parola diviene così il centro delle contraddizioni e dell’ipocrisia. È intorno alla chiacchiera che si costruiscono le trappole per il popolo. Ed ho così imparato a diffidare di coloro che offrono felicità a basso costo, oppure di coloro che vogliono far credere che il valore assoluto della loro funzione sia quello di demolire il pensiero e l’azione degli altri. Ecco il motivo che mi spinge ad interessarmi degli idioti, me compreso, cioè interessarmi di coloro che parlano di politica. Del resto cosa rimarrebbe della politica se si cedessero le armi solo ai chiacchieroni? La storia ci ha insegnato che i dittatori per impegnare il popolo ed impedire che si rivolga contro di loro si inventano sempre un nemico. Ti ricordi il complotto plutomassonicogiudaico di Mussolini e la lotta al capitalismo imperialista di Stalin e dei suoi successori? Per Hitler erano gli ebrei. Per la libertà, la giustizia, la democrazia oggi in Italia il pericolo è Berlusconi. Ho così idea che la lotta di liberazione, come sostiene autorevolmente Giampaolo Pansa, abbia partorito quella dittatura dell’antifascismo per cui tutto ciò che non conviene alla casta è neofascismo, Berlusconi compreso. La questione Italia è diversa, però: è un modo complesso d’aver creato una rete di privilegi e di diritti negati. Togliendo Berlusconi tutto resta e con l’Italia delle chiacchiere non si va da nessuna parte. Ed è così che sono tra gli sciocchi che guardano la politica e la interpretano, dal di fuori, nella speranza di convincere uno, due, dieci individui che ci sono i problemi e...ci sono le chiacchiere. Non è questione di ideologia perchè in essa si formano le più fanatiche contraddizioni. Nessuno penso abbia nostalgia di un marxismo ideologico che privilegia la ragione del partito rispetto alla realtà. Tanto meno, penso, si ritiene che esista una ragione perché l’integralismo religioso si sostituisca alla coscienza civile di un popolo. Con il ventesimo secolo penso si sia chiusa definitivamente l’era delle ideologie. Oggi prevale il pragmatismo delle opportunità e la gestione della globalizzazione, strumento insieme di ricchezza e miseria, di occasioni e sfide economiche, di civiltà e di libertà, ma anche un grande pericolo per conflitti globali. Con le chiacchiere, però, si resta al palo! Ciao e buon w.e. anche a te. Vito
 
     
nick60libri
nick60libri il 21/07/08 alle 13:01 via WEB
Va bene, “hegeliano”, ho capito che la tua passione è autentica e non parlerò più male della politica in termini generali e astratti. Posso anzi dire che, a parte alcune scivolate quasi “infantili” su singoli provvedimenti, questo governo mi sembra il meno peggio che potessimo avere. Ma mi incuriosisce ed affascina moltissimo una questione su cui mi piacerebbe che ti esprimessi, ancora in termini generali: posto che in molti (me compreso) pensano che la differenza tra persone per bene e quelle che non lo sono sta nel fatto che le prime non sono state prese con le mani nel sacco, laddove fosse mai dimostrato che il Berlusca, D'Alema & C.. avessero commesso reati, gli elettori non li voterebbero più? In altri termini: l'onestà è effettivamente un valore o in politica conta di più la capacità degli individui di fare le “cose”? Con i più cordiali saluti. Nicola D'Agostino
 
     
a_tiv
a_tiv il 21/07/08 alle 21:31 via WEB
Caro Nicola più che risponderti ti inviterei a leggere un mio articolo del 23 giugno 2006 "Etica e politica" http://vitoschepisi.blogspot.com/2006/10/etica-e-politica.html. Aggiungo solo una precisazione pertinente: è preferibile guardare ai fatti ed alle politiche, più che agli uomini, anche se ritengo sempre valido il pensiero che le idee camminino sulle gambe degli uomini. Non mi interessa Berlusconi e le sue vicende quanto la sua disinvoltura politica...così lontana dal "politicamente corretto". Lontano cioè da quel "modo" che ha violentato il Paese e le sue prospettive. Ora Berlusconi potrà anche essere un furbone anche se, al contrario di altri, non ha riscosso tangenti o venduto beni pubblici agli amici a prezzo di realizzo, ma propone una società in cui caste, corporazioni e furbetti debbano riprogrammare la loro vita. Ti sembra poco? La politica è sempre fatta di intrighi e di furbizie ...ma è questa la ragione per cui è da privilegiare il metodo democratico per i governi dei popoli. Veltroni con il PD ha solo dato l'apparenza di accettare un nuovo corso in cui il contendente politico non sia il nemico da abbattere...ora sta tornando all'antico. La cosa strana è che la questione morale dall'Abruzzo, alla Liguria, attraverso le Marche , la Campania e la Calabria si sta abbattendo sui suoi uomini. Dovrebbe reagire e condividere con la maggioranza le riforme, quella della giustizia in primo luogo. Invece!!! E' questa la ragione che me lo fa considerare inadeguato. Si trascina a rimorchio di un "semplice" Di Pietro. Populismo ed antipolitica cozzano tra loro. Alla fine Veltroni s'accorgerà d'aver sbagliato due volte: la prima nell'aver abbandonato il suo progetto di concludere il suo impegno sociale in Africa; la seconda nell'aver abbandonato il tentativo di rendere "normale" il confronto politico nel Paese. Buona serata. Vito
 
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L'INCIPIT DI BACIAMI ANCORA

 

Nonostante la minaccia di un imminente temporale, alle sette del mattino i primi ambulanti, mestamente, collocavano le loro mercanzie lungo il Viale dei Fori Imperiali. Era Novembre e faceva freddo. Athor era giunto da poco a Roma a bordo del suo vecchio ma ben tenuto furgone westfalia rosso, allestito come un mini camper. Lo parcheggiò alla meno peggio nei pressi della Domus Aurea. Tentò di avviare la piccola stufa a gas, sfregandosi le mani, ma l'aggeggio stentò a partire. Provò ancora mentre intonava:

 

Nei cieli bigi vedo fumar dai mille comignoli

Parigi, e penso a quel poltrone di un vecchio

caminetto ingannatore,

che vive in ozio come un gran signore.

 

Proveniva da Sorrento. Le prime ore della notte le aveva trascorse guidando. In autostrada si era fermato un paio di volte presso gli autogrill a bere caffè per restare sveglio. Per esibirsi preferiva giungere sul posto con molto anticipo, così da avere il tempo per il disbrigo delle formalità e riposarsi prima di lavorare. Gli piaceva viaggiare di notte. A notte fonda, quando accedeva nei punti di ristoro delle stazioni di servizio più piccole, un po' stordito dalla musica e dalle vibrazioni della vettura, viveva come in un sogno l'atmosfera piatta che aleggiava nei bar quasi deserti dove i clienti consumavano piano, in silenzio, le loro bevande. Si sentiva come un personaggio del quadro di Edward Hopper più noto: Nighthawaks.

Restò nel camper circa una mezz'ora. Poi scese e raggiunse il Viale. - Qui potrebbe andare bene. - si disse strisciando il piede sulle basole per liberare la zona che aveva scelto dalle cicche.

La presenza del Colosseo garantiva un via vai sufficiente di turisti e la muraglia ad una trentina di metri dinanzi a sé avrebbe consentito un effetto acustico accettabile. Lo spazio era ampio abbastanza per farvi sostare chiunque avesse voluto farlo. Quel posto era proprio l'ideale per ciò che doveva fare Athor.

 

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