LA LEGGE DEL NON

Oltrepassare


Quando dormivo, che stavo sul centrifugo, distinguevo soggettività da oggettività, non ero in grado di capire l’infinito perchè non ero in una situazione psicofisiologica tale da permettermi l’oltrepassazione (oltrepassazione? Travalico!) del punto infinito di me stesso.Da quando ho oltrepassato il punto infinito di separazione di me stesso, che è essermi svegliato di centripeticità, l’infinito lo vivo costantemente.Oltrepassare il punto infinito di se stessi non vuol dire dovere vederla come me e come chi già ha oltrepassato il punto infinito di separazione di se stesso. Significa avere la possibilità di vederla come me o di vederla all’inverso ma, a differenza dell’ottica centrifuga, non ci si scompone per un parere inverso al proprio. Nell’ottica finita è facile che chi la vede ad un modo dia vita ad una incomprensione (scritta o anche immaginata e basta, che è una sensazione personale vissuta) con qualcosa di opposto al suo credo. Nell’ottica infinita invece la differente veduta argomentativa è stimolo di riflessione perchè come io adesso la vedo ad un modo ho la possibilità di vederla all’inverso in un successivo momento. La verità è la verità. Il fiore è il fiore. La verità che ora affermo essere bella domani potrei affermare che è brutta perchè una condizione psicofisiologica potrebbe indurre in me una inversione che mi faccia convenienza nel vederla all’inverso. Il fiore che oggi è bello perchè sto bene, domani può essere brutto perchè ho mal di pancia.