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Un blog creato da nick60libri il 18/05/2008

Nicola D'Agostino

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« E ADESSO TOCCA ALL'AMIC...LA STORIA DI ECO »

E ADESSO PRENDO A SASSATE ANCHE LA SINCERITA'. CON UN ALTRO PASSO DEL LIBRO.

Post n°11 pubblicato il 18 Luglio 2008 da nick60libri
 

 

  • Lei -disse poi rivolgendosi a me-, lei per tutto il tempo che è stato al mio servizio ha serbato odio e rancore, e mi ha ingannato fingendo di collaborare attivamente alla stesura della relazione. Grande interpretazione. I miei complimenti. Soddisfi una mia curiosità: mai stato sincero in vita sua?

Strano modo di dire comunque l'ultima, pensai, e da che pulpito veniva la predica!

  • La sincerità è un dire ciò che si pensa: per puro amore di questa verità diresti ad uno storpio che è storpio? Ad un malato di cancro che sta per morire? A tua moglie che hai un'erezione se vedi un bel maschietto? - intervenne Andrea nuovamente in mia difesa-. No, perché un modello assoluto di sincerità non esiste e se davvero tutti fossero sinceri in ogni circostanza il mondo non esisterebbe più. La civiltà intera si è evoluta, non so se in bene o in male, più grazie alle menzogne che alla sincerità. Non puoi fare affidamento sulla sincerità in senso assoluto perché questo falso baluardo di virtù prima o poi vacilla e cade sotto i colpi della necessità o della debolezza, trascinando tutte le aspettative che la presuppongono. In verità è un elastico che si deforma per adattarsi alle convenienze del momento perché si è sinceri solo quando si pensa che ciò porti un vantaggio, per sé o per il prossimo. Non è detto che sia un male l'assenza di sincerità. La sincerità non è un sentimento che da solo si impone. E' solo una scelta che si propone. Un mero atto della volontà.

  • Mi fate paura. Per quello che dite e per quello che fate -il Comandante così rispose sbuffando lievemente e chiuse l’uscio appena fummo fuori dalla sua alcova. Erano le 12.00-.

 
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L'INCIPIT DI BACIAMI ANCORA

 

Nonostante la minaccia di un imminente temporale, alle sette del mattino i primi ambulanti, mestamente, collocavano le loro mercanzie lungo il Viale dei Fori Imperiali. Era Novembre e faceva freddo. Athor era giunto da poco a Roma a bordo del suo vecchio ma ben tenuto furgone westfalia rosso, allestito come un mini camper. Lo parcheggiò alla meno peggio nei pressi della Domus Aurea. Tentò di avviare la piccola stufa a gas, sfregandosi le mani, ma l'aggeggio stentò a partire. Provò ancora mentre intonava:

 

Nei cieli bigi vedo fumar dai mille comignoli

Parigi, e penso a quel poltrone di un vecchio

caminetto ingannatore,

che vive in ozio come un gran signore.

 

Proveniva da Sorrento. Le prime ore della notte le aveva trascorse guidando. In autostrada si era fermato un paio di volte presso gli autogrill a bere caffè per restare sveglio. Per esibirsi preferiva giungere sul posto con molto anticipo, così da avere il tempo per il disbrigo delle formalità e riposarsi prima di lavorare. Gli piaceva viaggiare di notte. A notte fonda, quando accedeva nei punti di ristoro delle stazioni di servizio più piccole, un po' stordito dalla musica e dalle vibrazioni della vettura, viveva come in un sogno l'atmosfera piatta che aleggiava nei bar quasi deserti dove i clienti consumavano piano, in silenzio, le loro bevande. Si sentiva come un personaggio del quadro di Edward Hopper più noto: Nighthawaks.

Restò nel camper circa una mezz'ora. Poi scese e raggiunse il Viale. - Qui potrebbe andare bene. - si disse strisciando il piede sulle basole per liberare la zona che aveva scelto dalle cicche.

La presenza del Colosseo garantiva un via vai sufficiente di turisti e la muraglia ad una trentina di metri dinanzi a sé avrebbe consentito un effetto acustico accettabile. Lo spazio era ampio abbastanza per farvi sostare chiunque avesse voluto farlo. Quel posto era proprio l'ideale per ciò che doveva fare Athor.

 

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