Creato da monigraf il 21/05/2012
Galleria virtuale dei percorsi creativi

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« L'INVENTASTORIE: alcuni...Esercizi di stile... e altro! »

Esercizi di stile

Post n°3 pubblicato il 21 Maggio 2012 da monigraf
 

Fra i tanti esercizi che si praticano all'interno dell'INVENTASTORIE ve ne é uno molto particolare. Si tratta di trasporre un testo dato in uno stile diverso, un po' come ha fatto Queneau nei suoi famosissimi ESERCIZI DI STILE. L'ultimo percorso, conclusosi a marzo, é stato seguito da sette persone di varie età, già introdotte alla pratica della scrittura. Esse, con mia grande soddisgìfazione, hanno voluto dare un ulteriore apporto creativo all'esercizio, realizzando dei testi sullo stile di specifici autori.

Nei post seguenti ne troverete alcuni. Sono messi in ordine casuale.

Il primo che vi presento é stato scritto da Enrica Maschio

Lo spunto: 

Deputati e senatori che hanno partecipato a una partita di beneficienza interamente spesati non hanno contribuito alla raccolta fondi per comprare tre carrozzelle per i bimbi disabili

 

1° versione

 

Eletto, dai banchi romani

attendi la morte

i tuoi occhi fissano tiepidi pendii

di colline vendute

ai trafficanti di buio.

Deputato ho pronunciato il tuo nome

come un falò di schede elettorali

sei nuvola e sangue. Anche questo è politica

Ti chiedemmo di giocare per noi

calci a un pallone

come dimenticare un vizio

vivere su spalle altrui

vale almeno un omaggio alla gente che vota.

Tre sedie per tre piccole luci

tre carrozzelle come acqua di glicine, profumo amico,

questo ti chiedo. E tu di rimando:

"Non una moneta non un aereo non un coperto

dovrò sopportare sul mio misero conto?"chiedi tremante come terra d'inverno

Di questo solo ti importa

l'avidità conficca le sue radici nella nera vigna della tua coscienza

il gorgo inghiotte muto la tua buona volontà

Iimparo a temere i tuoi sì

Ti rassicuro

Farò tutto quel che chiedi, anche imbottigliare senza luna

la vigna fa ilvino non il vignaiolo

Donerai, mi dico e mi illudo,

l'ombra nera sulla terra spaccata dei tuoi inganni

non basta al mio sguardo cane

per capirti, sei politica.

Donerai, mi dico e mi inganno, sai leggere

l'invito su carta a colori, era ieri che ti scrissi,

un invito al campo di calcio nell'inverno che brucia

per raccogliere fondi e speranza, al calare della sera,

una stagione fredda nera.

Dicesti sì, sono della partita, è cosa buona

bambini, carrrozzelle, disagio

ho da fare la mia parte, son deputato,

gente sono, gente tornerò.

Sapessi capire i silenzi della bestia che t'abita, politico,

più che le parole della tua lingua morta,

che il niente che nutre il mio sangue crede anche la sua lingua,

e invece no,

t'avrei salutato lì subito, sulla soglia della tua inconsistenza.

Ma la terra non ti ha inghiottito, sei venuto al campo, sere dopo, sotto una falce di luna

hai giocato per il bene dei piccoli, mi sono illuso nella brina di prima sera

t'ho chiesto il denaro, come pattuito

quale patto hai chiesto muto

come gelo di marzo che distrugge il raccolto

così s'abbatte il tuo vuoto sulla mia giovinezza,

senza avvisare, ladro di notte

nessuna ombra in fondo ai tuoi occhi, vuoti come una camera mortuaria

quando tutti sono andati, anche le anime.

Per le carrozzelle, sibilo già marcito dentro dal gelo di febbraio

della tua sfrontatezza.

"Rimborso" dici invece, le labbra mimano il vuoto della cassa toracica

ho giocato, la gente è venuta per me, ha pagato

per questo mi hai chiamato, ora la paga della sposa.

Era un errore averlo invitato, lo sapevo adesso

che il sole calava sulle mie mani lorde

dell'accordo con Roma.

Ti pago, politico, ti rimborso le spese, l'acqua il treno

sono anni che vivi a mie spese, non mi stupisci

mi stupisco di me

ti dò la paga perchè ho le ossa spezzate

il cuore senza alloggio che la terra gelata non vuole con sè

nemmeno lei,

ma non faccio più la guerra.,.

Tu non sai la pazzia delle Camere e dei Senati,

ma io conosco i tuoi nomi, deputato, o senatore

ho mani e memoria da contadino

Verranno altre elezioni e avranno i tuoi nomi

sarà come smettere un candidato

tu non sai gli elettori

quando decidono di cambiare partito

Una donna ci guardava votare

Adesso sei un cencio sulle colline.

La donna ci aspetta a cenare.

 

2° versione


Un giorno mia madre e la zia organizzarono una partita di beneficienza per raccogliere fondi. La cara mamma non vedeva l'ora di riversare sull'evento la sua proverbiale bontà e mio padre si limitava a scrollare le spalle, quando in quei giorni di fermento la incontrava nel corridoio. Lei lasciava trapelare, di fronte a quel gesto di apparente disappunto, una sorta di riconoscenza, come un bambino quando sente l'approvazione del genitore alla scostanza del quale ha preso l'abitudine, e sa addirittura cogliervi gemme d'affetto. Eppure, quel lieve cenno del suo corpo sarebbe rimasto nei miei ricordi come il segnale di un dolore imminente del quale non conoscevo ancora le cause ma che avebbe poco dopo soffocato la mia volontà, tanto da fiaccarmi le ossa, costringendomi a letto, preda dell'angoscia, quando poi mia madre si sarebbe macerata nei sensi di colpa per il danno procurato alla società, alla quale doveva pur rendere conto, diceva, e mio padre avrebbe assunto l'incedere del vincitore, di colui che lo aveva detto, mentre lei mormorava di continuo quanto fosse sconveniente quel che era accaduto e il peso della colpa le offuscava il bel volto. Pensai allora che se mia madre avesse dovuto preoccuparsi di me, si sarebbe distolta dal suo rammarico. Così aumentai le crisi di pianto, nella ferma convizione di aiutarla a ritrovare la serenità. Invece crebbe solo la sua irritazione nei miei confronti e così la mia angoscia di dovermi addormentare senza poterla baciare. Avevano dato una cena in giardino, alla quale avevano inviato i due più importanti medici della città. I due signori avevano lasciato intendere che la presenza di alcuni politici della capitale in città sarebbe stata utile alla raccolta di fondi per l'acquisto di alcune carrozzelle per bambini molto più che mille petizioni, e le signore che li ascoltavano s'erano subito interessate. Ricordo ancora, e in quel momento non sapevo che non l'avrei più dimenticato, associando quel sussulto alla catastrofe che ne sarebbe seguita, l'entusiasmo che arrossì le gote di mia madre quando propose ad un uditorio perplesso di organizzare una partita di calcio fra i politici della capitale e i giudici locali. L'idea aveva preso corpo nel corso della serata. Mia zia ricordava di aver conosciuto il fratello di un deputato che non le avebbe certo negato la cortesia di metterla in contatto con il fratello, se solo lei le avesse raccontato il fine di quel contatto, un uomo di una sensibilità unica, assicurava. Quando venne il gran giorno, osservai le occhiate che i calciatori politici si scambiavano con i calciatori giudici. Ancora non sapevo cosa può celarsi dietro individui senza scrupoli, se il destino offre loro un buon giro di carte. Tra i singhiozzi di mia madre, che avrei voluto stringere fra le mie braccia e consolare, se solo avessi avuto la forza di sopportare tutto il dolore che vedere in quelle condizioni la creatura che era la mia ragione di vita mi procurava, e che invece mi faceva gemere disperato in un angolo della mia camera, come se ogni ragione di vita fosse oramai perduta, fra i singhiozzi di mia madre interrogata da mio padre su quel che era accaduto per gettarla in un siffatto sconforto, riuscii a capire che doopo la partita si era recata dai politici a chiedere loro il denaro per l'acquisto delle carrozzelle, come immaginava che il fratello amico della prozia avesse pattuito con il deputato suo fratello e i suoi colleghi. Ebbene, costoro non solo non diedero alcun denaro per una causa che ritenevano di aver già sostenuto con la loro presenza, che a loro dire aveva attirato una discreta folla di spettatori dalla quale attingere il denaro utile alla causa che pure ritenevano tanto nobile, ma avevano anche preteso seduta tante il rimborso dei costi sostenuti fino ad ora, per raggiungere questa provincia, e anche per tornare indiero, rimborso che aveva praticamente esaurito il denaro fino a quel momento raccolto. Ma il suo disperato tormento era un altro: come dire ai due rispettabili dottori, che pure aveva visto amabilmente conversare con i politici calciatori dopo la partita, che l'intento non era stato raggiunto? Mi aspettavo che mio padre l'avrebbe investita di rimproveri, accusandola di leggerezza e svelandole di essere stata l'inconsapevole pedina di un gruppo di uomini senza scrupoli che pensava solo alla prossima campagna elettorale. Invece lui si offrì di comprare le carrozzelle, purchè ella smettesse di tormentarsi tanto. Oh, a quale esplosione di gioia assistetti e come il mio animo s'era improvvisamente placato, laddove si aspettava di dover sopportare l'angoscia di veder spezzato il cuore di mia madre e con esso il mio.

 

3° versione

A Piazza san Silvestro ti potevi dimenticare che a pochi passi c'era tutto quel potere. Ci passava il 64 e Via del Tritone sembrava un rione popolare deglia anni '50. Ma quella stradina che portava su agli uffici della Camera trasudava corruzione: era come se, a ogni passo, perfino i mattoni ti offrissero oro, oro  in cambio del tuo silenzio, disse un'ombra, e non ero neanche entrato a palazzo.

  • - Sarà stata una buona idea? disse Jack che aveva visto l'ombra, l'oro e anche altro che per fortuna io non riuscivo a distinguere in quella strada di doppiopetti e camicie bianche e blu.

 Aveva finito di buttar giù un enorme pezzo di pizza e fichi, eravamo stati a Trastevere da Frontoni, non s'era voluto sedere.

  • - E' per una buona causa, risposi, ma non ne ero convinto come dieci minuti fa. Questo deputato mi aveva dato appuntamento nel suo ufficio. Gli avevo accennato per telefono dell'iniziativa: avrebbe dovuto coinvolgere qualche suo collega in una partita di beneficienza. Con il ricavato ci avremmo comprato tre carrozzelle da bambino. Allora il nostro ospedale se la passava piuttosto male e i nostri pazienti non erano da meno. Io stavo finendo il praticantato in chirurgia, mi mancava meno di un anno e m'ero affezionato a pediatria. Forse per via di Lisa, un'infermiera che mi ricordava i pomeriggi di casa mia, quando il vento stacca le prime foglie rosse dagli aceri e sembra carnevale e invece è solo finito l'autunno: uno spettacolo, ma uno sa che inizia l'inverno. Così il suo sorriso mi faceva quell'effetto: meraviglioso come il presagio di una catastrofe, una tromba d'aria all'orizzonte: monumentale, ma ti metteresti a correre.

Per farla breve: un chirurgo del mio reparto conosceva un deputato che conosceva un senatore e bla bla bla bla, insomma, una catena che portava da me alle carrozzelle in quattro mosse.

  • - L'idea della partita di calcio è stata tua, perchè il deputato ti vuole incontrare? mi chiese David, di geriatria, che aveva voluto accompagnarmi a Roma.
  • - Non lo so, ha fatto il misterioso.

Il deputato ci aspettava sulla porta d'ingresso. Ci condusse al piano e poi si tirò la porta dietro. Sentii freddo, come se qualcuno avesse messo in funzione una cella frigorifera. Guardai Jack, che era rimasto alle spalle del politico a guardare una stampa del Colosseo, e mi sembrò che facesse il verso di emettere il fumetto dalla bocca, per verificare se quel gelo che sentiva era vero o una delle sue solite allucinazioni. Vidi il fumetto d'aria chiara uscire dalle sue labbra e anche lui lo vide, quindi niente allucinazione: peccato.

  • - Ti ho fatto venire, Jack, posso darti del tu, aveva attaccato il deputato, ignorando completamente Jack, perchè la partita è un'ottima idea e ho già messo su una squadretta niente male per martedì. Il fatto è Jack che mi hanno chiesto un favore, questi qua dell'organizzazione (ma chi: non ero io che la stavo organizzando, la partita?): mi hanno chiesto di giocare a Catania, contro gli amministratori locali e pure qualche giudice, ci sarà. Che te ne sembra?

Vidi David che spalancava gli occhi ma non verso il deputato, alle sue spalle. Mi mimò una specie di coda che usciva dal politico.

  • - Se crede. Adesso dobbiamo proprio andare, dissi il più calmo possibile. David era cianotico, come se stesse combattendo con un mostro a tentacoli che non riuscivo a vedere. Il tutto alle spalle del deputato che non si accorgeva di niente, credo, dato che stava chino su di me a bisbigliare i suoi progetti.
  • - Bene. Ovviamente, tutte le spese sono a carico vostro, disse voltandosi, e Jack venne lasciato in pace dal tentacolo invisibile con cui aveva combattuto silenzioso fino ad allora.

Non vedevo l'ora di uscire da là dentro. Mi avevano messo in mezzo a qualche giochetto politico, chiaro, ma non sapevano con chi avevano a che fare.

- Cosa ti è successo , Jack? gridai quasi quando fummo in mezzo alla strada. Un tassista ci urlò contro, ero sceso dal marciapiede.

Jack scostò appena il bavero dell'impermeabile, disse che sentiva un bruciore. Buttai l'occhio, e non non riuscii più a smettere di guardare: una strisciata violacea, come un solco di fuoco gli segnava il collo. Lui pure rimase impressionato: si guardò il petto, da dentro il collo del maglione: la bruciatura proseguiva giù fino alla vita.

In chi ci siamo imbattuti David? Ero paralizzato dalla rabbia e dal terrore. Ce l'aveo portato io il mio amico di geriatria, a Roma. Lui era pallido.

Telefono. Era l'amico di chirurgia quello che aveva l'amico deputato che aveva l'amico ecc.:

- Com'è andata, vecchi? disse, un'ottava sopra.

  • - Ficcatelo su per il naso il tuo amico, Rob, io con quello non ci faccio neanche colazione.

Attaccai prima di sentire che aveva da dire.

David s'era seduto da una parte, sul bordo di una fontanella dalle parti del quartiere Coppedè (ma quanto avevamo camminato?) , aveva bevuto una sorsata e già la lama di fuoco stemperava i suoi rossi.

- Uno dei mostri di Fog, il regno dei sette bassi, disse lui, non c'è dubbio. Saranno tutti così al Palazzo.

Qualcosa mi diceva che c'era anche di peggio. Ma intanto noi c'eravamo tirati indietro. In tempo.

- Acqua benedetta, disse David, oramai ristorato. Torniamocene a casa. La stazione era vicina.

Giorni dopo lessi sul giornale che certi deputati s'erano rifiutati di versare denaro per comperare tre carrozzelle per bambini disabili pur essendo stati invitati apposta a giocare a calcio per fare beneficienza. Rob aveva il muso lungo e Jack era decisamente guarito.

- Quella seppiona, mi disse qualche giorno dopo, mentre portava un vecchietto del reparto a fare una tac, quella seppiona del politico, non ti devi preoccupare: quando toccano un umano muoiono quasi subito. Rideva, come stesse raccontando una scena di un film.

Come faceva a sapere certe cose, il buon vecchio Jack?

Un giorno me lo sarei fatto raccontare.

 

 

 

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963